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FUORI CAMPO: intervista a Isabella Mazzanti

Creato il 22 aprile 2013 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

FUORI CAMPO - Rubrica dedicata all’illustrazione e al fumetto

Isabella Mazzanti è nata a Velletri nel 1982. Dopo gli studi di psicologia, una laurea in Archeologia e Storia dell’Arte dell’Estremo Oriente e la formazione all’Accademia di Belle Arti di Macerata, lavora come illustratrice freelance.
http://isabancewicz.blogspot.it/

FUORI CAMPO: intervista a Isabella Mazzanti
Da dove vieni, dove sei e dove vai?
Vengo da due luoghi diversi: sono nata e cresciuta fra le colline e i boschi dei Castelli Romani, anche se le mie origini sono (almeno per metà) polacche. A volte è una sofferenza perché mi sembra che ci siano luoghi che ho vissuto e conosciuto troppo poco. Dopo aver vissuto un anno in Estremo Oriente, sono tornata vicino al mio paese di origine. Dove vado? Non saprei dirlo,  sono sempre in movimento. Ma se mi allontano è per tornare.

Come hai iniziato a disegnare e come ti sei avvicinata al mondo dell’illustrazione?
Fin da bambina ho sempre avuto problemi di vista ed ero obbligata a portare occhiali pesanti, con le classiche lenti “a fondo di bottiglia”. Quegli occhiali erano per me una specie di strumento magico: mi permettevano di vedere il mondo e di essere, però, da lui inesorabilmente disgiunta.  Penso che sia da quando ho messo gli occhiali che ho iniziato a disegnare; come per assecondare l’esigenza di “fermare” il tempo e “catturare” le immagini che altrimenti sarebbero scivolate via, appena tolti gli occhiali. Ho deciso che il disegno sarebbe stato la mia professione solo a 27 anni. Ci sono voluti due anni di Psicologia Cognitiva (Teorie e Sistemi di Intelligenza Artificiale, che scelsi perché adoravo lo sci-fi e i cyborg, soprattutto disegnarli) e cinque di Studi Orientali, terminati con una laurea specialistica in Archeologia e Storia dell’Arte dell’Estremo Oriente. Non sapevo che sarei stata un’illustratrice: infatti ho iniziato con il fumetto,  il mezzo che conoscevo meglio. Poi pian piano, soprattutto grazie agli studi successivi, ho iniziato a esplorare l’illustrazione e me ne sono innamorata.

Qual è il tuo metodo di lavoro e come affronti un nuovo progetto?
Il mio metodo di lavoro lo sto ancora costruendo, penso sia qualcosa che cresce ogni giorno con me. Ho ancora bisogno di sperimentare: mi occorre tempo per entrare in una storia e trovare il modo di farla mia. Solitamente inizio scrivendo, prendendo appunti, vedendo (e invidiando) altri autori. Poi mi concentro su di me: inizio con i bozzetti, le prove tecniche, il fare e rifare tutto daccapo fino a quando non trovo quell’immagine “Archetipo” su cui posso costruire tutto l’immaginario.

FUORI CAMPO: intervista a Isabella Mazzanti
Ci sono artisti che hanno influenzato il tuo percorso di crescita?
Sono moltissime le cose che mi influenzano e continuano a farlo ogni giorno. Sto riscoprendo gli illustratori del XIX secolo, da molti considerato “l’epoca d’oro” dell’illustrazione. Amo in particolare l’opera di Kay Nielsen, Hermann Vogel, John Bauer, Aubrey Beardsley, Carl Larsson, Ivan Bilibin. Colleziono libri e albi illustrati, il mio nutrimento. Chi mi conosce sa che non me ne separo mai e sono stata capace di portare due valigie di libri nel mio ultimo soggiorno di tre mesi in Danimarca. Ma sono onnivora: non sono affamata solo di immagini. Adoro osservare tutto: i palazzi, gli insetti, gli oggetti, specialmente quelli vecchi nei negozi d’antiquariato, che oggi non si sa bene a cosa servano.  E gli animali, naturalmente, soprattutto i gatti. Credo di avere un caotico cabinet de curiosités interiore, qui sul mio Pinterest potete vederne una parte: http://pinterest.com/isabancewicz/.

C’è una casa editrice, italiana o straniera, di cui apprezzi particolarmente il lavoro?
Amo moltissimo il lavoro degli spagnoli Barbara Fiore Editora,  A Buen Paso, Livros De Zorro Rojo e Kalandraka. In Francia seguo diversi editori con molto interesse: Rue Du Monde, Le Rouergue, Thierry-Magnier, la Collection Metamorphose di Barbara Canepa (edition Soleil), Gulfstream Editeur, Milan Editeur. In Italia stimo moltissimo il lavoro di Topipittori, orecchio acerbo, OQO, Zoo Libri, EL Edizioni e seguo sempre con grande piacere le loro proposte editoriali.

FUORI CAMPO: intervista a Isabella Mazzanti
Il mercato dell’illustrazione parla italiano? Quali sono oggi le opportunità per un giovane illustratore?
Il mercato italiano, specialmente quando si parla di arte, è estremamente vivace. Tanti editori coraggiosi e illustratori veramente bravi, delle eccellenze. A mancare, mi sembra, è un’adeguata cultura del libro, di quello illustrato in particolare: sono ancora pochi i lettori abituali e consapevoli. In Francia sono rimasta sorpresa dalla quantità e qualità delle librerie, il numero di festival e saloni del libro, l’attenzione che viene data, anche a partire dalla scuola, al libro (non solo come strumento didattico). Ma ciò che in Italia incide negativamente è la costante svalutazione del mestiere, ancora lontano dall’essere considerato tale, anche fra gli addetti ai lavori. Le opportunità ci sono, ma come accade in molti altri settori, bisogna sapersi reinventare, avere il desiderio di scoprire (o ri-scoprire) e guardarsi intorno. E soprattutto non accettare compromessi (lavorare gratis) in nome di una presunta notorietà, che inesorabilmente non portano da nessuna parte.

Puoi consigliarci un libro?
Certo, se posso, ne consiglio addirittura tre. Parto da un classico: L’Opera di Emile Zola. Poi un libro illustrato: Soie (Seta) scritto da Alessandro Baricco e illustrato da Rebecca Deutremer (che ho in francese, edito da Tishina). Infine un fumetto: Chère Patagonie di Jorge Gonzalez. Un capolavoro.

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