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Gaetano Vivo C’era una volta il Reiki. E c’è ancora

Da Amaebasta @amaebasta

Gaetano Vivo C’era una volta il Reiki. E c’è ancora Ama e Basta

IL REIKI E L’AMORE

Mi sono accostato al Reiki attraverso una ricerca. Ad un certo punto della mia vita mi sono trovato davanti a un bivio. Non sapevo dove andare e cosa fare. Negli anni Novanta vivevo a Londra dove avevo aperto il Methaphisical Center, un centro dove era possibile acquistare libri, cristalli e oggetti appartenenti alla sfera esoterica-vibrazionale. Con il tempo mi accorsi che le persone che entravano in negozio avevano preso l’abitudine di sedersi in una delle poltrona messe a disposizione dal centro per sprofondarsi nella lettura di qualche libro. Il luogo li rilassava e li induceva a trattenersi. Quando se ne andavano, portavano con loro una maggiore serenità rispetto a quando erano arrivati. Spesso mi dicevano: “se sono vicino a lei sto meglio, mi sento più tranquillo“, ma ho sempre dissentito quando sentivo dire che ero “un guaritore naturale”. È un termine che ho sempre rifiutato perché si presta ad essere frainteso e perché sono sempre stato convinto che, a parte Dio, siamo noi stessi, con la nostra intenzione, a provocare una eventuale guarigione.

Un giorno mi ritrovai in una fiera del benessere a Londra; vidi uno stand dedicato al Reiki e, proprio in quel momento di crisi della mia vita, ebbi la sensazione che una porta si stava aprendo davanti a me, qualcosa mi stava chiamando verso quella direzione. La signora dello stand si avvicinò e mi propose subito un trattamento. Era il giugno del 1995. Quello stesso anno feci un viaggio con dei miei amici in Arizona. A Sedona, una cittadina del deserto carica di energia proveniente dalle montagne rocciose rosse da cui è circondata, ho incontrato la mia maestra di Reiki che mi invitò alla sua classe di primo livello. Proseguì con il secondo livello e infine diventai maestro nel febbraio del ’96. Da allora lo pratico e l’ho insegnato in tutto il mondo.
Amore puro e incondizionato, questo è il Reiki. Il Reiki è donare, è donarsi. Io ho scritto il primo libro Risveglia il tuo cuore con il Reiki proprio perché donare il proprio cuore ad un’altra persona è la cosa più bella e più in sintonia con il Reiki. Amare per amare, senza un particolare motivo. Solo amare, solo donare l’amore. Durante il seminario del mio primo livello, spiego sempre ai miei allievi di centrarsi sul cuore e di aprirlo per donarne l’energia.

UN’ESPERIENZA INTERNAZIONALE

Lavorare internazionalmente è stato per me molto importante perché mi ha permesso di confrontarmi con persone provenienti da culture, razze e religioni diverse. La diversità è una ricchezza che aiuta ogni essere umano a crescere. Naturalmente mi ha aiutato molto l’essere stato studioso di lingue e traduttore per professione; ma anche l’avere avuto sempre una passione per l’esplorare nuovi mondi. Una curiosità che m’ha portato a seguire i messaggi e gli stimoli più disparati. Spesso invece ci si chiude, convinti di aver trovato tutto o di non aver più nulla da imparare.
Quando nel 2001 arrivai in Italia vidi quanta ignoranza, quanti preconcetti e quanta mancanza di informazione circolavano sul Reiki. Il Reiki veniva equiparato ad una realtà simile ad una setta, quasi contrapposta alla religione cristiana. Ma il Reiki non è niente di tutto ciò; ribadisco che il Reiki è solo amore, energia d’amore che può essere data e ricevuta per il benessere della persona, e che non ha nulla a che vedere con un sistema di credenze. E quando parlo di “benessere della persona” mi riferisco alla capacità del Reiki di intervenire, attraverso il rilassamento, sullo stato psicofisico della persona per ritrovare uno stato di equilibrio ed armonia.
Grazie alla sua capacità di essere trasversale rispetto alle culture e ai paesi, il Reiki è in grado di trasferire in Occidente un patrimonio di conoscenze proprio della tradizione orientale. L’aiuto alla salute attraverso l’impiego del contatto con l’energia universale “canalizzata” e lasciata fluire nelle persone che ne hanno bisogno per riequilibrarsi, è, appunto, universale, c’è in tutte le culture antiche e tradizionali, dall’India alla Cina all’America precolombiana e altrove. Il terreno più fertile è comunque l’Oriente, dove esistono tradizioni millenarie tuttora vive, che non sono state messe in crisi dall’avanzata dell’Occidente.
In questa forma, tuttavia, e con questo nome, il Reiki è stato riscoperto dal giapponese dottor Usui nell’ Ottocento. Solo nei primi anni del Novecento, grazie alla signara Takata, discendente diretta di Haiachi a sua volta discendente di Usui, arrivò in Occidente. La signora Takata iniziò ventidue maestri da cui provengono i vari maestri di Reiki. Ecco perché è sempre bene chiedere il lignaggio del maestro che deve sempre ricondurre a uno di questi 22 maestri iniziati dalla signora Takata.
Il tempo e la circolazione del Reiki hanno prodotto anche una grande evoluzione, per esempio, rispetto all’insegnamento e, in particolare, sull’utilizzo dei simboli. In molti affermano che i simboli devono restare segreti, ma io su questo punto non sono per niente d’accordo. Ci sono maestri che fanno vedere i simboli una sola volta e ti chiedono di disegnarli come li ricordi. Io sostengo che i simboli, oltre ad dover essere usati in modo giusto, devono essere conosciuti e quindi circolare liberamente. Cosa che ho fatto attraverso il mio libro che, a questo proposito, è stato più volte attaccato.

NON PARLIAMO DI TERAPIA

No, direi che questo termine non è corretto. Non amo utilizzare, per quanto riguarda il Reiki, i termini terapia, guaritore e guarigione che, soprattutto in Italia, riconducono a delle realtà poco chiare. E che vengono fatti coincidere con un campo prettamente medico. Preferisco il termine inglese Healer o Master Reiki. A mio avviso occorre essere molto cauti sull’aspetto della guarigione, perché se la persona che riceve il Reiki non vuole guarire, non guarirà mai. Nel mio cuore io so che a guarire è solo il Signore. Io non parlo mai di terapia, quanto piuttosto di tecnica di rilassamento, di meditazione e di benessere. Anche se, naturalmente, se ci si rilassa, si medita, si sta meglio grazie all’afflusso dell’energia universale, si può più facilmente guarire. Ma è ciascuno di noi a guarirsi, grazie al proprio affidarsi alla natura e alla divinità.

Il Reiki ci insegna a guardarci dentro e a seguire un percorso di crescita spirituale. Per questo è molto importante che le persone che si avvicinano al Reiki sappiano che la loro esperienza non può risolversi all’interno di un week-end. Il Reiki è una vera e propria forma di educazione, un insegnamento di vita, un percorso di crescita interiore. Può essere visto come un’accettazione dell’esistenza secondo una visione più ampia e di conseguenza una guarigione a tutti i livelli. Non rappresenta però la creazioni di dogmi o credenze né la necessità di seguire guru. È solo un modo per trovare punti di riferimento dentro e non fuori di noi. Non ci sono adesioni a pratiche o a discipline strane. Nonostante io abbia studenti e persone che si rivolgono a me per i trattamenti in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in Italia, non voglio che si pensi a me come a un guru. Sono una persona normale con le mie paure, i miei pensieri e i miei problemi.

Ho visto spesso che il nome evoca perplessità e diffidenza, per via dello sfruttamento spiacevole di cui è stato oggetto e che ne ha fatto allontanare molte persone. Siccome però ho trovato nel Reiki un modo per aiutare la gente che soffre, cerco di praticarlo quanto più mi è possibile e soprattutto di insegnarlo nel modo che mi sembra più appropriato, affinché altri come me possano scoprire la gioia di alleviare le sofferenze altrui con una semplice carezza.
Non si può però parlare di cammino spirituale e di educazione senza una riflessione sulla responsabilità e l’etica che un master Reiki dovrebbe avere. Un maestro di Reiki deve possedere innanzitutto l’umiltà. Sto parlando di una persona non egocentrica o egoistica, di una persona capace di dare per il gusto di dare. Tutte doti e caratteristiche che vanno coltivate con decisione e perseveranza. Nel mio corso triennale, un terzo livello particolarmente impegnativo, io insisto molto anche su questi aspetti. Nella mia esperienza decennale ho insegnato il Reiki, di primo e secondo livello, a circa tremila persone ma gli allievi da me promossi “maestri di Reiki” sono stati solo una trentina, proprio perché non mi sento di approvare un terzo livello se non sono convinto che l’allievo, da me seguito, sia stato non solo “formato” ma anche “educato” al Reiki.

Gaetano Vivo C’era una volta il Reiki. E c’è ancora Ama e Basta


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