In Gaza we don’t have water and when we have water, we can’t make it ice since the electricity is off most of the time. So my cousin Hafiz, My nephew Khalid and I used remains of a destroyed house to participate in this challenge. I am not nominating anyone for this challenge but I am asking you all to show solidarity with Palestinians and to participate in this challenge.
Thank you in advance. [Abu Yazan, Gaza]
Dopo settimane di immagini e video di famosi che si tirano secchi d’acqua gelata in testa per, dicono, sensibilizzare l’opinione pubblica ed incoraggiare le donazioni a favore della ricerca sulla SLA, è diventata virale nella rete e si sta diffondendo un’altra sfida, la risposta a tutti quelli che si sono divertiti a giocare, chi in America, chi in Europa, ai secchi d’acqua, questa volta per sensibilizzarci sulla pulizia etnica in corso a Gaza.
Sto parlando del #RubbleBucketChallenge, campagna promossa da uno studente dell’Università di Gaza, Maysam Yusef, che, seguendo l’onda pubblicitaria della campagna per la SLA, ci ricorda che a causa della guerra e la devastazione perpetrata dai magnacci dell’economia, l’oro blu sta diventando un bene di lusso.
Torniamo un momento alla SLA e all’#IceBucket Challenge che tanto ha spopolato in rete. In poche parole, si tratta di questo: una persona si tira un secchio d’acqua gelata in testa ed invita un “nominato” a sua scelta a fare lo stesso entro 24h, la pena per dare forfait è fare una donazione alla ALS Association (associazione di ricerca sulla SLA negli Stati Uniti) o alla Motor Neurone Disease Association, la corrispettiva inglese.
Un gioco divertente insomma questo Ice Bucket Challenge, ha fatto sorridere i fan di attori e politici che si sono “lavati la coscienza”, diciamolo pure (non tutti hanno fatto una donazione, ndr), facendo vedere di essere “interessati” alla causa medica in questione.
Senza dubbio, il merito maggiore della sfida del secchio ghiacciato è stato quello di rinnovare la riflessione su problemi come la mancanza d’acqua in ¾ del pianeta, il prosciugamento delle falde acquifere e la desertificazione, la privatizzazione dell’acqua e così via. Certo la maggiorparte del pubblico si sarà limitato a condividere sulle reti sociali il video dell’attore preferito che si fa una doccia gelata… ma sono convinto che a moltissime persone sono girati i coglioni quando hanno visto i riccaccioni del jet set hollywoodiano ed i politici del “mondo occidentale” giocare coi secchi d’acqua mentre almeno un intero continete muore di sete.
Magari proprio tra le reti sociali, tra i più giovani soprattutto, dove pullula la madre di tutte le malattie, l’ignoranza, un’iniziativa come la #RubbleBucketChallenge potrebbe cominciare a diffondere, o “viralizzare” se preferite, la responsabilità che ognuno di noi ha, in quanto essere umano, di preservare l’acqua, il bene più prezioso del mondo. L’oro, ragazzi, non si beve.
“Qua a Gaza non abbiamo acqua e quando ce l’abbiamo non possiamo fare il ghiaccio fintantoché non c’è l’elettricità” – ci racconta Abu Yazan, nel video d’apertura di questo articolo.
Da Gaza i palestinesi ci inviano i video con le loro secchiate di sabbia e macerie, quello che è rimasto delle loro case, in seguito al terribile genocidio commesso da Israele ed i suoi alleati (tra cui l’Italia che gli ha venduto gran parte delle armi) per meschine ragioni economiche e ridicoli principi religioso-culturali, un po’ come le Crociate del Medioevo.
Non ho parole per descrivere l’inutilità delle persone che si truccano con falsa empatia, ipocriti che parlano di cooperazione internazionale, azioni umanitarie ed alto al fuoco, mentre durante i loro comizi, i loro incontri diplomatici, le loro cene di gala e le loro coglionate goliardiche con tanto di secchiate di ghiaccio in testa, muoiono migliaia di persone innocenti.
Con l’iniziativa dell’Ice Bucket, l’americana ALS ha raccolto finora circa 90 milioni di dollari, da destinare alla ricerca sulla SLA, rispetto ai 2,5 milioni del 2013 [dati ALS Association] . Una bella differenza, non c’è dubbio, e ne sono contento ma resto sempre dell’opinione che dovrebbero essere i governi a finanziare la ricerca medica al 100% ed il denaro, invece di uccidere, non dovrebbe più essere d’intralcio alla ricerca scientifica e la conseguente evoluzione umana… comunque, di questo ne ho già parlato in articoli come: “La vera evoluzione è rinunciare ai soldi. Non ci servono più” o “I crimini delle farmaceutiche” .
Quest’articolo è dedicato a Maysam Yusef, Abu Yazan, alle loro famiglie, a tutto il popolo palestinese ed a tutti coloro che muoiono per guerre e carestie.
Dalla Cina all’Africa, dovunque siate, scusateci ma la guerra che fanno qua, nell’indolente occidente delle secchiate d’acqua, è quella di mantenerci seduti sulla poltrona a guardarvi morire in televisione. Siamo il gregge dormiente, gli schiavi che allestiscono con sorrisi e storielle deprimenti la facciata di questa scoria di mondo in cui ci hanno ridotti a vivere.
Oggi è Gaza, domani un altro paese, un altro popolo, altra gente innocente. Persone che muoiono per il gusto dei potenti di giocare a chi ce l’ha più grosso.
Pace e amore.
Matteo Vitiello
Leggi anche:
-
Italia, signora della guerra. Tutti i dati sul commercio d’armi (aggiornato 2014)
-
La crisi del dollaro e il controllo degli idrocarburi: il filo conduttore tra Ucraina, Striscia di Gaza, Iraq, Siria e Libia
-
Il sionismo dal XVII Secolo ad oggi