500 gr di farina 00 (io Molino Chiavazza)3 uovaun goccio di vinoun filo di olioun goccio di acqua se serve per l'impastoSi dispone la farina a fontana su una spianatoia, al centro si mettono le uova, il vino e l'olio; con una forchetta si battono le uova e piano piano si cerca di far incorporare la farina. Quando con la forchetta diventa difficoltoso allora si inizia a impastare con le mani; se l'impasto dovesse risultare molto duro, si può aggiungere un goccino di acqua e si continua a impastare a lungo finché non si ottiene una bella pasta soda.
Proseguiamo poi con le mani
Impastiamo con la forchetta
Con la pasta formiamo una palla, che lasceremo riposare almeno un'oretta prima di tirarla con il matterello; trascorso questo tempo tiriamo la sfoglia rigorosamente col mattarello, la pasta non deve essere troppo sottile ma nemmeno troppo spessa. Dalla sfoglia ricaviamo delle strisce di circa 4 cm di larghezza.
Formiamo le strisce
Tiriamo la pasta
Ogni striscia, poi, deve essere tagliata in modo da formare dei quadratini delle dimensione di 4 cm x 4 cm; ogni quadratino va messo in senso romboidale, ovvero mettiamo uno degli angoli verso di noi, sull'angolo poggiamo il manico di un mestolo di legno e cominciamo ad arrotolare la pasta sul manico come per formare un cannolo; pressiamo bene per far aderire e poi lo sfiliamo via dal nostro "stampo". E procediamo così fino ad esaurimento dei quadratini.
I fusi
Mani e mestolo: i soli strumenti
Adesso siamo pronti per cuocere i nostri fusi in abbondante acqua bollente salata per 10 minuti e condirli con il sughetto
Cuociamo in acqua salata
Per il condimento, storicamente ci sono tre sughi che venivano usati per condire i fusi: gli istriani di Momiano e Castelvenere infatti erano soliti usare un sugo di tartufi perchè quella zona ne era e ne è tuttora molto ricca; nella zona di Cremegne il sugo tipico era a base di cacciagione (soprattutto cinghiale e capriolo). C'era però un terzo sugo che era preparato da tutti gli istriani e non aveva stagioni per prepararlo, era il sugo di gallina vecchia. Voi vi chiederete perchè proprio la gallina e perchè proprio quella vecchia? La risposta la fornisce sempre la storia della vita dei nostri nonni e bisnonni: se i galli servivano da riproduttori, i polli venivano usati per il commercio e per avere carne morbida, le galline giovani facevano le uova, chi restava a cui poter tirare il collo senza intaccare l'economia domestica? Proprio loro, le galline vecchie. E qui le massaie di un tempo si adoperavano per far un sughetto che doveva cuocere a lungo per intenerire la carne.La mia versione, non avendo a disposizione galline vecchie, si rifà alla tradizione di Cremegne, per cui il mio piatto di fusi è condito con un saporito e profumatissimo sugo di cinghiale.Fusi al ragù di cinghiale
Con questa ricetta partecipo al contest sulle paste regionali: