Questa foto è stata scattata in una fotocopisteria a Roma da una delle mie amiche di Facebook.
Si tratta di una pubblicità della Imas Grafica, che invita a svilire le donne e ad incentivare la cultura dello stupro.
Nell’immagine la solita tecnica pubblicitaria che riduce il corpo femminile ad un pezzo di carne, censurando tutto quello che sta attorno al corpo della donna, al vero valore delle donne e la vera nostra essenza.
Inoltre noto che il sedere è stato creato in pixel, quindi deduco che la rappresentazione femminile oltre ad essere svilente è stata privata anche della soggettività, riducendoci a immagini in pixel.
Questa pubblicità ha lo stesso impatto di quelle che hanno come strillo “ve la diamo gratis“, perchè si tratta di una donna trattata da proprietà, offerta al miglior offerente come un oggetto sessuale e irreale in quanto creata virtualmente.
A chi giustifica le pubblicità sessiste affermando che la colpa è principalmente delle donne che si prestano a questo scempio: pensate a questa, qui non è stata ingaggiata alcuna modella. Questa pubblicità vi farà capire che non è colpa delle donne visto che i pubblicitari saranno volentieri disposti a sostituirci con immagini pixelate il giorno che le donne apriranno gli occhi e non presteranno più fette di culo a nessuno.
E’ la cultura dei pubblicitari che deve cambiare. E’ colpa loro se l’immagine femminile viene violentata dalle loro “creatività” è loro la colpa se hanno manipolato le nuove generazioni alla dittatura del sessismo e dell’accondiscenza femminile a quest’ultima.
Questa cultura è stata inventata dagli uomini, le donne hanno acconsentito solo dopo. Ora questi “uomini” si serviranno della tecnologia taroccando il nostro corpo. Non basta dire “non presto più il mio corpo” ma bisogna dire IO NON CI STO, quindi sensibilizzare, boicottare, e gridare che questo trattamento noi non lo gradiamo.