Una Sampdoria bella che finalmente ha saputo cogliere un trofeo importante – la Coppa delle Coppe – da poter affiancare alle tre Coppe Italia vinte negli ultimi anni. Un Genoa che con i denti ha conquistato la salvezza nel primo campionato di A dopo tanto tempo e che ora ha salutato l’artefice della rinascita – il professor Scoglio – e si è affidata a Osvaldo Bagnoli, costretto a lasciare dopo nove stagioni (e un incredibile scudetto) l’Hellas Verona attanagliata dalla crisi finanziaria e retrocessa in B.
Questa la situazione a inizi settembre del 1990, quando la Genova calcistica si appresta a vivere una storia di successi ed emozioni lunga due anni, ma dal mancato finale. Una storia così splendida e vera da potere ingannare.[1]
25/11/1990, Branco sigla il definitivo 1-2
La prima data chiave è il 25 novembre 1990, il giorno del derby d’andata. La Sampdoria è in testa con 15 punti, davanti a Juventus (14), Inter (13) e Milan (12). Boskov, allenatore dei blucerchiati dice che il derby della Lanterna è una partita come le altre e poi il Genoa di punti ne ha solo 8. Il campo lo smentisce subito. I rossoblù imbrigliano gli avversari e al 26′ vanno in gol con una proiezione offensiva di Stefano Eranio, ben servito dal piccolo e guizzante Pato Aguilera, Sul finire del primo tempo un tiro dello stesso Aguilera finisce sul palo e grazia la Sampdoria, che riconoscente inizia la ripresa con un altro piglio e ottiene ben presto il pareggio. Roberto Mancini, in area ma defilato sulla sinistra, si lascia atterrare dal portiere Braglia, Vialli trasforma il rigore alla Panenka (insomma, je fa er cucchiaio). I blucerchiati sfiorano anche il vantaggio, poi il Genoa riprende in mano il pallino del gioco e passa alla mezzora della ripresa con un bolide di Branco su punizione, cosa che diventerà un classico nelle grandi occasioni.
26/5/1991, Lazio-Sampdoria. I blucerchiati: in piedi Dossena, Lombardo, Lanna, Katanec, Pagliuca, Pellegrini L.; accosciati Mancini, Vierchowod e i biondi Bonetti, Vialli e Cerezo
Il giorno dopo tutti pensano che il Genoa abbia ormai vinto il suo personale campionato e continuerà a navigare a centroclassifica e che la Sampdoria, uscita malconcia, ritornerà nei ranghi lasciando battersi per lo scudetto il trio Inter, Milan e Juventus (il Napoli campione sembra infatti già out). E, invece, quel derby va nel verso esattamente opposto.
È vero che i doriani subiscono il contraccolpo psicologico della sconfitta nel derby, vacillano ancora per qualche altra giornata e chiudono il girone d’andata solo al terzo posto. Ma poi si scatenano. Otto vittorie nelle prime nove giornate del girone di ritorno, compresi i big match di Marassi contro Juventus e Milan. È Mancini, in entrambi i casi, a inizio ripresa ad attendere abilmente in area la carica di un avversario (Galia nel primo caso, Paolo Maldini nel secondo) e a procurarsi così il rigore che, trasformato da Vialli, sblocca il risultato. Nella partita contro i rossoneri è poi sempre il Mancio su lancio di Lombardo e velo di Katanec a siglare il definitivo 2-0. A dire il vero, sull’1-0 c’è un gol annullato al milanista Gullit per carica su Pagliuca, ma si sa che, se l’anno è quello giusto, anche le decisioni arbitrali in condizioni di incertezza ti sono favorevoli.
L’apoteosi arriva il 5 maggio 1991, quando Pagliuca, Vialli e Dossena mettono il sigillo sullo 0-2 con cui i doriani sbancano San Siro nerazzurra. Due settimane dopo il 3-0 sul Lecce sancisce la vittoria del campionato. L’ultima partita, a Roma contro la Lazio, consegna ai posteri le immagini di Ivano Bonetti, Toninho Cerezo e Vialli con i capelli meravigliosamente ossigenati per festeggiare l’evento.
Nel girone di ritorno, guidati dagli instancabili Eranio e Ruotolo e dai gol della variegata coppia Aguilera-Skuhravy (alla fine saranno 15 le reti per entrambi), i rossoblù non sbagliano le partite “facili” e rimangono a contatto con la zona che vale la coppa UEFA. Poi nel mese di maggio le rose fioriscono anche in curva Nord. Il 12 maggio Ruotolo, Skuhravy e Aguilera affondano un’Inter ormai svuotata e due settimane dopo a cadere a Marassi è la Juventus di Maifredi. Un tonfo che determina l’esclusione dei bianconeri dalle coppe e solleva, invece, i rossoblù al quarto posto. A siglare il 2-0 definitivo quel giorno sono Branco, con il solito sinistro su punizione, e Skuhravy, sempre di sinistro, ma da centro area dopo aver resistito a una carica poco convinta di Luppi.
Genova calcistica si prepara dunque a vivere una stagione 1991/92 da inaspettata protagonista nel panorama europeo tra Coppa dei Campioni e Coppa UEFA.
federico
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[1] Chi ha la sensazione di riconoscere in questa frase parole del zeneize De André, ha ragione: da Dolcenera, “così fu quell’amore dal mancato finale / così splendido e vero da potervi ingannare”