In cosa consiste il progetto Erasmus? In una "gita lunga" di studenti italiani in una università europea, e viceversa. Le "gite hanno una durata variabile da 3 a 12 mesi, con un particolare addensamento nelle durate brevi, per ragioni di bilancio. Durata media: intorno ai 6/7 mesi.
C'entra qualcosa, Matteo Renzi, col varo di questo progetto? Non credo, visto che il progetto è nato nel 1987, quando renzino aveva aveva 12 anni, forse frequentava la seconda media, e nel tempo libero si formava all'oratorio, giocando a calcio balilla. Ma tant'è. Nel "Discorso della Corona", che sta preparando da giorni per la ceriomonia d'inizio della presidenza italiana in Europa, la slide della settimana sarà la "Generazione Erasmus". Che detta così non significa una beata minchia, e ancor meno significa quando si guardino le cifre, i dettagli, i risultati concreti.
Nella nascita di Erasmus l'Italia non c'entra nulla. Leggiamo su Wikipedia che "...il progetto nacque grazie a un'iniziativa dell'associazione studentesca Egee (oggi Aegee) fondata da Franck Biancheri (poi divenuto presidente del movimento trans-europeo Newropeans) che nel 1986-1987 convinse il presidente francese François Mitterrand ad appoggiarne la nascita..."
Dunque nasce da un personaggio genuinamente europeista come Biancheri, e non certo da chi potrebbe amare l'Europa solo a patto di poterne violare le regole ad libitum.
Generazione Erasmus??? Vogliamo parlarne? Gi studenti italiani che in 27 anni hanno partecipato al progetto Erasmus sono stati circa 270.000 (cifra fornita da Eurostat). Circa 10.000 studenti all'anno, per circa sei/sette mesi di soggiorno. Davvero pensiamo che sei/sette mesi di studio - con connessi problemi di lingua - in una università inglese, o spagnola, o turca, o portoghese, possano cambiare il valore di un curriculum, o la professionalità di un laureato italiano? Davvero pensiamo che un soggiorno di mezzo anno accademico di 10.000 studenti su una popolazione universitaria di 1.000.000 di studenti possa cambiare la qualità di fondo dei laureati italiani?
Qualcuno di voi può affermare, in tutta onestà, di avere in famiglia, o nella cerchia dei propri amici, conoscenza DIRETTA (e non per sentito dire) di un ragazzo a cui sei mesi di medicina a Istambul abbiano cambiato le prospettive di vita, d'impiego, di carriera? Andiamo!
Certo, lo so, lo so... Sei mesi a Lisbona è meglio farli che non farli. Ma non cambiano la vita, e il 99% degli studenti universitari italiani ogni anno non ha neanche questo Grande Privilegio.
Infine: nella "visione da slide" di "Generazione Erasmus" è insito anche un retropensiero "generazionale". "Generazione Erasmus" non è solo bello, è anche "ggiovane". Davvero? Vediamo.
I pionieri di Erasmus (i "ragazzi dell'87") oggi hanno presumibilmente fra i 46 e i 50 anni, la pancetta, moglie, figli. Alcuni ce l'hanno fatta (molti "a prescindere" da que sei mesi a Barcellona di 27 anni fa). Altri arrancano, nonostante Erasmus. Le ultime generazioni "Erasmus" (diciamo gli ultimi 5 anni di partecipanti) oggi hanno 24/30 anni, sono felicemente precari (i più fortunati) o disoccupati, e dipendenti dalla pensione dal papà anche per le sigarette.
Ecco, questo è il contenuto di "Generazione Erasmus". L'ennesimo titolo, con dentro niente. Come dite, che invece dentro c'è qualcosa? Io non posso giurare il contrario. Ma certamente qualche renzino - magari formatosi all'alta scuola della Boschi o della Madia, sarà in grado di fornirmi un semplice dato di confronto: quali sono le percentuali di "erasmiani" e di "non erasmiani" che a distanza di 3, 5, 7 anni dalla laurea hanno oggi un lavoro stabile, decentemente retribuito, e correlabile al tipo di studi compiuti? Ci sono differenze statisticamente significative fra i due gruppi? Solo per capire.
Tafanus
0107/1030/1800