Masochismo di gruppo insomma.
Nana è forse il manga più conosciuto e più di successo di Ai Yazawa.
Per molti Nana è diventato una sorta di punto di riferimento nel mondo degli shojo.
Per la storia così complessa, per la moltitudine di personaggi e di caratteri diversi, per il fascino indiscusso della strana amicizia tra le due Nana.
Nana è la storia di due ragazze con lo stesso nome che s'incontrano per caso sul treno per Tokyo, entrambe proiettate verso una nuova fase della loro vita.
Una è una ragazza molto graziosa, vestita alla moda, con un ragazzo e degli amici che l'attendono a Tokyo, entusiasta della vita.
L'altra è una specie di punk, una cantante senza band, sola al mondo, di poche parole, con un'ossessione, più che un sogno, per la musica.
Rileggere Nana dopo tanto tempo è stato strano.
In quei lontanissimi anni che sono stati l'adolescenza lo adoravo e lo divoravo.
Nana e Hachi sono state il mio "mito", sono state idealizzate e imitate da tantissime ragazze: all'epoca in qualunque forum c'era sempre un dibattito su "quale Nana sei?". Non parlo di cosplay ma proprio di atteggiamenti: due migliori amiche diversissime tra loro che stringono quest'amicizia fortissima e complicata, più vicina all'amore.
Questi sono forse il momento più felici dell'intero manga: beata gioventù e beata spensieratezza.
Nana e Hachi felici nell'appartamento 707, i Blast che si ricompongono a Tokyo, l'arrivo di Shin, i disastrosi lavoretti di Hachi, la sala prove, i primi concerti.
Momenti felici.
E il brutto è che mentre ri-leggi sai che questa loro spensieratezza non tornerà mai più. Perché è un maledetto shojo-manga (una sorta di raffinata soap-opera per i comuni mortali) e quindi sai che presto succederà qualcosa.
E volume dopo volume succedono: tante piccole cose che innescano una piccola valanga.
E tu lettore sei lì, impotente, a guardare le crepe che si stanno per creare in un mondo che è ancora perfetto.
Ai Yazawa è un mostro di bravura e di crudeltà.
I suoi disegni sono praticamente perfetti: i dettagli, le espressioni, le tavole senza parole.
La storia è un ingarbugliamento unico, un fedele ritratto di quello che è l'esistenza.
Per questo forse, secondo me, l'opera migliore di Ai Yazawa non è Nana ma, ancora, Cortili del cuore, per la sua leggerezza e vitalità, le stesse che si ritrovano in questi primi numeri.
Per tutto il resto del manga sono questi momenti che vengono sempre ricordati.
La storia e tutto quello che seguirà per me ad un certo punto diventano "troppo", non so come spiegarlo: non si tratta più di shojo ma di una storia complessa, quasi vera, come se fosse accaduta a un amico lontano, e per questo dolorosa.
Pur prendendo questa piega un po' cupa e drammatica però Nana è uno di quei manga che vuoi sapere come andrà finire, che non riesci a smettere di leggere e che ti domandi se tutti saranno mai ancora felici come in questi primi divertenti numeri.
Altri partecipanti:
A Clacca piace leggere...
Nana Osaki - una delle mie immagini preferite
Nana/Hachi - altra immagine preferita
Il famoso appartamento 707