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“Game of Thrones” pornografico? Freccero risponde per le rime

Creato il 16 maggio 2013 da Sulromanzo

“Game of Thrones” pornografico? Freccero risponde per le rimeNei giorni scorsi abbiamo letto dell'ennesima crociata pseudo-religiosa contro una trasmissione televisiva. Stavolta sono stati quelli dell'Aiart, l'Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione nata nel 1954 da una costola dell'Azione Cattolica, che, invece di prendere il telecomando e cambiare canale, hanno pensato bene di chiedere alla Rai l'eliminazione del serial Trono di Spade ( Game of Thrones in origine) perché "il programma è volgare, pornografico con insistite scene di violenza e di sesso, quasi gli autori fossero impegnati ad ottenere l' oscar della depravazione. È tollerabile che la Rai, servizio pubblico, alle 21 entri con un programma a luci rosse nelle case degli italiani?".

Probabilmente se la stessa richiesta fosse venuta da un'associazione musulmana staremmo qui a parlare di censura medievale. Invece il presidente dell'Aiart, Luca Borgomeo, anni 72, si erge a paladino di una sorta di morale universale chiedendosi "perché in un Paese civile si deve sopportare l'incultura del servizio pubblico radiotelevisivo?"

La risposta, a tono, a Borgomeo, giunge dal direttore di Rai4 (canale che mette in onda la serie tv americana dal 2 maggio scorso) Carlo Freccero, anni 66. "Su questa serie ci sono decine di pubblicazioni e corsi di filosofia nelle università americane, come si fa a definirla pornografica? [...] Senza le situazioni criticate da Aiart, il senso di pericolo e la descrizione delle pulsioni dei protagonisti verrebbero a mancare, falsando completamente il ritratto, fantastico ma verosimile, di uno spietato gioco di corte pseudo-medievale. Sarebbe come chiedere di rimuovere dalla mitologia le azioni più crudeli degli Dei o di espungere dalle tragedie greche i passaggi più violenti, come la morte di Clitennestra nelle Coefore di Eschilo".

Al di là dell'astio personale che indubbiamente esiste tra Borgomeo e Freccero, ciò che resta è la polemica dal sapore antico, e non certo per la citazione del direttore di Rai4. Ai tempi di internet e della televisione digitale, ma soprattutto dopo 30 anni di televisione generalista che ha mostrato di tutto e di più, non è forse il palinsesto di Aiart a necessitare di una decisa revisione?


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