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Genoa – Milan 1-1

Creato il 06 febbraio 2011 da Gianclint

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Troppe palle lunghe, tanto possesso palla, il caso Pato che si archivia quando agisce da prima punta centrale e benritrovati sulla terra.

Una gara sempre mediaticamente pompata fino all’esagerazione quella tra blurossi e nerorossi per via di quello che è successo 16 anni fa in un Genoa-Milan. La novità di quest’anno è il ritorno dei supporters rossoneri nel settore ospiti del Luigi Ferraris.

In casa Milan, Allegri lascia a sorpresa Cassano in panca nella “sua” Genova e concede un’altra chance a Pato, che affiancherà Ibra. Robinho gioca ancora dietro le punte, tornano dal 1′ Gattuso e Van Bommel. In difesa, turno di riposo per Antonini e su quella fascia agirà Bonera; a destra c’è Oddo, Thiago Silva torna dietro vicino a Yepes.  Il Genoa lascia in panchina l’argentino Palacio e si affida alla voglia di ben figurare dell’ex interista Destro contro i rossoneri per fare coppia là davanti con Floro Flores.

Mentre veniamo fermati sull’1-1 a Marassi, si segnalano dalla regia le vittorie del Napoli – svolazzante grazie all’Uomo dei Sogni Cavani. Si capirà la portata del danno per via dei soliti due punti trovati e poi persi subito dopo il triplice fischio finale della gara di Milano tra Inter e Roma – buon divertimento ai gufi.

Secondo x consecutivo per non far torto all’altra squadra della lanterna. Secondo x in a row dopo il doppio palo di Tania martedì scorso. La formazione rossoblu esegue perfettamente il game plan di Coach Ballardini: pressing alto e feroce e tanta aggressività sui portatori di palla dei rossoneri. Dopotutto, il canovaccio del gioco rossonero lo si conosce a memoria. O la forma è buona e qualche giocatore porta qualche imprevedibilità oppure sul campo della medio/bassa provincia italiana non se ne esce vivi: soprattutto se poi sugli esterni sei poco prevedibile e fai ridere su palla inattiva.

Quando manca la vena espressionista dei nostri, succede che anche un’aggressivita innocua come quella rossoblu basti e avanzi per formare il calcare alla manovra rossonera. Si sbatte ovunque manco ci fosse una muraglia cinese. In più ci si mette Robinho che, anche oggi, ha dato sfoggio di grande volontà sicuramente ma, per paura di non essere clippato, ha aggiunto anche oggi un’altra perla alla lunga serie di errori davanti alla porta. In più si spacca Destro: entra Palacio e la spinta genoana comincia a fare più del semplice solletico dei primi dieci minuti di partita.

Pato e Robinho sono costretti a fare i pendolari – sia per pressare che per cercare palloni interessanti. Nel lasso di tempo che passa dal vantaggio rossonero – sull’asse svedese/brasiliana – si vede praticamente il meglio dei nostri: la facilità con cui fanno sparire la palla e te la fanno ritrovare in fondo al sacco. In più ordine e organizzazione. Peccato che ci si accontenti e mentalmente si stacchi la spina alla prima difficoltà. Quello che sorprendeva era, comunque, la capacità di soffrire di squadra e portare comunque a casa il risultato anche in giornate di gioco latitante e di grande sofferenza. Ora sembra che basti il pari di Floro Flores per far emergere il peggio degli anni di oscurantismo ancelottiano.

La sensazione è che il Genoa stesso abbia cincischiato esageratamente nella prima frazione di gioco. Nonostante un mezzo ringhio da parte di Flamini – che si anticipare in uscita da Eduardo – e Marco Rossi –  che toglie la sfera dalla porta in scivolata – , la formazione di casa cresce di intensity e di convizione – trascinata dall’asse Criscito e Palacio e chiude a chiave ogni tentativo velleitario di Flamini, ansiato da Mesto. Sanno tutti, lontano un miglio, che quando siamo nei guai l’uomo che cerchiamo tutti è uno solo e quindi marcatura ad uomo sull’11 – oggi in perfetta tenuta bianca.

Kucka riparte come in contropiede come McCallebb ogni volta che ne ha la possibilità. Emanuelson e Cassano rilevano Matteo e Robinho per provare a dare una scossa alla partita. Peccato che, indietro di condizione come sono, invece che smuovere mari e monti sembrano addormentati anche loro dal coccolone preso dai nostri.

La gara finisce in pratica sul dito di Eduardo che toglie dalla testa di Ibrahimovic la palla del sorpasso – servito magistralmente da Alexandre Pato, sempre di fronte, dal palo opposto.

Rubo la frase ad un amico: Quando ti fa gol un colluttorio e l’attacco viene sbarrato da Kaladze forse è il caso di ridimensionare gli obiettivi … Ma sottolineo il forse.

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