Suona ancora una volta questa parola in aula e Alberto Stasi, «biondino dagli occhi di ghiaccio», come è stato definito dalla stampa,ha sorriso a lungo e ha abbracciato i suoi legali.
Poi, insieme all'avvocato Angelo Giarda, ha pianto. «Alberto in questi quattro anni ha vissuto malamente, -ha detto il professor Giarda- come chi sa di essere innocente e si vede colpito da affermazioni improprie e inadeguate come da espressioni assassino». Alberto Stasi, imputato per l'omicidio di Chiara Poggi, è stato assolto dai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano che hanno così confermato la sentenza di primo grado. Ad uccidere Chiara, non è stato lui.
L’assassino, quindi, è ancora in libertà.
«Tutti gli elementi hanno portato ad escludere la colpevolezza di Alberto Stasi». Lo ha detto il professor Angelo Giarda, uno dei difensori di Alberto Stasi, dopo la lettura del dispositivo con cui i giudici della Corte d'assise d'appello di Milano hanno confermato la sentenza di primo grado assolvendo di nuovo il giovane dall'accusa di aver ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi. Giarda ha ribadito che «tutto quel che è avvenuto non è stato altro che la conferma di quello che abbiamo sempre sostenuto: la non responsabilità di Alberto».
E a chi ha fatto notare al legale che comunque è ancora libero un assassino e gli ha chiesto se si fosse fatta un'idea di chi sia stato ad assassinare Chiara Poggi, il professor Giarda ha risposto: «io difendo Alberto Stasi e non tocca a noi dirlo. Chi deve fare le indagini sa cosa fare. Le indagini investigative - ha continuato con il tono seccato - non sono affari nostri. Noi non ci sostituiamo alla Procura della Repubblica».
«Non mi arrenderò, ho ancora fiducia nella giustizia», il commento di mamma Rita che dal 13 agosto 2007, giorno del delitto, continua a chiedersi chi e perchè ha ucciso sua figlia.
Cinque ore di camera di consiglio il collegio presieduto da Anna Conforti, affiancata dal giudice a latere Franco Tucci e da sei giudici popolari, due donne e quattro uomini, hanno creduto all'innocenza dell'ex bocconiano.
Non ha convinto l'impianto accusatorio del sostituto procuratore Laura Barbaini, nè la richiesta, avanzata insieme alla parte civile, di riaprire il dibattimento sull'omicidio di Garlasco chiedendo nuove perizie. Sono bastate cinque udienze per arrivare a una sentenza e mettere fine, almeno per ora, ai «4 anni da incubo» vissuti da Alberto. In attesa di conoscere se i genitori della 26enne faranno ricorso in Cassazione, come probabile, Alberto prova a riconquistare un pò di serenità lontano da telecamere e microfoni.