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Gala Drop – II

Creato il 17 novembre 2014 da Iyezine @iyezine
Gala Drop sono un gruppo portoghese, formatosi una decina di anni fa e proveniente dalla capitale Lisbona, dal suono davvero eclettico, che non può essere riassunto in un paio di tags, ma in maniera un po' impropria può essere avvicinato a varie e molteplici sfaccettature di quella che può essere denominata “world music” (categoria che anch'essa vuol dire tutto e niente). Li abbiamo già incontrati su IYEzine con il bellissimo split 12” con Ben Chasny dei Six Organce Of Admittance, chiamato "Broda". Il nuovo lavoro della band, intitolato semplicemente II, costituisce il secondo full-length in otto anni di esistenza, dopo l'omonimo disco realizzato sei anni fa, nel 2008, a cui hanno fatto seguito, a distanza di due anni rispettivamente, l'EP "Overcoat Heat" e l'appena citato "Broda".Stavolta i nostri decidono di tornare ad un impianto più classico nella struttura del disco, con un approccio più disciplinato e metodico rispetto alla struttura della jam session (da cui è nato "Broda"). Rimane però traccia di una doppia linea compositiva, che attinge sia dalla creazione a tavolino, sia estrapola spunti emersi durante il loro comunque presente “jammin'”. II attinge sempre da varie fonti, ma con un influsso decisamente più corposo proveniente dalla musica elettronica e dub, rispetto al taglio più world-psichedelico di "Broda".Il maggiore contributo di Jerry The Cat, per talento ed esperienza (entrambi immensi) è di apporto rilevante ai fini della riuscita dell'album, fornendo proprio ciò che serviva al suono del quartetto portoghese. Questo personaggio, nato a Detroit nel 1950, all'anagrafe Jerrald James, nonostante in carriera sia sempre rimasto un po' dietro le quinte, fa parte di fatto della storia della musica “black”, avendo contribuito consistentemente alla sua diffusione e commistione; in particolare ha lavorato in modo trasversale con Parliament, Funkadelic, John Lee Hooker, ma anche nell'ambito della musica elettronica, con releases e collaborazioni con Derrick May, Theo Parrish e Moodymann, sempre nell'ambito della “praeclara” scena di Detroit. Il leader dei Gala Drop, il batterista Afonso, dice di aver incontrato Jerry per caso in un bar del Bairro Alto, e che da cosa nasce cosa, si era inizialmente unito al progetto per fornire percussioni aggiuntive (già figurava nel 12” "Broda" in questa veste). Ma il suo ruolo è diventato sempre più centrale fino alla definizione di questo lavoro (e si spera anche in futuro), in quanto la componente vocale era l'aspetto che in passato era un po' mancato alla band.II è dunque costruito intorno alle vocals di Jerry e si muove sinuosamente sulle atmosfere evocate dai synth e dai riverberi del dub, unendo a questa struttura l'impianto ritmico percussivo tipico dei Gala Drop, vero e proprio collante ed elemento distintivo di tutte le loro produzioni. Il risultato è un intrigante e armonioso miscuglio di sonorità, piacevolmente avvolgente, a metà tra i ritmi esotici della capitale portoghese e lo sguardo verso l'oceano ed orizzonti lontani.La musica dei Gala Drop nel tempo ha toccato territori già estremamente variegati, tra cui la balearic music, influssi esotici e tropicalismi derivanti da connessioni intercontinentali che fanno parte dell'identità culturale portoghese, e ancora l'elettronica tribale, il drone-world, la psichedelia-world; questo punto rappresenta dunque una nuova evoluzione musicale, arricchendosi di nuovi elementi caratteristici, come la connessione con il patrimonio musicale della Motor City data da Jerry e la maggiore centralità dei ritmi jamaicani con condimento in salsa dub. Sempre Simões, come portavoce del gruppo, racconta proprio la ricerca in termini musicali di questa connessione Detroit-Lisbona, spiegando l'analogia (tirata per i capelli o no, decidetelo voi) in base alla contaminazione presente nelle due scene musicali. Nella storia di Detroit si è espressa da Motown al rock fino alla nascita della techno, che poi è permeata anche in altri generi; nella Lisbona contemporanea, dal free jazz al rock all'elettronica e alla rielaborazione dei ritmi tribali, caraibici, brasiliani...come una versione in miniatura, più esotica e meno “occidentalizzata” e industriale, della Motor City. Due mondi differenti, certamente, di cui uno è diventato storia e punto di riferimento della cultura underground; ma grazie ai Gala Drop un'ideale punto di contatto tra così tante culture differenti è possibile, e chi meglio di loro può miscelare tutti questi elementi in un grande paiolo e farne uscire un risultato armonioso, che non abbia nulla della “forzatura”? E così, come i Gala Drop ci hanno abituati, il loro nuovo album va oltre qualsiasi distinzione di un singolo genere, creando un'altra affascinante sintesiTracklist: 1 - You and I 2 - Big City 3 - Sun Gun 4 – Monad 5 - All Things 6 - Slow House 7 - Let it Go 8 - Samba da MaconhaLine-up: Afonso Simões – drums, percussions, synths Jerry The Cat – vocals, congas Nelson Gomes – drum machine, synths Rui Damaso – bass Guilherme Gonçalves – guitar, synthsGALA DROP - Facebook" itemprop="reviewbody" />

Recensione

  • Etichetta: Golf Channel Recordings
  • Anno: 2014
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I Gala Drop sono un gruppo portoghese, formatosi una decina di anni fa e proveniente dalla capitale Lisbona, dal suono davvero eclettico, che non può essere riassunto in un paio di tags, ma in maniera un po’ impropria può essere avvicinato a varie e molteplici sfaccettature di quella che può essere denominata “world music” (categoria che anch’essa vuol dire tutto e niente).
Li abbiamo già incontrati su IYEzine con il bellissimo split 12” con Ben Chasny dei Six Organce Of Admittance, chiamato “Broda”.
Il nuovo lavoro della band, intitolato semplicemente II, costituisce il secondo full-length in otto anni di esistenza, dopo l’omonimo disco realizzato sei anni fa, nel 2008, a cui hanno fatto seguito, a distanza di due anni rispettivamente, l’EP “Overcoat Heat” e l’appena citato “Broda”.

Stavolta i nostri decidono di tornare ad un impianto più classico nella struttura del disco, con un approccio più disciplinato e metodico rispetto alla struttura della jam session (da cui è nato “Broda”). Rimane però traccia di una doppia linea compositiva, che attinge sia dalla creazione a tavolino, sia estrapola spunti emersi durante il loro comunque presente “jammin’”.
II attinge sempre da varie fonti, ma con un influsso decisamente più corposo proveniente dalla musica elettronica e dub, rispetto al taglio più world-psichedelico di “Broda”.

Il maggiore contributo di Jerry The Cat, per talento ed esperienza (entrambi immensi) è di apporto rilevante ai fini della riuscita dell’album, fornendo proprio ciò che serviva al suono del quartetto portoghese. Questo personaggio, nato a Detroit nel 1950, all’anagrafe Jerrald James, nonostante in carriera sia sempre rimasto un po’ dietro le quinte, fa parte di fatto della storia della musica “black”, avendo contribuito consistentemente alla sua diffusione e commistione; in particolare ha lavorato in modo trasversale con Parliament, Funkadelic, John Lee Hooker, ma anche nell’ambito della musica elettronica, con releases e collaborazioni con Derrick May, Theo Parrish e Moodymann, sempre nell’ambito della “praeclara” scena di Detroit.
Il leader dei Gala Drop, il batterista Afonso, dice di aver incontrato Jerry per caso in un bar del Bairro Alto, e che da cosa nasce cosa, si era inizialmente unito al progetto per fornire percussioni aggiuntive (già figurava nel 12” “Broda” in questa veste). Ma il suo ruolo è diventato sempre più centrale fino alla definizione di questo lavoro (e si spera anche in futuro), in quanto la componente vocale era l’aspetto che in passato era un po’ mancato alla band.

II è dunque costruito intorno alle vocals di Jerry e si muove sinuosamente sulle atmosfere evocate dai synth e dai riverberi del dub, unendo a questa struttura l’impianto ritmico percussivo tipico dei Gala Drop, vero e proprio collante ed elemento distintivo di tutte le loro produzioni.
Il risultato è un intrigante e armonioso miscuglio di sonorità, piacevolmente avvolgente, a metà tra i ritmi esotici della capitale portoghese e lo sguardo verso l’oceano ed orizzonti lontani.

La musica dei Gala Drop nel tempo ha toccato territori già estremamente variegati, tra cui la balearic music, influssi esotici e tropicalismi derivanti da connessioni intercontinentali che fanno parte dell’identità culturale portoghese, e ancora l’elettronica tribale, il drone-world, la psichedelia-world; questo punto rappresenta dunque una nuova evoluzione musicale, arricchendosi di nuovi elementi caratteristici, come la connessione con il patrimonio musicale della Motor City data da Jerry e la maggiore centralità dei ritmi jamaicani con condimento in salsa dub.
Sempre Simões, come portavoce del gruppo, racconta proprio la ricerca in termini musicali di questa connessione Detroit-Lisbona, spiegando l’analogia (tirata per i capelli o no, decidetelo voi) in base alla contaminazione presente nelle due scene musicali. Nella storia di Detroit si è espressa da Motown al rock fino alla nascita della techno, che poi è permeata anche in altri generi; nella Lisbona contemporanea, dal free jazz al rock all’elettronica e alla rielaborazione dei ritmi tribali, caraibici, brasiliani…come una versione in miniatura, più esotica e meno “occidentalizzata” e industriale, della Motor City.
Due mondi differenti, certamente, di cui uno è diventato storia e punto di riferimento della cultura underground; ma grazie ai Gala Drop un’ideale punto di contatto tra così tante culture differenti è possibile, e chi meglio di loro può miscelare tutti questi elementi in un grande paiolo e farne uscire un risultato armonioso, che non abbia nulla della “forzatura”?
E così, come i Gala Drop ci hanno abituati, il loro nuovo album va oltre qualsiasi distinzione di un singolo genere, creando un’altra affascinante sintesi

Tracklist:
1 – You and I
2 – Big City
3 – Sun Gun
4 – Monad
5 – All Things
6 – Slow House
7 – Let it Go
8 – Samba da Maconha

Line-up:
Afonso Simões – drums, percussions, synths
Jerry The Cat – vocals, congas
Nelson Gomes – drum machine, synths
Rui Damaso – bass
Guilherme Gonçalves – guitar, synths

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