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Generazione ‘Pinokkio’

Da Giorgiofontana

Generazione ‘Pinokkio’Portale Ragazzi è un progetto per le nuove tecnologie ed i giovani promosso dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze con la collaborazione di istituzioni ed enti come l’Assessorato all’Educazione e l’Università degli studi di Firenze.
Scopo del progetto è la navigazione sicura e consapevole del web e la conoscenza delle nuove tecnologie applicate a temi specifici dall’arte, alla scienza fino all’ambiente.
Sin dall’anno scolastico 2006-2007 con il progetto “Tutti in rete” attraverso il quale l’Ente Cassa ha coinvolto direttamente i ragazzi delle classi primarie e secondarie nella progettazione del Portale, l’esperienza ha proposto numerosi percorsi didattici tali da integrare e favorire l’utilizzo della Rete e delle nuove tecnologie.
Dal Gennaio 2011, per andare incontro alle esigenze dei ragazzi ed alle nuove forme di comunicazione web 2.0, Portale Ragazzi ha lanciato WE:P la community, definita “il social network under 14”, per bambini e ragazzi sotto i 14 anni.
Rispetto ai social network dei ‘grandi’ WE:P è blindato, per garantire la protezione e la navigazione sicura da parte dei minori; la registrazione, per accedere ai contenuti pubblici, è aperta a tutti, mentre l’iscrizione ai gruppi, dove è possibile interagire, è aperta solo ai ragazzi iscritti ai progetti di Portale Ragazzi.
La registrazione è filtrata e autorizzata dai genitori; i ragazzi utilizzano nickname e proteggono la loro identità; vi sono gruppi, corrispondenti ai progetti, dove “tutti vedono tutti”; non vi è la chat ma i ragazzi comunicano attraverso post e commenti.
Da gennaio a maggio 2011 im numeri parlano di un notevole successo: 1800 Utenti, 3364 post pubblicati, 39484 commenti pubblicati, 14916 fotografie caricate, 344 documenti caricati, 754 video linkati.
E’ stata la “prova” di un social per ragazzi in cui, allo stesso tempo, si parla di argomenti didattici e si comunica con i compagni, in cui si socializza e si imparano ad utilizzare gli strumenti del web 2.0 e la netiquette “ le regole del buon comportamento su internet”.
La dottoressa Carlotta Bizzarri, della redazione WE:P, ha gentilmente risposto ad alcune mie curiosità che voglio condividere con voi.

Dopo una così ampia esperienza, dal 2006 siete operativi con il progetto ‘tutti in rete’ a Firenze, avete annotato un’approccio diverso negli ultimi anni, oppure è sempre costante la consapevolezza della virtualità nei
bambini e nei ragazzi?

Negli ultimi anni abbiamo constatato, girando per le scuole, come la virtualità nei bambini e nei ragazzi sia una variabile in forte crescita, soprattutto con l’esplosione dei social network. Tuttavia quello che manca è proprio la consapevolezza del cosa “si fa” in rete e di come questo “fare” sia parte integrante della quotidianità dei ragazzi, nel bene e nel male. Un consapevolezza che scarsa sia nei ragazzi che nei genitori ed in gran parte degli educatori.

Le relazioni online come sono percepite da loro?

Le relazioni online dai ragazzi sono viste in tre modi fondamentali:
“normali” se sono intrattenute con gli amici che normalmente feequentano poich+ rappresentano una continuazione dell’interazione offline, senza costi (a differenza degli sms o delle chiamate)
“virtuali” e quindi non reali se intrattenute con persone che non frequentano
“pericolose”se intrattenute con sconosciuti

Quanto c’è di ludico e quanto di drammatizzazione nella pratica dei rapporti online tra i ragazzi?

I ragazzi vedono nella “drammatizzazione” ovvero nel poter giocare ruoli diversi e attribuirsi identità diverse online una forma ludica, perchè diversa dall’esperienza diretta.

Quali sono le fragilità. le maggiori sensibilità a cui un minore deve essere educato e seguito in un attività di relazione in cui l’intelocutore si palesa dietro a identità che possono anche essere fuorvianti e false?

E’ necessario “educare” i ragazzi ad essere consapevoli delle proprie azioni sul web.
Proteggere i propri dati personali: non fornire indirizzo di casa, numeri di telefono etc
Utilizzare nickname ed evitare di mettere foto associate al proprio nome e cognome. Essere “astuti” e fare domande a chi non si conosce sul web oppure se si hanno dubbi sull’identità in modo da “smascherare” quella vera.

Gli adulti, ed in particolare l’ambito famigliare, sono un buono o cattivo esempio per i minori, nella vostra esperienza?

Ovviamente, per i più piccoli, l’esempio di  come navigare sul web  viene dai genitori. Tuttavia i genitori più che un cattivo esempio sono poco consapevoli del rapporto che i figli hanno con la Rete e rischiano o di disinteressarsene oppure di essere eccessivamente protettivi.

Il web serve alla creatività, serve a creare empatie e nuove sensibilità ?

Assolutamente si. Nella nostra esperienza con WE:P il social creato per gli under 14, abbiamo visto come i ragazzi  abbiano saputo “ambientarsi” in tempo reale  e “piegare” lo strumento alle proprie esigenze. Ad esempio, in assenza della chat che non è prevista dal social, hanno utilizzato i commenti dei post per chattare!

Alla fine delle esperienze virtuali i bambini sentono il bisogno di conoscere le persone con cui si sono relazionate?

Si, nel caso di WE:P, dove tutti i bambini sono registrati con un nick name e la scuola di riferimento, tantissimi sono stati i post ed i commenti in cui, a vicenda, si chiedevano chi erano in realtà.
Tuttavia la maggior parte dei ragazzi ha sottolineato l’importanza ed il valore aggiunto di poter conoscere ragazzi di altre scuole e fare nuove amicizie anche senza conoscersi dal vivo.

Cosa devono fare gli adulti quando i loro figli vogliono usare il web in casa, magari per giocare online?
Accondiscendere o forzare dei paletti precisi? e quali?

Gli adulti, secondo me, prima si devono documentare sui siti che i ragazzi vogliono/possono navigare e poi controllare cosa fanno i ragazzi online (ad esempio con strumenti di parental control), tuttavia senza dover stare con gli occhi addosso continuamente allo schermo dei ragazzi.
Bisogna invece sostenere lo sviluppo di un’autoregolamentazione dei comportamenti online, anche perchè visto la pervasività del web è impossibile controllare tutto ciò che i ragazzi fanno.

Cosa riserva il futuro del vostro progetto, resterà nell’ambito educativo o potrebbe trasferirsi fuori dalla scuola?

Per ora la vision e la mission di PortaleRagazzi è legata all’ambito scolastico, perchè è soltanto partendo dalla scuola che è possibile pensare ad un’ “educazione” all’utilizzo dei internet e delle nuove tecnologie che faccia dei ragazzi “internauti consapevoli”.


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