Cina 1999 : una squadra di poliziotti indaga su uno strano omicidio dopo aver ritrovato parti anatomiche della vittima in varie cave di carbone. Dopo uno scontro a fuoco in cui muoiono gran parte dei suoi colleghi il capo di quella squadra rimane gravemente ferito e lo ritroviamo cinque anni dopo, nel 2004, ubriaco ai lati di una strada con un uomo che invece di soccorrerlo non fa altro che portargli via il motorino.
Ora fa la guardia privata e quando si ripresentano degli omicidi perpetrati con lo stesso modus operandi del 1999, assieme a ciò che è rimasto della vecchia squadra cerca di indagare.
Le indagini portano a una lavanderia e lui si innamora subito della donna che ci lavora...
Questo film a prima vista è strano come il titolo che ha in dote che può sembrare la solita traduzione a casaccio del malvagio titolista italiano e invece pare proprio di no.
Certo , il cinese non è la mia prima lingua e le informazioni che ho sono di seconda mano ma pare stavolta che la traduzione sia letterale e a visione avvenuta si ricollega a quello che si vede nel film ,soprattutto in un finale che lascia , come dire....basiti?
L'inizio è da thriller che più thriller non si può: siamo nel campo d'azione del cinema orientale, cinese in questo caso ( che non è proprio tra i miei preferiti nonostante mi piaccia molto la cinematografia che venga da quello spicchio di mondo) e la memoria non può far altro che correre in direzione di uno dei capolavori di Bong Joon Ho, quel Memories of murder che dovrebbe essere inciso col fuoco nella memoria di ogni cinefilo che si rispetti.
Delitti efferati, ambientazione che non è la solita ambientazione metropolitana a cui ci ha abituato tanto cinema cinese, ci troviamo in effetti in una sfigatissima provincia settentrionale piena di neve e ghiaccio, col freddo che sembra entrarti fin dentro le ossa anche se stai guardando il film stravaccato fin dentro la poltrona in una tranquilla, afosa, serata estiva, una coppia di poliziotti , anzi qui sono di più, molto sui generis, diciamo che ha poco in comune con la classica coppia di poliziotti da cinema americano.
Dopo un inizio da thriller c'è un lento ma inesorabile scivolamento verso le dinamiche del noir , genere americano fino al midollo anche se dotato di nome francese, dato l'accumularsi di elementi e di archetipi tipici del genere, a partire da quella femme fatale che qui viene intrisa di sottile ambiguità.
E' una figura talmente sfumata, bifronte ma non solo, che a visione avvenuta quasi ancora devi decidere se è una vittima o il carnefice in un film che riesce a declinare un genere americano come pochi in una maniera squisitamente personale, ricca di digressioni e di citazioni di cinema altro in una progressione che non fa mai diminuire l'interesse dello spettatore pur in presenza di numerose deviazioni e notazioni a margine.
C'è un lavoro minuzioso sul cromatismo, sui contrasti, si parte dal basilare scontro tra il nero del carbone e il candido del ghiaccio suggerito dal titolo internazionale ( Black Coal , Thin Ice) per poi arrivare quasi ai colori saturi di un melodramma fiammeggiante alla Sirk ( si veda la scena in cui muoiono i poliziotti all'inizio del film con colori talmente carichi che sembrano irreali).
Ecco, se molti interni hanno perlomeno un cromatismo curiosamente caldo e coinvolgente, gli esterni hanno un effetto volutamente contrario con quel ghiaccio che tutto circonda e che tutto ingloba.
Yinan Diao manipola personaggi e generi con grande maestria portando il gioco sempre nel campo da lui voluto e giocando a rimpiattino con uno spettatore che per quasi tutto il film non sa dove la vicenda vada a parare in un continuo gioco al rialzo.
Prima ho parlato di Bong Joon Ho e di Sirk ma potrei indicare anche il cinema di Fassbinder perché pur se racchiuso in un involucro noir Fuochi d'artificio in pieno giorno si rivela essere a suo modo una disperata storia d'amore in cui i personaggi si muovono secondo dinamiche viste nel cinema del grande regista tedesco , ma potrei anche citare il cinema dei Coen in virtù di quel continuo gioco al rialzo, di quel continuo caos emotivo che caratterizza i protagonisti.
La vittoria dell'Orso d'Oro in quel di Berlino ha messo giustamente i riflettori su un film molto particolare, transgenere che probabilmente in assenza di una vetrina così prestigiosa, ci sarebbe sfuggito come succede purtroppo a tanti titoli meritevoli di migliore fortuna.
Berlino negli anni ci ha abituato a vittorie ottenute da film assolutamente non scontati .
Lunga vita al Festival del Cinema di Berlino.
PERCHE' SI : regia eccellente e anche due protagonisti azzeccati che mostrano ottima alchimia tra di loro, ambientazione inconsuete, cromatismo peculiare, finale che lascia basiti.
PERCHE' NO : è un film spiazzante, che si prende i suoi tempi e che non si rivela adatto al classico spettatore che vuole tutto e subito.
LA SEQUENZA : la sparatoria che vede coinvolti i poliziotti e due presunti assassini all'inizio del film.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Il cinema cinese è quello che digerisco di meno in campo orientale.
Chissà se non avesse vinto Berlino che fine avrebbe fatto questa piccola perla.
E chissà quante altre perle sono sepolte chissà dove .
Il nome di Yinan Diao è già appuntato.
( VOTO : 8 / 10 )