Carrara – Piazza Alberica – Foto tratta da Album della Apuane – La Nazione – 1991
I.
Carrara, morti son vescovi e conti
di Luni, e son dispersi i loro avelli;
gli Spinola e Castruccio Antelminelli
son morti, e gli Scaligeri e i Visconti;
ed Alberico che t’ornò di fonti,
gli antichi tuoi signori ed i novelli.
Ma su quante città regnano i belli
eroi nati dal grembo de’ tuoi monti!
Quei che li armò di soffio più gagliardo,
quei fa su te da vertice rimoto
ombra più vasta che quella del Sagro.
E non il santo martire Ceccardo
t’è patrono, ma solo il Buonarroto
pel martirio che qui lo fece magro.
Carrara – Piazza Alberica
II.
Su la piazza Alberica il solleone
muto dardeggia la sua fiamma spessa;
e, nel silenzio, a piè della Duchessa
canta l’acqua la rauca sua canzone.
Dalla Grotta dei Corvi al Ravaccione
ferve la pena e l’opera indefessa.
Scendono in fila i buoi scarni lungh’essa
l’arsura del petroso Carrione.
S’ode ferrata ruota strider forte
sotto la mole candida che abbaglia,
e il grido del bovaro furibondo,
ed echeggiar la bùccina di morte
come squilla che chiami alla battaglia,
e la mina rombar cupa nel fondo.
III.
Arce del marmo, in te rinvenni i segni
che t’impresse la forza dei Romani;
sculti al sommo adorai gli Iddii pagani;
e dissi: «O Roma nostra, ovunque regni!».
Dissi: «O mio cuore, or fa che tu m’insegni
la rupe che foggiar volea con mani
di foco il grande Artier, sì che i lontani
marinai la vedesser dai lor legni».
E dal Sagro alla Tecchia, da Betogli
al Polvaccio, da Créstola alla Mossa
cercai l’arcana imagine scultoria.
Tutta l’Alpe splendea d’eterni orgogli.
«O cuor» dissi «il tuo sangue sì l’arrossa!»
E in ogni rupe vidi una Vittoria.
(Gabriele D’Annunzio, “Carrara” da Laudi – Le città del Silenzio)