La foto che sta facendo il giro del mondo e che mostra lo staff del presidente degli Stati Uniti mentre assiste in diretta all'assalto al rifugio di Osam Bin Laden, con Hillary a trattenere il fiato e Obama seduto in disparte con l'espressione concentrata, mi ha ricordato un film di tanti anni fa, oggi dimenticato eppure bellissimo, La morte in diretta di Bertrand Tavernier, in cui si vedeva un giornalista (Harvey Keitel) filmare gli ultimi giorni di vita di una malata terminale (Romy Schneider), grazie a una telecamera impiantata nel cervello che trasmetteva a uno studio televisivo le immagini filtrate dai suoi occhi. Quasi trent'anni dopo ci siamo arrivati, per quanto le immagini trasmesse dai navy seals in Pachistan fossero montate sui loro elmetti e non nel loro cervello. Quello che soprattutto mi ha colpito in questa vicenda caratterizzata da una visibilità assoluta e al tempo stesso celata (ce lo faranno mai vedere il filmato dell'assalto? e il vero volto di Bin Laden morto?), è qualcosa che si riflette negli occhi di chi guarda, l'effetto del fuori campo su una foto storica che mostra il potere da una posizione mai così ravvicinata. Quello che Obama e i suoi uomini stanno guardando è la vita in diretta, ma come nel film di Tavernier sui loro volti si vede solo l'effetto della morte sulla vita, un'oscenità che per noi esclusi dalla stanza rimane tale (in quanto letteralmente "fuori scena") e che per loro, i potenti, diventa uno spettacolo interattivo di cui decidere l'esito finale. E' proprio vero, allora, caro vecchio Hitchcock: il potere sta nello sguardo.
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La foto che sta facendo il giro del mondo e che mostra lo staff del presidente degli Stati Uniti mentre assiste in diretta all'assalto al rifugio di Osam Bin Laden, con Hillary a trattenere il fiato e Obama seduto in disparte con l'espressione concentrata, mi ha ricordato un film di tanti anni fa, oggi dimenticato eppure bellissimo, La morte in diretta di Bertrand Tavernier, in cui si vedeva un giornalista (Harvey Keitel) filmare gli ultimi giorni di vita di una malata terminale (Romy Schneider), grazie a una telecamera impiantata nel cervello che trasmetteva a uno studio televisivo le immagini filtrate dai suoi occhi. Quasi trent'anni dopo ci siamo arrivati, per quanto le immagini trasmesse dai navy seals in Pachistan fossero montate sui loro elmetti e non nel loro cervello. Quello che soprattutto mi ha colpito in questa vicenda caratterizzata da una visibilità assoluta e al tempo stesso celata (ce lo faranno mai vedere il filmato dell'assalto? e il vero volto di Bin Laden morto?), è qualcosa che si riflette negli occhi di chi guarda, l'effetto del fuori campo su una foto storica che mostra il potere da una posizione mai così ravvicinata. Quello che Obama e i suoi uomini stanno guardando è la vita in diretta, ma come nel film di Tavernier sui loro volti si vede solo l'effetto della morte sulla vita, un'oscenità che per noi esclusi dalla stanza rimane tale (in quanto letteralmente "fuori scena") e che per loro, i potenti, diventa uno spettacolo interattivo di cui decidere l'esito finale. E' proprio vero, allora, caro vecchio Hitchcock: il potere sta nello sguardo.
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