“Al di là della questione degli ascolti, ci sono due cose sulle quali chiedo delle spiegazioni meno banali di quelle sin qui fornite dai vertici Rai relative a Mission. La prima riguarda la sperimentazione”. Lo dichiara il senatore Maurizio Gasparri che aggiunge: “Il direttore di Rai Uno, suppongo sostenuto in questo dal direttore generale, ha osato sperimentare sulla rete ammiraglia un nuovo format. Nulla di strano se non fosse che la Rai ha una serie di altri canali digitali nati apposta per sperimentare, sui quali si investono cospicui soldi pubblici e che avrebbero potuto degnamente ospitare Mission. Sarebbe stato un bel modo per dimostrare che la Rai non è solo un gran carrozzone, ma ha voglia di valorizzare tutti i suoi canali dando spazio a nuovi generi di infotainment per quanto discutibili come questo, in cui il reality prevale di fatto sul reportage. La seconda riguarda la realizzazione del docu-reality in sé. Intanto vorremmo sapere chi ha pagato la permanenza nei vari campi profughi, qual è stato il compenso dei personaggi cosiddetti famosi che vi hanno partecipato e quale invece il ritorno in termini di donazioni da parte del pubblico. Per non parlare poi di quanto eventualmente ha perso la tv pubblica, considerando che gli ascolti sono stati un flop, peraltro prevedibile, e che difficilmente si riprenderanno nelle puntate successive. La Rai intanto sembra ostinata ad andare avanti. Ci piacerebbe avere spiegazioni più chiare sul perché di questo accanimento, giacché le motivazioni umanitarie sono francamente risibili, anche considerando il palinsesto globale della tv pubblica, in cui lo spazio dedicato al sociale è veramente ridicolo”.
Magazine Media e Comunicazione
Gasparri: “Mission è stato un esperimento non giustificato” (Italpress)
Creato il 06 dicembre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
“Al di là della questione degli ascolti, ci sono due cose sulle quali chiedo delle spiegazioni meno banali di quelle sin qui fornite dai vertici Rai relative a Mission. La prima riguarda la sperimentazione”. Lo dichiara il senatore Maurizio Gasparri che aggiunge: “Il direttore di Rai Uno, suppongo sostenuto in questo dal direttore generale, ha osato sperimentare sulla rete ammiraglia un nuovo format. Nulla di strano se non fosse che la Rai ha una serie di altri canali digitali nati apposta per sperimentare, sui quali si investono cospicui soldi pubblici e che avrebbero potuto degnamente ospitare Mission. Sarebbe stato un bel modo per dimostrare che la Rai non è solo un gran carrozzone, ma ha voglia di valorizzare tutti i suoi canali dando spazio a nuovi generi di infotainment per quanto discutibili come questo, in cui il reality prevale di fatto sul reportage. La seconda riguarda la realizzazione del docu-reality in sé. Intanto vorremmo sapere chi ha pagato la permanenza nei vari campi profughi, qual è stato il compenso dei personaggi cosiddetti famosi che vi hanno partecipato e quale invece il ritorno in termini di donazioni da parte del pubblico. Per non parlare poi di quanto eventualmente ha perso la tv pubblica, considerando che gli ascolti sono stati un flop, peraltro prevedibile, e che difficilmente si riprenderanno nelle puntate successive. La Rai intanto sembra ostinata ad andare avanti. Ci piacerebbe avere spiegazioni più chiare sul perché di questo accanimento, giacché le motivazioni umanitarie sono francamente risibili, anche considerando il palinsesto globale della tv pubblica, in cui lo spazio dedicato al sociale è veramente ridicolo”.
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