Magazine Cultura

Gaetano Di Mauro: Eleganti Suggestioni Musicali

Creato il 23 aprile 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Gaetano Di Mauro: Eleganti Suggestioni Musicali

"Finché è bella musica vale tutto!": così il suo autore firma la presentazione di Adagio espressivo, primo progetto discografico di Gaetano Di Mauro, musicista e compositore catanese.

La formazione musicale di Gaetano Di Mauro parte con lo studio della chitarra, all'inizio da autodidatta e successivamente sotto la guida di un maestro, ed affonda le sue radici prima nel rock per poi allargarsi al blues ed al jazz; durante questo periodo di formazione comincia a comporre musica aiutandosi anche con l'ausilio del computer. Gaetano ama sperimentare come possiamo riscontrare ascoltando il suo album, uscito lo scorso 7 aprile, Adagio espressivo: ventiquattro brani che, pur presentandosi come insieme compatto ed omogeneo, percorrono strade diverse testimoniando una buona vena compositiva ed una certa originalità anche se l'ascoltatore attento non mancherà di cogliere le varie influenze che sottendono questo lavoro: da Mike Oldfield ai Cure, dai Pink Floyd agli Alan Parsons Project, fino ad arrivare a celebri autori di colonne sonore di film come Michael Nyman.

I titoli dei pezzi diventano una sorta di linea guida per quello che andremo ad ascoltare: Don't Be Gone Too Long, ad esempio, la cui traduzione è Non andar via per troppo tempo, ci lascia immaginare un momento non particolarmente facile, probabilmente un addio che si spera però possa essere solo un arrivederci. Lo stesso succede in Piece of Love dove troviamo anche una voce femminile che tiene il tempo del brano e ci riporta al tema della visione pacifica dell'amare: il pezzo dura un minuto e trentaquattro secondi e mantiene il suo aspetto strumentale con la presenza costante della chitarra.

I brani contenuti nel disco, infine, non differiscono tra loro soltanto per temi e melodie, ma anche dal punto di vista tecnico: infatti, passiamo da episodi più strumentali ad altri più ricchi di effetti e quindi più rielaborati, durante il mixaggio, grazie all'aiuto di software.

Come nasce il progetto Adagio espressivo, composto da un numero notevole di tracce prevalentemente strumentali?

"L'idea iniziale era quella di fare un album completamente strumentale, anche perché io non sono un cantante visto che, purtroppo, mia mamma non mi ha "donato" una buona voce. Negli anni avevo già composto per altri pezzi sia pop che rock, collaborando a diversi album. Nel frattempo, ho sempre sperimentato, passando da tracce strumentali a tracce di soli effetti che conferiscono ai pezzi una certa spazialità. Ad un certo punto mi sono stancato, ho chiamato il mio batterista, Antonio Cortese, gli ho esposto la mia idea che gli è piaciuta parecchio ed abbiamo cominciato delle sessioni molto improvvisate. Considera che la maggior parte dei brani dell'album nascono da composizioni improvvisate al momento".

Significa che tutte le tracce sono delle composizioni nate "last minute"?

"Sì quasi tutte. Poi, c'è ovviamente da considerare la pre e la post-produzione: mi riferisco a tutti gli archi che accompagnano i pezzi; ma per quanto riguarda chitarra, basso e batteria è tutto "last minute"".

Come mai avete deciso di escludere a priori una "voce"?

" Adagio espressivo è già nato con l'idea di non avere una voce; con Antonio Cortese facevamo parte di una band che ci ha permesso di girare tutta la Sicilia, suonando rock o pezzi tipicamente italiani... Da lì abbiamo deciso di fermarci un attimo per fare un CD solo strumentale con della musica che piaceva a noi: abbiamo immaginato le tracce come delle colonne sonore, ispirandoci anche al jazz di Miles Davis ed allontanandoci un attimo dalla musica pop e dai suoi canoni".

Definiresti il tuo album più jazz o più rock?

"Lo definirei rock, ma è stato pensato come se fosse un disco jazz per via dell'aspetto della composizione improvvisata. In ogni caso, nell'album troviamo molte distorsioni, pensa alle chitarre, e la batteria che suona ritmi tipicamente rock".

Ascoltando i brani troviamo il suono della chitarra e degli archi molto accentuati: per te è sicuramente più importante questa parte strumentale. Hai inserito la parte elettronica per rendere i pezzi un po' più commerciali oppure l'hai voluta solo per supportare la parte strumentale?

"Abbiamo pensato a questo aspetto elettronico per arricchire il tutto, perché il discorso commerciale non è stato contemplato al momento della composizione del disco. Noi proponiamo un lavoro molto stile anni '70, con una durata imponente, che si aggira sui settanta minuti... Ma soffermandoci sugli archi li abbiamo scelti per dare un'impronta più classica al tutto, lo stesso discorso si può fare per il titolo dell'album e per la copertina, dove è rappresentato di sfondo un teatro ed un omino al centro".

Raccontami qualcosa del brano When the Rain Comes to Town.

"Questo brano è stato registrato durante una triste giornata di pioggia, se non ricordo male mentre registravo stavo guardando anche uno speciale dedicato agli U2".

Durante la composizione del disco a chi o cosa ti sei ispirato?

"Innanzitutto, alla musica classica, ma anche a Michael Jackson. The King of Pop con il genere musicale dell'album c'entra poco, ma nei suoi lavori sono presenti delle intro che variano dai tre ai quattro minuti con una presenza strumentale pazzesca, cosa che negli album pop moderni un po' manca perché una canzone viene confezionata per durare in totale tre o al massimo quattro minuti".

Impegni futuri?

"Per ora siamo impegnati con l'uscita del disco, ma nel frattempo stiamo cercando musicisti per proporre Adagio espressivo anche dal vivo e poi... siamo già in una fase di work in progress per il secondo disco".


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :