Continua alacremente l'uscita dell'opera omnia dei Genesis, allegata a "Il Corriere della Sera" o a "TV Sorrisi e Canzoni". Edizioni rimasterizzate, quindi un vero piacere per le orecchie; a questo si aggiungano i libretti dettagliati, che non perdono nulla della precisione collezionistica del vinile che fu. Foxtrot: come non perdersi nel sacrale intro di mellotron di Watcher of the Skies per poi navigare sottocosta attraverso i sublimi episodi di Time Table, Get'em out by Friday, Can-Utility and the Coastliners, fino al gran finale in forma di suite del capolavoro (Supper's Ready), anticipato dal preludio hackettiano di Horizons?E l'orizzonte si sposta un po' più in là, con un altro prezioso mattone del sontuoso edificio: Selling England by the Pound. "Can you tell me where my country lies?" si chiede Gabriel nell'incipit di Dancing with a Moonlit Knight; sembra un bardo, l'impostazione è classica tanto che si scrutano già le vette del disco (Firth of Fifth e The Cinema Show), con i loro ritmi irregolari e le ampie aperture sinfoniche. Le colonne (I know what I like (in your wardrobe) e Battle of Epping Forest) fanno da cornice alle miniature (More Fool Me, After the Ordeal e Aisle of Plenty)
Poi, Gabriel decide che non è più aria, ma prima di levare le tende partorisce insieme ai suoi sodali un lavoro dai connotati melodrammatici dalle alte potenzialità multimediali. The Lamb lies down on Broadway è quasi una proiezione, un tentativo di volo pindarico a cui non tutti i fan dei Genesis sono pronti. Molto più che prog, The Lamb respira e aspira all'aria operistica in una sorta di portato teatrale rock.
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