Nel film di Antonioni l’elemento giallo invece è inaspettatamente introdotto, come rapidamente accantonato, dall’improvvisa scomparsa di uno dei protagonisti, Anna. Il suo dileguarsi viene vissuto e raccontato con distacco, le sue ricerche vengono presto condotte stancamente, come se dopotutto non avesse tanta importanza la ragione per la quale sia sparita nel nulla né forse il suo ritrovamento, nemmeno o soprattutto ai fini della narrazione. Nessuna pista viene azzardata, nessuna motivazione fornita, soltanto il suicidio viene escluso dal padre, ma in virtù di un labile indizio, all’apparenza quasi ridicolo: tra i libri che stava leggendo vi è la Bibbia; è come un personaggio secondario di cui si può fare volentieri a meno: uscirà di scena in sordina e nessuno rimpiangerà la sua mancanza, anzi la sua scomparsa è funzionale alla storia, allo sviluppo degli eventi, è necessaria. Sandro (Gabriele Ferzetti) ne è subito consapevole, a dispetto della ritrosia che Claudia (Monica Vitti) mostra all’idea di prendere il posto della sua amica Anna.
Accusato di essere cinico si difende proprio alludendo all’assenza della donna: «Se Anna fosse qui potrei capire i tuoi scrupoli, ma non c’è». La sua assenza però pesa su di loro per tutto il corso del film; è un’assenza ingombrante, che scatena il turbine della passione, ma allo stesso tempo la frena e la incrina. Fa riemergere scrupoli mal sopiti, adombramenti e ridicoli pudori. Come quando Claudia va a nascondersi per viltà in un negozio di vernici per evitare di ritrovarsi di nuovo di fronte ad Anna, o quando subito dopo l’assilla un fastidioso pensiero, lei che nel sostituirsi all’amica vorrebbe anche essere amata in modo esclusivo da Sandro («Quando penso che le stesse cose le avrai dette ad Anna chissà quante volte»). In entrambi i casi, dunque, emerge la visione di una realtà caotica, non facilmente comprensibile o confinabile in un meccanismo prestabilito, in cui qualunque indagine è fallimentare, insufficiente o persino inutile nel districare il groviglio di oscure trame e sentimenti contrastanti che dominano l’agire umano.