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Genova per noi, Triora 12-13 novembre 2011

Creato il 09 novembre 2011 da Vini&terroir

Genova per noi, Triora 12-13 novembre 2011

Mentre in Italia si parla e si discute di dimissioni, alleanze ed altro, tra noi poveri “mortali” si moltiplicano le iniziative per aiutare Genova e la popolazione colpita dall’alluvione. Un esempio brillante ed interesante su come si può contribuire ad aiutare Genova  arriva dall’entroterra imperiese e precisamente dal paese delle streghe: Triora. In questo misterioso paesino di montagna, l’Hotel "La colomba d’Oro" si impegna a dare un aiuto economico a quanti sono stati colpiti dall’alluvione, organizzando un week end per darle una mano. Si può pernottare in hotel, cenare a buffet, fare colazione la domenica, senza spendere nulla. Inoltre sabato sera ci sarà un concerto, o meglio potrete portare una chitarra ed unirvi alle canzoni prima e dopo cena. Ovviamente saranno canzoni legate a Genova, grazie al ricco repertorio musicale che i cantautori del capoluogo ligure ci hanno regalato. Vi chiederanno un’offerta, prima di partire, che devolveranno come aiuto per Genova. Anche lo scrittore Ippolito Edmondo Ferrario si unisce all’iniziativa: i suoi libri saranno offerti per tutti quelli che passeranno i giorni 12 e 13 novembre alla "Colomba d’oro"; la somma raccolta si unirà a quella dell’hotel.

Ippolito Edmondo Ferrario, classe 1976, milanese, è mercante d’arte, giornalista e scrittore.

Dal 2005 è Cittadino Onorario del Comune di Triora (Imperia), il suggestivo borgo medioevale ligure famoso per il processo alle streghe del 1587. Autore di innumerovoli libri che raccontano Triora, tra gli altri ricordiamo: Il paese del tramonto,Triora  Anno Domini 1587. Storia della stregoneria nel ponente ligure, il pietrificatore di Triora, Le notti gotiche di Triora, Triora il paese delle streghe, i segreti di Triora etc etc.

Genova per noi, Triora 12-13 novembre 2011
Genova per noi, Triora 12-13 novembre 2011

Genova per noi, Triora 12-13 novembre 2011

È il 31 maggio del 1591. Solo tre anni sono passati dalla conclusione del processo di stregoneria che ha diviso e insanguinato Triora.

Ma quel giorno il parlamento del paese si esprime insolitamente unito, senza alcun dubbio: Triora ospiterà una chiesa e un convento dedicati a Francesco, il santo d’Assisi; e quegli edifici dovranno sorgere in una delle zone migliori dell’abitato. La scelta cade sulla Sella, poco fuori dal paese, un luogo ricco di fasce di grano e di vigneti.

La costruzione della chiesa ha inizio nel settembre dell’anno successivo. I lavori procedono velocemente, tanto che nel 1595 i religiosi possono prendere ufficialmente possesso anche dei locali attigui alla grande chiesa, che è già terminata. Nasce così il Convento di S. Francesco a Triora.

Tra le sue mura nel corso del tempo studiano o o vivono autentici personaggi la cui fama si estende a tutta la penisola.

Qualcuno va anche molto più in là. È il caso di San Giovanni Lantrua, morto martire in Cina nel 1816.

Genova per noi, Triora 12-13 novembre 2011

veduta dall'alto della colomba d'oro

La presenza dei religiosi e l’incessante opera svolta a favore della parte più povera della popolazione non riesce tuttavia a evitare loro di rimanere vittima della progressiva laicizzazione delle istituzioni.

Dopo un primo tentativo di chiusura del convento e della chiesa condotto nel 1810 dal Governo Francese, si giunge al 1879, quando i locali, che il Comune ha in precedenza acquisito, vengono ceduti al Demanio Militare.

Ma la gente di Triora si oppone alla demolizione del “loro” convento con una resistenza toccante. Leggendaria e commovente è la processione che ha luogo nell’aprile 1879: mentre le campane del convento suonano a festa i loro ultimi rintocchi, i Trioresi si dirigono verso la Collegiata cercando di mettere in salvo le croci, i quadri e tutte le altre suppellettili del convento e della chiesa prima della rovina finale.

Genova per noi, Triora 12-13 novembre 2011

interno colomba d'oro

Da quel momento nell’edificio, che viene notevolmente modificato e adattato alle nuove esigenze, soggiornano truppe alpine e una compagnia di soldati di fanteria, fino al termine della Prima Guerra Mondiale.

Terminate le operazioni belliche, la destinazione d’uso dei locali di quello che era il convento di S. Francesco muta ancora: prima viene ospitata la scuola del paese, poi la prima colonia alpina estiva della Provincia di Imperia.

Genova per noi, Triora 12-13 novembre 2011

interno colomba d'oro con ambiente "stregato"

Ma nel 1926 in Italia c’è di nuovo voglia di guerra e Triora è pur sempre un posto di frontiera. Perciò la colonia viene chiusa, i locali ritornano a essere una caserma, ora ribattezzata Saccarello, e tra le sua mura tornano prima gli alpini, poi le truppe di fanteria e infine i militi della Guardia di Frontiera. Danneggiata pesantemente dal tritolo tedesco il 4 luglio 1944, saccheggiata e depredata, al termine del conflitto la caserma viene abbandonata a se stessa per lunghi anni. Fino al 15 gennaio 1962, quando il Comune decide di cederne la proprietà a Stefano Ferro, che si impegna a costruirvi un albergo e un ristorante.

Genova per noi, Triora 12-13 novembre 2011

È il primo gennaio 1963. Per il convento, poi caserma, poi scuola, poi ancora caserma è il giorno della rinascita. La proprietà passa definitivamente a Marta e Silvio Pastor, che portano con fatica e coraggio a termine i lavori di costruzione dell’albergo e salvano in questo modo dalla completa rovina l’edificio religioso, mantenendo, anzi evidenziando, ciò che ancora restava della struttura originaria dell’antico convento e della torre campanaria.

Oggi siamo nel 2011. Ed è da quasi cinquant’anni che Marta e Silvio e da qualche anno le figlie Simona e Sonia, insieme e tanti altri appassionati lavoratori, continuano ad accogliere chi viaggia per questa valle con gentilezza e simpatia, offrendogli tranquillità e conforto e ristorandolo con piatti semplici ma straordinari. Come la storia del posto che hanno salvato. Io quest’estate ho fatto un salto da quelle parti per trovare Simona e Pier, abbiamo mangiato benissimo ed abbiamo assaggiato delle “chicche” come una splendida bottiglia di Rossese di Dolceacqua di Mandino Cane del  2005 che Pier mi ha quasi forzato a bere ( lo sforzo non è stato molto difficile….). La carta dei vini è come quelle che piacciono a me: moderna, istruttiva, sapzio ai prodotti locali e biologici. Bravo Pier, non capita tutti i giorni di vedere una lista dei vini così ben curata.


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