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Gattaca 2012, quando le Olimpiadi guardano al futuro

Creato il 04 agosto 2012 da Tiba84
Gattaca 2012, quando le Olimpiadi guardano al futuroPiù che sul pessimo servizio Rai, che alterna a qualche gara una serie inenarrabile di interruzioni, le Olimpiadi di Londra offrono, per ragioni diverse, una riflessione ben più interessante su due atleti e sul futuro dello sport. Accogliendo come plausibile ll'accusa statunitense, ai miei occhi non c'è troppa differenza tra le protesi di Oscar Pistorius (su cui Micheal Johnson ha espresso un parere chiaro) e la modificazione genetica della Ye. Non si tratta, certamente, di un cambiamento fisico indotto dall'uso del doping, né ha a che vedere con quella distruzione scientifica del proprio fisico che questo comporta: le protesi di Pistorius lo aiutano a superare un limite fisico permettendogli di compiere uno sforzo atletico altrimenti impossibile; similmente la modificazione genetica della cinese, sempre che non si tratti di fantascienza, non lede la sua umanità. Aprono, però, a prospettive inquietanti e ad un futuro fragile, in cui lo sport entra in un'era diversa.
Preveggente, da questo punto di vista, era stato Topolino, che nei numeri di luglio aveva raccontato una storia che si svolgeva alle Olimpiadi di Londra in cui gli atleti di una nazione risultavano modificati geneticamente da una macchina che li rendeva indistruttibili e infallibili: mostri, più che "esseri umani". Vengono in mente anche Gattaca e Blade Runner, nei quali si racconta di un'umanità modificata, nel primo attraverso la costruzione genetica che preordina la vita di ognuno, eliminando ogni vincolo di scelta, nel secondo attraverso la costruzione di macchine simili e migliori dell'uomo per gli aspetti meccanici, ma diversi per aspetti sentimentali più umani. Similmente, queste Olimpiadi sembrano aprirsi, volontariamente nel caso del sudafricano, illegittimamente per la cinese, ad un'era diversa per lo sport. E preoccupa la necessità di pensare lo sport e le competizioni internazionali come una sfida sempre più tecnologizzata e sempre meno umana, perché l'evoluzione genetica trasforma gli uomini con i loro difetti e le loro particolarità in macchine ben costruite, ma limitate ad quell'unico aspetto della competizione olimpica che devono vincere.
Gattaca 2012, quando le Olimpiadi guardano al futuroAl dubbio che l'uomo possa mai competere con la natura, cioè se sappia costruire macchine altrettanto perfette che quelle della natura (tanto che, viene da chiedersi se la perfezione con cui si guarda a certe mutazioni genetiche sia tale), si aggiunge quello di un'umanità disumanizzata e privata di una vita vera: come definire un'esistenza costruita solo per vincere una gara, senza che null'altro sia importante o possa contare?
La riflessione riguarda quest'aspetto, perché conduce la competizione sportiva all'opposto di quello che dovrebbe essere e, più che spostare l'asticella dei limiti umani, frantuma l'umano sotto l'ordine meccanico. Si apre una nuova era, se vogliamo, sia perché le modificazioni genetiche tolgono umanità alla vita degli atleti, sia perché nella decisione di far competere Pistorius con i normodotati si respira una condizione simile, in cui è sempre la meccanica ad agire sul corpo dell'uomo. Alcune domande sorgono inquietanti. Dov'è il limite che l'aiuto meccanico può fornire all'atleta, se nel caso di Pistorius un corridore non ha una parte delle gambe e sostituisce l'assenza con arti meccanici? Dov'è l'umanità di atleti costruiti in provetta solo per vincere una gara? La vita è tecnica e meccanica o anche qualcos'altro? Il caso di Pistorius, inoltre, ci colpisce perché proviamo un'umana compassione per un atleta sfortunato e che ha saputo lottare contro i limiti fisici, ma la sostanza non cambia. Vederlo competere con atleti normodotati può esaltarci per quel messaggio di superamento dei limiti dell'umano, ma apre prospettive incerte sulle modalità di superamento dell'umano.
Situazioni inquietanti e affascinanti, quelle portate da questi due esempi; esse, infatti, non interrogano solo la natura dello sport come manifestazione di un miglioramento di sé, ma la rilevanza del modo in cui questo viene fatto. Se lo facciamo geneticamente o meccanicamente, potrà essere affascinante, ma forse è un'altra categoria. Forse è un'altra storia.
E vi aggiungo quella preoccupazione che scrivevo prima: sostituendo la macchina all'uomo, siamo sicuri che tutto sia "più perfetto"? Siamo sicuri di saper fare le cose meglio della natura? Di fronte alla storia naturale, infatti, la storia umana è spesso un ammassarsi di fallimenti ed errori.

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