“Qui tra vent’anni saranno tutti morti”. Questa la frase che il pentito Carmine Schiavone ha pronunciato davanti alla Commissione sulle Ecomafie nel lontano 1997. Sono passati 16 anni e solo qualche giorno fa il Parlamento ha deciso di desecretare i verbali con le dichiarazioni del pentito del clan dei casalesi. Sedici anni di omertà da parte delle istituzioni, durante i quali nella Terra dei Fuochi si moriva di tumore come in nessun’altra parte d’Italia. Sedici anni e più in cui il territorio campano è stato depredato da parte degli interessi camorristici in combutta con quelli industriali del Nord Italia che con il beneplacito delle autorità pubbliche riuscivano a smaltire rifiuti e fanghi industriali, rifiuti altamente pericolosi e anche nucleari, in maniera del tutto illegale risparmiando e garantendosi così un ampio margine di profitto, senza alcuna attenzione per la salute del territorio e di chi lo abita. Oggi una tra le più alte incidenze tumorali d’Italia sono l’unica eredità lasciata da chi dopo aver distrutto un territorio a vocazione agricola ha preso il bottino ed è scappato, senza mai dover pagare le conseguenze di tutto ciò.
Fortunatamente la popolazione campana non è rimasta in silenzio di fronte a tutto questo. Tutti ricordiamo la lotta di Terzigno contro l’apertura della nuova discarica, gli scontri e la criminalizzazione di quel movimento da parte di media e istituzioni così come la battaglia dei cittadini di Chiaiano e la nascita di tanti e tanti comitati contro i roghi, le discariche abusive (ma anche quelle legali) e gli inceneritori.
Nell’ultimo periodo, però, qualcosa è cambiato. La mobilitazione è aumentata e solo negli ultimi due mesi decine sono stati i presidi e i cortei contro la devastazione ambientale e contro quello che ormai tutti chiamano biocidio, ovvero il sistematico avvelenamento del territorio e di chi lo abita a vantaggio degli interessi e dei profitti di pochi.
Un movimento che il 16 novembre si è dato appuntamento in piazza a Napoli per rivendicare obiettivi precisi. La fine dei roghi e degli sversamenti dei rifiuti tossici, lo stop a qualsiasi forma di combustione dei rifiuti (inceneritori ma anche impianti a biogas) ed un si alle bonifiche, ma solo sotto il controllo popolare delle comunità. In una parola stop al biocidio, slogan che ormai tutti riconoscono come caratterizzante la manifestazione. Il nodo delle bonifiche, comunque, è forse uno dei più importanti visto che i comitati sanno già che l’attenzione di alcuni media (gli stessi che non tardano a definire terroristi i no tav o che in passato etichettavano come camorristi i giovani che si battevano contro le discariche) e da parte del mondo politico (spesso da esponenti che provengono proprio dal pd e dal pdl, complici della distruzione ambientale) è solo il frutto dell’enorme interesse che molti hanno rispetto alle bonifiche stesse che rischiano di essere nuova terra di conquista per coloro che fino ad oggi hanno inquinato quei territori.
Alla manifestazione, che secondo gli organizzatori sarà un vero e proprio fiume in piena (www.fiumeinpiena.it, #fiumeinpiena), si attendono migliaia di persone da tutta la Campania ma non solo. Una data importante quella del 16 novembre visto che anche in Val Susa ancora una volta il movimento No Tav scenderà per le strade di Susa per chiedere che venga posto fine allo sperpero di denaro pubblico per un’opera inutile come la Tav e la fine della militarizzazione della Valle e della repressione contro il movimento.
Due movimenti reali che nella stessa giornata metteranno in discussione un sistema economico che negli ultimi anni ha visto nello sfruttamento dei territori la nuova frontiera dell’interesse privato. Due movimenti che chiedono non solo il rispetto delle decisioni delle comunità che quei territori li abitano e della loro salute, ma anche che i soldi pubblici vengano destinati a scuole, ospedali, ricostruzione di città come l’Aquila (queste alcune delle rivendicazioni dei no tav) o alle bonifiche e quindi al risanamento ambientale delle zone devastate da mafie, imprenditoria e istituzioni complici.
Per questo pensiamo che sia importante esserci e fare in modo che quelle due manifestazione si parlino e si riconoscano.
In particolare nel Lazio molte realtà si stanno organizzando per scendere a Napoli sabato prossimo. Tra queste anche alcune delle realtà del network Communia, come Communia Roma, OPS Castelli Romani, AteneinRivolta. La situazione ambientale di Roma e provincia è infatti disastrosa. Solo per citare alcuni esempi basta guardare Malagrotta e poi la Valle del Sacco, due tra le zone più inquinate del Lazio e d’Italia. Lo dimostrano le tantissime persone che nell’ultimo mese hanno avuto dei malori per il solo fatto di vivere nelle vicinanze della discarica di Roncigliano (Albano Laziale), dove da quando arrivano anche i rifiuti da Roma, i miasmi sono diventati insopportabili.
Sono proprio queste stesse realtà che insieme ad altre stanno iniziando a discutere di una campagna che ricalchi quella per dire no al biocidio. Una campagna che possa coagulare le tante realtà che nel Lazio si battono contro discariche, inceneritori, centrali a biomasse, cementificazione selvaggia e speculazione. Una campagna che non vuole essere l’ennesimo coordinamento e/o struttura, ma una vera e propria coalizione sociale che riunisca la miriade di comitati sparsi (e a volte purtroppo isolati) sul territorio laziale attorno a tematiche ed obiettivi molto semplici: diritto alla salute, rispetto dei diritti democratici delle comunità contro ogni forma di commissariamento, stop all’uso di soldi pubblici per devastare l’ambiente.
Per tutto questo il 16 novembre andremo a Napoli anche da Roma e provincia. E oltre a quelle del Lazio, anche altre realtà di Communia network arriveranno a Napoli, da Salerno, Casoria, Bari (mentre le realtà dal centro nord saranno presenti alla manifestazione in Val Susa). Saremo li non solo per portare la nostra solidarietà a chi lotta in Campania ma per costruire anche nel Lazio quella mobilitazione necessaria affinché finalmente i profitti vengano definitivamente cacciati dai nostri territori.
FUORI I PROFITTI DAI NOSTRI TERRITORI
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