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FUORI NEVICANO ROSE GIALLE- recensione

Creato il 06 ottobre 2013 da Viadellebelledonne

galetto-sambiase

RACCONTI di FEDERICA GALETTO e SIMONETTA SAMBIASE

e-book


FUORI NEVICANO ROSE GIALLE

Eccomi qui a recensire un libro contenente 6 racconti complessivi, suddivisi tra le due autrici- Federica Galetto e Simonetta Sambiase- ognuna delle quali ha composto singolarmente 3 racconti
Inizialmente avendo notato la pubblicizzazione di questo e.book all’atto immediato della prima uscita, avevo intuito erroneamente che si trattasse di un’opera a quattro mani, come se le due autrici si fossero accinte all’improbo compito di scrivere all’unisono, forse facilitate da una profonda conoscenza e unione di capacità organizzative sul piano della scrittura, ma subito, all’atto della lettura,ho compreso che non era questa la genesi, anche se si può notare una sorta di linea comune, denotata dall’avere assunto a protagoniste incontrastate di tutti e 6 i racconti figure femminili che in alcuni dei racconti assurgono anche a eroine di vite confuse o del tutto desolate, anche se in molti casi si tratta di esistenze portate avanti con una testardaggine di tipo nervoso.razionale per una sorta di mantenimento della propria dignità essenziale.
Dovendo io fare una recensione di un’opera di questo tipo, complessiva e nel contempo distinta, dico subito che, non essendo certo una critica “istituzionale”- e neppure ufficiosa – mi sono presa la libertà di tracciare , a partire proprio dalla possibile linea rossa della medesima figura femminile individuabile come protagonista di ognuno dei 6 racconti un pensiero riassuntivo di come la pongano e la sviluppino le due autrici, in questo modo penso che potrò dare almeno un’idea della diversità , del differenziato loro vedere forse,a partire proprio da una stessa tematica.

FEDERICA GALETTO
autrice dei racconti
LA LETTERA TREMULA
IL PATTINATORE DEL SUND
IL FARO DI LONCARNAU

Dopo la lettura di questi racconti mi verrebbe da definire concisamente Federica Galetto ( oltretutto l’autrice è un’appassionata conoscitrice di letteratura e lingua anglosassone) come una scrittrice del Nord, intendendo Il NORD in senso ampio come un concetto che riprende metaforicamente simbolicamente le caratteristiche geografiche meterologiche attribuite comunemente e realisticamente alle terre del nord.cioè vale a dire paesaggi avvolti da brume ,gelati da venti freddi, con acque di mare o oceani che sempre sono in movimento perenne e pronti a immediati stravolgimenti incrudelenti il tutto nell’indifferenza – della natura dominante,assoluta, che pare influire in modo determinante – e anche questo inevitabilmente- sul carattere medesimo dei suoi abitanti, e sulle protagoniste, quasi la natura facesse tutt’uno con il destino sempre in agguato.
Ed ecco allora Gwyneth che, chiusa in una torre- monastero sulle alture delle hightlands scozzesi, dopo essere stata allontantanata dalla famiglia per essersi innamorata di un uomo non accettato dal padre per motivi di interessi clanici, lotta con la sua disperazione-e con il suo furore trattenuto- per completare un arazzo ordinatole dalla crudele monaca Ruth , dimostrando una determinazione e una terribile caparbietà per non essere sommersa dal dolore e potere accorrere dal fratello morente.
Nel secondo racconto compare una donna ritratta in una sorta di sopravvivenza rigidamente portata avanti entro altrettanti rigidi paletti- rigidità monotona pronta però a esplodere a un minimo sonmmovimento situazionale perchè prima o poi le vere esigenze diventano insopprimibili in particolare nel campo dei sentimenti- e anche qui il tutto avviene a partire da una ambientazione aspra e brulla, nell’aria tagliente del vento del nord, in un lontano fiordo artico, e qui viene molto bene dettagliata quella che la stessa autrice definisce come un’unione scarna e che trova la sua estrema incardinatura in un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, e ovunque la nota dominante è una forte tensione – ghiacciata e rabbrividente-che pervade ogni minima azione anche la più insignificante,nonostante la epifania di un incontro dalle tonalità stupefacenti e delicate.
Anche nel terzo racconto troviamo una ambientazione senza sbavature di alcun tipo:in una landa a picco sul mare in una brughiera attorniata da un mare eternamente gorgogliante e soffusa da luci fioche -che non possono non determinare un’atmosfera di pressante mistero- vive sola dopo la morte del padre la terza protagonista femminile che proprio alla vigilia di natale conoscerà la vera dura ragione di vecchi rapporti familiari che sottostavano a una certa crudeltà persistente e mai ben spiegata che era stata sempre presente – subliminalmente ma non solo- nella sua vita fin dall’inizio( e la particolarissima atmosfera della vigilia di natale accompagnerà passo per passo un finale che definirei “abissale”


SIMONETTA SAMBIASE

autrice dei racconti
LE MANGROVIE
LA CATENA
LE CHIAVI

Anche nei racconti dell’autrice Simonetta Sambiase la figura protagonista assoluta è quella femminile, ma delineata in modo differente, nel suo caso abbiamo a che fare innanzitutto con ambientazioni più cittadine o almeno modernamente intese , dove si evidenziano differenti casi e peripezie varie accomunabili però sotto lo stigma di vite di esseri fragili- quasi friabili- che certo non possono essere considerati individui decisionisti o volitivi trattandosi invece di donne perse in vite confuse , in caos di rapporti perdenti , donne che anche quando cercano di fare una qualche azione di una qualche importanza lo fanno con modalità maldestre , forse perfino fraudolente, il tutto con sullo sfondo un che di irrisolto che pervade le loro personalità a tal punto che io mi prendo la libertà di definirle ( forse esageratamente, ma a me viene da dire così) “donne sgarrupate”, e questo anche per il loro accentuato rifarsi-e anche questo assai confusamente, a scongiuri o formule taumaturgiche ,volendo ricorrere a una fantomatica fortuna per desiderio di risarcimento di vite da rappezzare non si sa come.
Nel primo racconto una donna si trova senza troppa convinzione a raggiungere in vacanza in un resort il marito – capostruttura di una qualche impegnativa attività all’estero-e qui rischia di annegare, è convinta di stare per esserlo e l’ultima sua azione cosciente è ripetere come un mantra il nucleo centrale di una poesia là dove si afferma “dove tu amore sei io amata sono”che lei fin da prima di partire considerava il suo oracolo svelato, all’interno di un rapporto sfilacciato fatto unicamente di “soliloqui matrimoniali” e di inesaudite richieste scaramantiche per ottenere magicamente una benevolenza della fortuna.
Nel racconto intitolato La catena viene seguita in una routinaria giornata lavorativa in fabbrica ( bande magnetiche di riconoscimento, ore a svitare e avvitare pezzi di acciaio, una pausa ristretta per fumare e leggere i messaggini telefonici), la donna protagonista che conduce una vita pallida, che ricerca aspirazioni salvavita ma si riduce a fare scongiuri a mandare maledizioni -anch’esse pallide sia pure espresse con linguaggio volgare- che svela il suo sincero rovello interiore quando rimanda al mittente con disprezzo un messaggino di quelli fatti in serie, un falso augurio di sanvalentino prodotto magari attraverso una messaggeria reiterata automatizzata, una modernizzazzione della emblematica catena di sant’antonio, già comparsa in altre dure circostanze a sostegno morale.
E nel finale Le chiavi una donna che si sente anticonvenzionale in un mondo ostile e tira avanti con una figlia, frutto di un amore inaspettato e fuori da ogni regola standardizzata con il magnetico Igor ( l’unico essere che lei abbia mai conosciuto che sapeva volare, sia pure con ali invisibili, l’unico che sapeva vedere” in inverno nevicare rose gialle ” – da qui deriva l’indovinato titolo dell’e-book )tenta una specie di sortita raffazzonata per riprendere delle carti compromettenti da un bunker, un ufficio blindato dell’avvocato che la vuole licenziare, azione dimostrativa e simbolica che avrebbe senz’altro dimostrato che ce la faceva a contare solo su se stessa, ma che avrà un differente proseguio anche se non esattamente un esito fallimentare.

Come spero si riesca a percepire da queste mie riassuntive note, queste sei storie si sviluppano a partire da trame degne di interesse e che riescono a presentare un ampio ventaglio di situazioni e di approcci diversificati a vite particolari ma così ben rappresentate che possono destare coinvolgimento e addirittura immedesimazione in qualsiasi fascia di lettore, proprio per questo nel mio parere – personale è ovvio, ma spassionato e anche critico nel senso di assoluta non piaggeria- prevale un giudizio complessivo di apprezzamento per questa pubblicazione a due, lasciando però io ( e non potrei d’altro lato fare diversamente dovendo io dare un giudizio sull’insieme del libro) piena autonomia al lettore che si accingerà a privilegiare una o l’altra autrice , una o l’altra storia- e anche l’uno o l’altro stile- come è perfino pleonastico che io aggiunga.
Buona lettura, ce n’è ampia opportunità : è questo il mio augurio!

VILLA DOMINICA BALBINOT



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