La verità è che il vero titolo di questo post dovrebbe essere:
GarageBand: la morte della musica…
Però, sai, uno non vuole essere pessimista, vuole vedere positivo… e allora eccoci qui. A scoprire come un ammasso non casuale di bit interpretati da una macchina (quelli che compongono il codice del programma GarageBand) possa rivoluzionare la maniera di fare musica.
GarageBand, per chi non lo sapesse, è un programma dato di default col mac (non Donald’s. Il computer, dico), che permette di effettuare registrazioni multitraccia. Vale a dire registrare strumenti diversi uno alla volta e poi di risentirli assieme.
Insomma simulare una band, se così si può dire.
Non è professionale, ma fa il suo sporco lavoro. Ha tutto quello che serve per registrare, qualche simpatico effetto (distorsioni, riverberi, ecc…).
Ma va bene, non sono qui per descrivere GarageBand. Trovate tante informazioni sul nuovo santo del nostro tempo, Google ( :) ), oppure potete accontentarvi di quanto dice la Apple:
GarageBand trasforma il tuo iPad, iPhone o iPod touch in una raccolta di strumenti Touch e in uno studio di registrazione completo, così puoi fare musica dove vuoi.
Ci sono inoltre innumerevoli tutorial, anche con video esplicativi (questo mi pare carino)
Tuttavia qui il punto è un altro.
Il punto è la simpatica canzoncina che trovate allegata a questo post. Un motivetto funky composto una di queste sere, in un momento di relax in cui mi sono detto “ma vediamo cosa può fare questo GarageBand”….
E quindi mi metto a smanettare, scopro che insieme al programma vengono forniti vari loop (pezzettini di brani suonati da un singolo strumento che possono essere suonati in maniera ripetitiva, in “loop”, come ad esempio un giro di accordi o una ritmica con la batteria). Per essere suoni “regalati” di default con il programma non sono per niente male, e quindi prova questo, prova quell’altro, incolla qui, incolla là, eccoti che esce fuori un brano.
Bello, no?
E invece no! La situazione è gravissima!
Ok, ok, sto per fare un po’ di polemica, ma fondata.
Il fatto che per fare un pezzo carino ed orecchiabile bastino un computer, un sequencer tipo garageband e – questo sì mi lascia basito – 20 minuti può essere una buona notizia oppure drammatica.
Alcuni interrogativi mi portano a pensare che si rischia sempre di più di produrre “prodotti” musicali, o peggio, “spazzatura” musicale.
Infatti dov’è l’ispirazione?
Dov’è l’idea musicale, la scelta delle varie possibilità armoniche, la fatica nel capire come organizzare le varie parti del brano?
Non spariscono, ma vengono sostituite da meccanismi di prova / errore in cui si aggiunge materiale musicale al brano, si vede se ci sta bene, poi si cancella e così via. Prove, cancellazioni, aggiunta di tracce, applicazione di effetti…
La musica elettronica fatta bene è tutto un altro discorso, ovviamente.
Ma quattro click per fare un brano che potrebbe essere usato tranquillamente per un videogioco mangiacervello mi esaltano e mi preoccupano allo stesso tempo.
Ancora alcune domande rimangono senza risposta:
- musicalmente parlando, qui si progredisce o si torna indietro?
- i brani composti con i loop sono musica o fuffa?
- siamo ad una rivoluzione musicale o ad una involuzione musicale?
- e soprattutto…. GarageBand devo cancellarlo dal computer?
Oggi mi fermo alle domande.
Le risposte le lascio a voi… e ad un prossimo post (maybe… tanto per rimanere ad un certo non-livello musicale).