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Gabriel Batistuta: il Re Leone

Creato il 01 febbraio 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

Batistuta è uno degli eroi del calcio moderno. Tanto dominante da meritarsi il soprannome di Re Leone, il mito di questo goleador ha dovuto attraversare molti ostacoli prima di decollare. La sua è stata una carriera piena di gloria e di affetto dai tifosi ma allo stesso tempo caratterizzata dal dolore provato a causa degli infortuni.

El Gordo

L’epopea di Gabriel comincia il 1° febbraio 1969 ad Avellaneda, città dell’Argentina fondata da emigranti friulani nel 1879. Emigranti erano anche i trisnonni di Batistuta che, grazie all’allevamento, fecero fortuna nel Nuovo Mondo. La crisi, però, fece svanire le fortune della famiglia, salvo poi essere rimpolpate dai sacrifici di Osmar, il padre. Trasferitisi a Reconquista, Gabriel cresce molto legato alla sua famiglia ed in particolare al nonno Melchior e alle sorelle, a scuola pratica molti sport: si avvicina alla pallacanestro ma, a causa del suo sovrappeso, viene scartato dalla squadra scolastica e gli viene affibbiato il soprannome Gordo, grasso: non proprio una gentilezza. Abbandonate le speranze per il basket, Batistuta si concentra sul calcio ottenendo buoni risultati: nel 1987 si trasferisce a Rosario per giocare nei Newell’s Old Boys, squadra in cui militerà qualche anno dopo anche Leo Messi.

A Rosario le cose non vanno alla grande: Batistuta viene chiamato El Camion per il suo peso e le prestazioni non sono quelle di un campione. La svolta avviene grazie al suo allenatore: Marcelo Bielsa, leggenda vivente degli Old Boys. Bielsa è un vero duro ma ha visto qualcosa in quel ragazzone biondo che fino a quel momento aveva collezionato solo nomignoli sgradevoli: lo sottopone ad una dieta ferrea e, grazie ai suoi allenamenti esasperanti, i chili di troppo diventano muscoli.

Grazie alla cura Bielsa, Gabriel è pronto a fare il grande salto: nell’89 si trasferisce a Buenos Aires per vestire la maglia del River Plate. Qui fa una buona stagione ma non scatta mai l’amore, in più l’anno successivo viene inspiegabilmente messo tra le riserve e così cambia bandiera e si stabilisce dagli acerrimi rivali del Boca, che ripaga vincendo il campionato. È tempo di Copa America e il fedele procuratore Settimio Aloisio è molto chiaro con il suo pupillo: per trovare la gloria nel calcio europeo avrebbe dovuto segnare almeno sei goal, non proprio una passeggiata. Batistuta però non è tipo da non cogliere le sfide e vuole realizzare il suo sogno: esordisce con una doppietta contro il Venezuela, poi segna anche ai padroni di casa del Cile, al Paraguay, Brasile e Colombia. A suon di goal la Selección alza al cielo la Copa America. Batistuta trionfa e corona il suo sogno: il 18 agosto 1991 sbarca a Firenze, è l’inizio di una storia d’amore mai conclusasi con la Viola.

La Viola

Come ogni storia d’amore che si rispetti l’avvio con la Fiorentina è a dir poco travagliato: la squadra è allenata dal brasiliano Lazaroni che spedisce in panchina fino a data da destinarsi il futuro Re Leone. Il cambio di allenatore non cambia l’andamento deludente della prima stagione italiana: anche Radice esclude l’argentino dai suoi preferiti. Quando tutto sembra volgere al fallimento e solo l’amore della moglie Irina spingono Batistuta a continuare a credere nel suo sogno, arriva la consacrazione: il 26 febbraio 1992 c’è Fiorentina-Juve, una delle partite più sentite dai tifosi viola contro gli odiati avversari di Torino. A risolvere la partita ci pensa Batigol che, con un colpo di testa, insacca e conquista l’amore della tifoseria. Chiuderà il campionato con 13 reti senza battere mai un rigore.

Sulle ali dell’entusiasmo l’allora presidente Cecchi Gori fa investimenti importanti per portare la Fiorentina alle stelle. Il risultato, però, è che la Viola scivola inspiegabilmente in Serie B: per Batistuta si fanno avanti molti club blasonati, tra cui il Real, ma da eroe d’altri tempi l’argentino preferisce rimanere a Firenze, un gesto molto importante che verrà sempre ricordato dai tifosi. Deluso dalla Viola, con la Selección Batigol vola e vince la seconda Copa America, decisa in finale da una sua doppietta contro il Messico.

La Serie B è solo un anno di purgatorio, la Fiorentina torna subito in A senza però che il presidente Mario Cecchi Gori possa vederlo, perché muore stroncato da un attacco cardiaco a novembre. L’inizio da stagione in A è da extraterrestre: Batistuta segna 10 goal nelle prime nove partite polverizzando il record di Pascutti, stabilendone anche un ulteriore di undici gare consecutive in cui va a segno. A Firenze impazziscono per lui e lo chiamano Re Leone. Gli anni del Gordo sembrano distanti anni luce, per i tifosi viola è già un mito, e come per gli eroi rappresentati in Piazza della Signoria viene portata una sua statua nella curva Fiesole. La Fiorentina conclude la stagione successiva con un ottimo terzo posto e il sodalizio Rui Costa-Batigol riesce anche a portare un trofeo: la Coppa Italia del 1996. Qualche mese dopo vincerà praticamente da solo la Supercoppa italiana contro il Milan ed entrando nella storia delle esultanze con il celebre urlo: “Te amo Irina” destinato alla moglie che però non vide in diretta quel gesto da eroe romantico a causa di un televisore rotto di un hotel di Viareggio.

Passano ancora degli anni pieni di soddisfazioni e di amore reciproco tra Batigoal e la Viola. La Fiorentina sfiora anche lo scudetto nel ’99 ma è costretta ad arrivare terza per l’unico infortunio che non può essere ignorato da Batistuta: contro il Milan si accascia e starà fuori per due lunghissimi mesi. Le sue imprese a Firenze sono davvero tante: il goal contro il Barça in semifinale di Coppa delle Coppe con cui zittisce il Camp Nou forse la più suggestiva. Il rapporto con la Fiorentina però inizia ad incrinarsi: a 31 anni Batistuta si accorge che forse quel gruppo ha dato tutto ciò che poteva dare, in più gli infortuni iniziano a tormentarlo e l’argentino vuole vincere prima che il dolore lo costringa a smettere. Lasciare Firenze non è facile, ma il Re Leone lascia il cuore al Franchi e viene acquistato dalla Roma per 70 miliardi di vecchie lire nel giugno del 2000. Viene pagato a peso d’oro dai giallorossi che ambiscono a vincere il campionato. Batigoal lascia la Fiorentina dopo 9 anni e più di 200 goal.

Il Canto Del Cigno

A Roma è subito amore con Francesco Totti con cui forma un tandem inarrestabile: con 20 reti il Re Leone aiuta i giallorossi a vincere il loro terzo scudetto e chiude un ciclo che era iniziato nelle scuole del dipartimento di Santa Fe, quando era solo un ragazzo sovrappeso che sognava di diventare un grande campione. Con la Selección esce male dai Mondiali in Corea e Giappone ma lascia l’Albiceleste con il record assoluto di reti: 56 in 78 partite con un rate di oltre 0,7 goal a partita superando il suo idolo di sempre Maradona. Ormai tormentato dagli infortuni a caviglie e ginocchia, Batigoal conclude la sua carriera giocando ancora due stagioni in giallorosso per poi trasferirsi all’Inter ed infine in Qatar. Annunciato il ritiro nel 2005, Batistuta paga anni di calcio giocato sempre al massimo livello: la cartilagine delle sue caviglie è esaurita, così come quella delle ginocchia, i dolori sono lancinanti, rischia addirittura di non camminare mai più. Lui stesso in un’intervista a France Football ha ammesso che il suo desiderio di giocare anche se infortunato e dando sempre il massimo ha compromesso il suo fisico a tal punto da pensare all’amputazione delle gambe.

Batistuta si è dimostrato un eroe romantico capace di sacrificare la sua salute pur di vincere e segnare. Il suo sogno di portare al successo la piccola squadra di provincia non gli riuscì a Firenze ma il suo obiettivo fu comunque centrato con la maglia della Roma. Il rapporto con la tifoseria viola rimarrà comunque d’amore per tutto ciò che il Re Leone ha fatto sognare in curva Fiesole: ulteriore dimostrazione d’amore di Batistuta fu il momento in cui in giallorosso i tifosi della Roma schernivano quelli fiorentini con degli sfottò sul suo trasferimento e lui andò a salutare e a rendere omaggio ai suoi vecchi tifosi. Un goleador con un grande cuore che ha attraversato fatica e dolore per raggiungere la vetta del calcio mondiale.

#Batistuta compie 47 anni. In #SerieATIM 183 reti con @acffiorentina, @OfficialASRoma e @Inter. Auguri Batigol! pic.twitter.com/nMHBemygUr

— Serie A TIM (@SerieA_TIM) 31 Gennaio 2016

Tags:Batigol,Batistuta,fiorentina,firenze,maradona,re leone,roma,Serie A Next post

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