Autore: Ornela Vorpsi
Titolo: Fuorimondo
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 13,50 euro
Pagine: 156
“Io Tamar sono nata sotto il segno del tormento.” L’incipit di “Fuorimondo” promette quello che la narrazione sosterrà per tutto il corso del breve romanzo, una sofferta e lucida descrizione di legami segnati dall’impossibilità di corrispondenza, dove il fuorimondo è quella terra indistinta in cui follia e morte si intrecciano fondendosi e i protagonisti si ritrovano, loro malgrado, come attori o come spettatori, senza apparente possibilità di modificare il ruolo che la sorte ha deciso per loro.
Nel suo piccolo negozio di ottica, Tamar fabbrica lenti che permettono di vedere, per “riempirmi del mondo. Nella tomba puoi portare solo quello che hai visto”, ma può costruire anche occhiali che “appannano le forme e vedere solo chiazze di colore”, “per non vedere quello che non voglio vedere”.
Ornela Vorpsi con una scrittura precisa e decisamente vivace e profonda, suggestiva, con affondi di introspezione, affronta il tema della mancanza (quello che dà forma alla nostra vita è ciò che più ci manca) e della morte, mi si perdoni il bisticcio, come scelta di vita. “Io Tamar” è ripetuto ossessivamente, quasi dovesse diventare un’attestazione di esistenza quando tutto e tutti sembrano rendere trasparente la protagonista (Esmé , la madre, che vive per Rafi, il figlio che si è lasciato prendere dall’acqua del mare; Dolfi, annullato dalla perdita dell’ambizione che lo ha privato dell’amore per il suo violino; Manuela, l’amica che decide di togliersi la vita perché la morte è l’unica cosa che può donare a Dolfi in modo definitivo).
“Io Tamar, così trasparente che i miei simili mi attraversavano rompendomi tutta, quando salivo su quei sandali diventavo opaca, prendevo consistenza, impugnavo un corpo…” I sandali sono quelli di Manuela di cui Tamar si impossessa dopo la morte della ragazza e sono lo strumento attraverso il quale cerca di trovare se stessa e la femminilità vivendo una vita altrui, cercando di sfuggire al fuorimondo che la spinge al supplizio eterno del senso di colpa per avere “visto” in anticipo la morte di Rafi e Manuela, aiutandoli nel metterla in atto, proprio lei, Tamar, che è “senza morte”, condannata a un’erranza perpetua, quella dello “sconosciuto infelice”.
“Impugnavo un corpo”, per esempio. In espressioni come queste sta la semplicità e l’ efficacia della scrittura di questa autrice, dove l’impugnare apre a diverse interpretazioni. Tenere in pugno nel senso di possedere, dominare, controllare il corpo, avendo necessità di trovare un centro di gravità attraverso cui contrastare il fuorimondo che è in agguato. Oppure l’impugnare che fa riferimento all’elsa di una spada ed evoca il modo attraverso cui si è disposti a combattere per ottenere ciò che spetta, nella fattispecie l’amore mancato. Ma sempre “impugnare un corpo” dà l’idea di un oggetto estraneo al sé, un’appendice rispetto al magma interiore.
Lo smarrimento è il filo conduttore anche dei racconti contenuti nelle precedenti raccolte “La mano che non mordi” e “Bevete cacao Van Houten!”, dove emerge prepotente il timore di perdere le proprie radici e nello stesso tempo il rifiuto di ciò che appartiene a un vivere statico e immutabile di una nazione e della sua cultura, fino a “non sentirsi più di nessun luogo”.
(Donatella Righi)
Ornela Vorpsi è nata a Tirana nel 1968. Ha studiato Belle Arti in Albania, poi, dal 1991, all’Accademia di Brera. Nel 1997 è emigrata a Parigi concludendo gli studi all’Université Paris VIII. È fotografa e pittrice . Ha pubblicato la monografia fotografica Nothing Obvious (Scalo 2001). In Italia ha pubblicato Il paese dove non si muore mai (Einaudi 2005; Premio Grinzane Cavour opera prima, Premio Viareggio Culture europee, Premio Vigevano, Premio Rapallo opera prima, Premio Elio Vittorini opera prima), Vetri rosa (Nottetempo 2006), La mano che non mordi (Einaudi 2007; Premio per la letteratura di viaggio l’Albatros città di Palestrina, Premio letterario nazionale città di Tropea), Bevete cacao Van Houten! (Einaudi 2010), e Fuorimondo (Einaudi 2012). I suoi libri sono in corso di traduzione in quindici paesi. È stata segnalata tra i 35 migliori scrittori europei nell’antologia Best European Fiction curata da Aleksandar Hemon (Dalkey Achive Press 2010). Ornela Vorpsi vive tuttora esercitandovi la poliedrica attività artistica di fotografa, pittrice.
(fonte biografica:Wikipedia)