Più che una scommessa elettorale, quella di Oscar Giannino è una sfida culturale.
Pubblicato: Lun, 04/02/2013 - 16:00 • da: Redazione di Fermare il Declino
Da Il Tempo
L'economista rimanda al mittente l'appello di Berlusconi, lanciato ieri su Il Tempo. L'ex premier ha chiesto a Giannino di ritirare la sua lista per non togliere voti al centrodestra. Lui, invece, non si stanca di ripetere la ricetta per rimettere in moto l'Italia. Garantisce sostegno alle imprese e alle principali vittime della crisi: giovani, donne e disoccupati.
I sondaggi gli danno ragione. Non avrà la popolarità di
Beppe Grillo ma condivide con il comico il traguardo di aver creato, senza soldi pubblici e senza tv, un partito.
«Fare per Fermare il declino» catalizza il consenso di una parte della società italiana, convinta che non possono «salvare» l'Italia quelli che hanno la responsabilità del pantano in cui siamo finiti.
Giannino, cosa risponde a Berlusconi che le ha chiesto di ritirarsi?
«Di tutto cuore e con rispetto, respingo l'appello. Berlusconi ha una concezione patrimoniale anche dei voti. Non sono voti suoi, sono voti che ha perso». Sia l'ex premier sia Alfano hanno ripetuto che i consensi che lei avrà alle elezioni saranno, di fatto, dati alla sinistra. «Bè, intanto se fossimo trascurabili non avrebbero questa preoccupazione. Berlusconi e Alfano mi accusano di far vincere la sinistra, Ambrosoli a
Milano mi accusa invece di far vincere la destra». Un merito essere criticato da entrambi i lati, non trova? «In effetti è confortante. Con me ci sono persone che non avrebbero più votato né il centrosinistra né il centrodestra e sono contento del percorso che abbiamo fatto in queste settimane».
Chi è interessato alla proposta politica di Fare per fermare il declino promuove più il vostro programma che un leader...
«Il programma si è rivelato contundente, tanto che nessuno, a destra e a sinistra, sostiene di condividerlo».
Meglio per voi, no?
«È bene che la gente capisca che le cose le possono cambiare soltanto quelli che non hanno governato negli ultimi diciotto anni».
Che ne pensa della «proposta schock» di Berlusconi, restituire l'Imu, in contanti, agli italiani?
«È un'alternativa al cinema. Gli italiani hanno visto un film di fantascienza gratis. È la sesta volta che Berlusconi prova a convincere gli elettori: come se una donna per diciotto anni facesse promesse al marito e poi continuasse a tradirlo».
Non ritiene fattibile la restituzione dell'Imu?
«Da un punto di vista tecnico alla proposta di Berlusconi mancano le coperture. Dovrebbe dire quali sono le voci di spesa, cosa e come tagliare, come abbiamo indicato noi nel nostro programma. Vede, la cosa scandalosa dell'Imu è che lo Stato l'ha usata come un bancomat. Invece deve essere lasciata ai Comuni, è un pilastro della loro autonomia finanziaria. Inoltre è stata messa l'Imu anche sui beni strumentali d'impresa e questo ha aggravato la situazione delle aziende. Ma come si fa a chiedere agli imprenditori di pagare una tassa sugli immobili invenduti? Sarebbe come chiedere alla
Fiat di pagare le tasse sulle auto ferme nei suoi stabilimenti. Infatti alla Fiat nessuno ha chiesto niente. Noi siamo per l'abolizione totale dell'Irap e per lavorare su Irpef e cuneo fiscale».
Ma lei crede che la proposta di Berlusconi avrà successo negli elettori?
«Forse un 17-18% potrebbe ricaderci ma ormai un 15% di voti l'ha perso».
Le dà fastidio che Bersani e Berlusconi continuino a insistere sul «voto utile», quello per il Pd e per il Pdl?
«Se il voto utile servisse a far restare al governo chi già c'è stato, avremmo ancora Mussolini. Il punto è che sia il Pd sia il Pdl si illudono di rimanere tali e quali come in questi anni. Con Monti nella parte di Mastella. Il mio appello è che se avessimo un Parlamento zoppo, senza maggioranza al Senato, dovremmo prendere l'impegno di cambiare la legge elettorale e rivotare».
Qual è la «ricetta Giannino» per uscire dalla crisi?
«Per 6-7 anni la Germania si è rimboccata le maniche e ha abbassato spesa pubblica e tasse, raggiungendo anche il pareggio di bilancio. Questa è la strada: giro di vite a spesa e tasse, rivedere il welfare a favore di donne e disoccupati. Meno imposte e contributi per i giovani. Non dobbiamo copiare, non siamo la Germania ma serve una svolta».
Invece negli altri partiti c'è la corsa a criticare i tedeschi e la Merkel...
«Sulla Merkel Berlusconi e Fassina la pensano allo stesso modo, sperano che perda e che i tedeschi facciano più deficit».
In questi mesi non si è mai detto "Ma chi me l'ha fatto fare, dovevo continuare a scrivere sui giornali"?
«Mi trovo a reddito zero e ad aver intaccato in modo rilevante i miei risparmi. Ma sono convinto che l'Italia si può cambiare. Dobbiamo provarci»
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