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Galimberti sindaco di Cremona: “I nostri poteri forti sono i più deboli e i loro problemi” e chiede collaborazione al centrodestra

Creato il 09 giugno 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

1- il Comune e lo Stato

2- Galimberti, il Pd e i cittadini

3- spartizione territoriale in Provincia e bilancia dei poteri

4 – La Lega e l’estremismo oltre il centrodestra spezzato

A Roma non si sa che cosa succederà, tranne che i Comuni saranno strapazzati il più possibile ed esposti a poteri economici poco inclini a collaborare. La crisi, che è di fatto esaltazione delle disuguaglianze reali, non induce i ceti economicamente dominanti a uscirne: il capitalismo è sempre in crisi, c’è sempre un pretesto per schiacciare i deboli e costringerli ad accettare condizioni peggiori; meglio se i cittadini più fragili sono sotto choc.

Così Gianluca Galimberti non esultato per sé e neanche per il partito Pd, tantomeno per la sinistra, che se va in freezer per cinque anni, con l’impegno di ottenere qualcosa per dimostrare di esserci, o sparire forse per sempre. Galimberti era molto più felice dopo aver vinto le primarie del centrosinistra, dove forse temeva di non essere accettato da un elettorato mai stato suo e che non lo conosceva.

Il Pd stravince con Renzi alle Europee, ma chi rappresenta? C’è un partito forte che non conosce se stesso, mentre il Comune sa che sarà spremuto come un limone dallo Stato. Qual è la base sociale del Pd? Il Pd conosce i suoi elettori?

Di qui il rapporto diretto che Galimberti cerca di stringere con i cittadini e anche con l’elettorato di centrodestra, e il desiderio del nuovo sindaco di essere “l’ultimo cittadino”, cattolicamente, al servizio di tutti. Occorrerà che i cremonesi si attivino quanto possono e come possono: la vittoria di Galimberti apre forse un’unica possibilità di non contare tanto sui livelli superiori (Regione, Governo) bensì sulla città stessa. Si riuscirà a superare le ostilità e inaugurare una fase di impegno civico comune effettivo, con militanza generale per amor di campanile se non di patria e non consociativo e spartitorio?

Questo si capirà. E si capirà se il discorso apparentemente buonista sarà sincero e se sarà accolto o no.

Dall’altra parte, in galleria 25 aprile, prima che Galimberti parlasse senza cercare applausi festosi alla folla di largo Boccaccino, accanto al duomo e alla sede del comitato elettorale, l’ex sindaco Oreste Perri ammetteva la sconfitta in modo tempestivo, dopo aver toccato un distacco del 20% dal centrosinistra, al di sopra delle peggiori aspettative. Perri elogia Galimberti e viceversa: entrambi, come d’accordo, smorzano le rivalità, forse seguendo l’ispirazione del solito giornale.

C’è chi nel recente passato parlava di spartizione territoriale: Casalmaggiore al centrodestra, Crema al centrosinistra, Cremona insieme, o comunque si sarebbe afferma una bilancia dei poteri, per salvarsi tutti insieme strozzando sul nascere i 5 stelle.

Una regia ci sarebbe, per fare in modo che sopravviva una governabilità nella buriana dei cambiamenti politici. Una regia che ha escluso i cinque stelle e ha premiato la Lega a Casalmaggiore punendo Claudio Silla, non più immortale. Può essere felice il Pd se perde un suo simbolo come Silla? Se Corada non ha vinto neanche a Castelleone? Se Paolo Bodini, malgrado esperienza e capacità, ha un ruolo defilato?

Il Pd di Cremona ha un segretario di Crema, dopo un segretario provinciale di Pavia, e un sindaco cattolico centrista apartitico che piace per quel che è.

La Lega si è garantita un caposaldo a Casalmaggiore, dove si verifica una sorpasso notevolissimo, ma verso il buio. Che modello avrà Casalmaggiore? Soncino? Avremo due Pedretti? Un altro Perri? Bongiovanni si riferirà alle grandi innovazioni di Maroni? Cemento, asfalto, sostegno agli interessi privati? Immigrati trattati come? La Lega ha un’identità precisa, un messaggio forte, esprime una volontà chiara: esiste. Il centrodestra no, è sconvolto e solo tra qualche tempo si capirà qualcosa. Chi vota Lega sa che cosa vuole. La bizzarria è che in un momento simile la sinistra balbetta e rinuncia incredibilmente a lottare. Il Pd si arrocca posizioni liberal-democratiche che non fanno parte della sua storia. E il tema delle disuguaglianze sociali non è affrontato se non con alcune parole. I fatti parleranno e chiariranno.

I partiti restano enigmatici, incerti eppure potenti. Le identità, la consapevolezza, la dignità dell’impegno civile resta nelle associazioni.

Poi il potere forte dei deboli. Che è? Lo spauracchio dei poteri istituzionali, non il loro carburante. Quando i deboli si auto-organizzano allora diventano molto forti. Quando si accontentano dell’elemosina, no. Le vittime dei poteri istituzionali, che nulla hanno ricevuto se non le briciole, i meno abbienti ovvero poveri, potrebbero avere la grande occasione di farsi sentire, sempre che dopo tante delusioni finalmente lo vogliano, unendosi.

 


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