Nacque a Isère nel 1871, si laureò in Farmacia a Lione e divenne operatore cinematografico per i Fratelli Lumière. Gabriel Veyre aveva già girato il mondo quando arrivò in Marocco, nel 1901. Conobbe l’America latina, il Messico, Cuba, Colombia, Venzuela e Panama. Nel 1898 si imbarcò per un secondo viaggio verso il Canada, poi in Asia, attraversando il Giappone, la Cina e l’Indonesia. I film che realizzò in Indonesia vennero presentati all’Expo Internazionale di Parigi del 1900. Calcolato i tempi si presume che fosse un vero avventuriero! La sua missione in Marocco era quella di iniziare il giovane Sultano Moulay Abdelaziz all’autocromo, tecnica pionieristica della fotografia a colori. Durante il soggiorno perse la moglie durante il parto del suo unico figlio, nel 1902, e traumatizzato dal tragico evento, decise di stabilirsi nel Reame e divenne il mentore artistico del Sultano. Durante tutti i suoi anni di permanenza in Marocco non cesserà mai di scrivere con penna leggera della sua intimità, dei suoi capricci e delle sue scoperte nell’Harem di Moulay Abdelaziz. Amante del Paese, della sua luce e del suo popolo, l’ingegnere di Sua Maestà dipinse un ritratto unico del Marocco al debutto del XX° secolo, incluso tutti i primi film che si girarono nel Reame. Ma gli interessi di questo affascinante e carismatico personaggio andarono ben oltre alla fotografia, alla pittura e alla scrittura. Dopo un burrascoso cambio di dinastie, dove il Paese conobbe periodi di rivolte intestine e fratricide, Veyre si stabilì a Casablanca dal 1908 al 1934. Creò delle acciaierie, una stazione radio, elettrificò il Palais di Casablanca e importò le prime autovetture Ford del Paese. Nel contempo impiantò una fattoria modello iniziando così l’allevamento degli struzzi, che a quel tempo era un fatto di per se curioso. Morì a Casablanca nel 1936 ed è sepolto nel cimitero europeo; il suo epitaffio lo descrive come “primo pioniere della civilizzazione francese in Marocco“. Fu in primis un appassionato della terra che lo accolse, come ricorda sempre suo figlio, Philippe Jaquier, co-autore di una biografia sul padre. Con tutte le attività economiche che creò era chiaro che il suo sogno era quello di aiutare l’economia del Marocco. A Casablanca la rue Docteur Veyre rende ancora oggi omaggio a questo Lawrence d’Arabia del Reame marocchino e, curiosamente, è misconosciuto dai più. Un bellissimo libro fotografico è disponibile su Amazon.com, ”Le Maroc de Gabriel Veyre 1901-1936“. Altro libro fotografico con testi, pubblicato nel 1905, sempre su Amazon.com dal titolo “Nell’intimità del Sultano“.
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