E oggi un confronto in studio tra Vincenzo Canterini, allora comandante del Reparto mobile di Roma e Vittorio Agnoletto, l’allora portavoce del “Genoa social forum”.
Cosa successe e cosa ha stabilito la giustizia? Mentana vuole con gli ospiti raccontare e descrivere quello che è accaduto nelle giornate di Genova, e cercare di individuare le responsabilità e i responsabili, con nomi e cognomi. Dopo 11 anni dai tragici fatti del G8 di Genova del 2001 si continua a portare alla luce una delle pagine più vergognose e controverse della storia italiana, mettendo in evidenza gli innumerevoli tentativi di bloccare le inchieste, condizionare i testimoni, screditare gli inquirenti e indirizzare i processi.
Quel giorno la polizia compì atti di violenza inaudita “una macelleria messicana”, sono le parole che fissano quella scena, dette da Michelangelo Fournier, all’epoca vice dirigente. Un casino infernale. Una violenza sistematica. Uno scannatoio. Giorni che hanno sconvolto la vita dei protagonisti. Tanti film, tante parole sono state dette o scritte su quello che rimane una sconfitta per tutti. Perché ci fu quell’azione finale?
Che senso aveva quell’azione? Agnoletto: ” Devo dire che non ci sono due verità, i fatti sono stati verificati, le sentenze hanno smentito Canterini punto per punto, ci sono filmati, testimonianze. Nessuno può smentire quello che noi raccontiamo perché corrisponde alla verità, è tutto assolutamente documentato. Non potendolo smentire, hanno agito in un altro modo, praticando un’assoluta e totale omertà. Non c’è stata nessuna reazione da parte dei no-global, l’irruzione della polizia avvenne in piena notte, mentre diversi ospiti dormivano. Canterini può continuare a raccontare i fatti che non corrispondono al vero”.
Allora c’è qualcuno che ha barato, e qualcuno che si è trovato in mezzo e allora ritorna la domanda perché sono intervenute le forze speciali senza la presenza di terroristi e chi ha voluto il pestaggio
Evidentemente ci voleva un atto che servisse alla riabilitazione della polizia.
Canterini: ” C’è qualcuno che si è comportato nè moralmente nè professionalmente come un poliziotto. La Diaz fu una rappresaglia scientifica alla figuraccia mondiale per le prese in giro dei black bloc. Un tentativo, maldestro, di rifarsi un’immagine e una verginità giocando sporco, picchiando a freddo, sbattendo a Bolzaneto ospiti indesiderati assolutamente innocenti”. Agnoletto: ” Queste versioni sono state portate avanti per anni, l’omertà è stata incredibile, non si è ancora riusciti ad avere i nomi di chi partecipò, di chi è entrato, la reponsabilità della polizia è enorme, non è possibile che Caterini non sappia, giochiamo a nascondino, non si può dire che non si sa chi ha compiuto le azioni e da chi sono state ordinate e il “non siamo stati noi” non è sufficiente e dopo tutto questo tempo non regge”.
Resta in sospeso il perché si sia voluto dare una lezione così dura ai ragazzi. Pestaggi indiscriminati contro manifestanti pacifici e inermi e nessun vero black block che sia mai stato arrestato. La violenza dei semplici agenti di polizia non può essere nata così dal nulla, alimentata dal mero odio personale nei confronti di chi ha manifestato in quei giorni. I poliziotti che hanno tentato coraggiosamente di dire la verità hanno pagato duramente le conseguenze, considerati traditori.
La paura dentro la polizia non consente ancora oggi di trovare la verità. La polizia continua a mettere
Se la Cassazione ha messo la parola fine (almeno dal punto di vista giudiziario) a una vicenda durata oltre 11 anni rimane continuamente segnata da grandi polemiche, da recriminazioni, da falsità.
Auguriamoci che un giorno si possa fare luce in questa costante ombra bagnata di sangue e ingiustizia.