(Pubblicato il 14 dicembre 2006)
Ripenso alle lunghe chiacchierate in compagnia di Aldo Trionfo, regista teatrale con cui avevano debuttato De Andrè e Villaggio – questo però lo seppi soltanto dopo. Un paio di volte al giorno si affacciava sulla porta per salutarmi, con la sua vestaglia di raso bordeaux. Mentre le inservienti passavano lo strofinaccio, seduto sul letto mi parlava di Glauco Mauri e Gregoretti. Io col teatro ci azzeccavo poco anche allora e restavo soprattutto ad ascoltare, rimuginando qualche memoria liceale su Čechov e Beckett.
Dal settimo piano del San Martino, reparto cardiochirurgia, si scorgeva appena uno spicchio di mare. Una notte mi svegliò la tramontana che ululava nella stanza. I fiocchi di neve si spiaccicavano sulle grandi vetrate, sembrava di stare in un rifugio d’alta quota. Dopo l’intervento non mi ero ancora alzato, ma decisi che potevo farcela anche da solo. Là sotto c’era Genova, le luci avvolte nella foschia e una sensazione di tempo sospeso.
Quando fui dimesso, feci visita alla chiesa di Santa Maria Assunta in piazza Carignano. 31 gennaio 1987. La solita tramontana aveva stavolta spazzato il cielo, che appariva di un azzurro abbagliante. O forse ero io a non essere più abituato alla luce del sole.