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Gentian e La legge di Murphy.

Da Maxvolpi @maxvolpi

Gentian e La legge di Murphy.La Legge di Murphy è un insieme di detti popolari nella cultura occidentale, a carattere ironico e caricaturale. Si possono idealmente riassumere nel primo assioma, che è in realtà la “Legge di Murphy” vera e propria, che ha dato il titolo a tutto il pensiero “murphologico”:

“Se qualcosa potrà andare male, certo lo farà”.

L’intento dell’autore Artur Bloch, umorista e scrittore statunitense, era certo quello di deridere ogni negatività del quotidiano permettendo una comprensione degli avvenimenti atta a togliere valore al carattere sfavorevole della vita, innescando una reazione invece divertita e leggera. Come ben sappiamo ormai, la legge d’attrazione invece favorisce il negativo se noi pensiamo negativo. Ecco che la legge di Murphy, da simpatico specchietto per le allodole si trasforma nel tempo, in una vera e propria nuvola dell’impiegato di fantozziana memoria. “Mi scusiiii!”, diceva un po’ ingobbito il ragioniere quando commetteva, ed erano tanto i momenti, qualcosa di storto o di incredibilmente sfigato. Sappiamo oggi quindi che il pensiero di Gentian crea la realtà negativa di cui egli è l’indiscusso protagonista. Ecco cosa dice Edward Bach nelle sue rarefatte spiegazioni di Gentian:

“Per coloro che si perdono facilmente d’animo. Possono anche migliorare progressivamente nella loro malattia o nei loro affari quotidiani, ma il minimo ritardo od ostacolo che si presenti genera in loro titubanza e causa confusione e scoraggiamento”.

Abbiamo una persona che cerca di progredire, che prova, ma che poi si abbatte davanti ad ogni dubbio, ogni ostacolo, negativizzando il pensiero fino a trasformarlo nel suo esatto contrario. Può partire con buoni propositi e idee interessanti che poi ritorce su loro stesse perché non è in grado di trovare le conferme nell’ambiente esterno a causa di questa sua eccessiva fame di punti fermi che non trova dentro di sé e che quindi ricerca invano all’esterno. Essendo, come cita a ragione la famosa tavola smeraldina, il sopra come il sotto, l’interno come l’esterno, egli cerca fuori ciò che dovrebbe invece scoprire dentro: la fermezza.

La fiducia nelle proprie possibilità è il nucleo attorno al quale ruotano la personalità ed i problemi di Gentian: non ha Fede. La Fede per definizione, è una fiducia che va al di là del razionale in un’idea, un progetto, qualcuno, ecc. qualcosa che ci spinge a travalicare i nostri confini personali per lasciarci andare ad intraprendere un percorso che ci riporti in contatto con la nostra Anima sensibile, il nostro sé, l’Amore (che poi è Fede). Gentian si ferma prima, al dubbio razionale normalmente esistente che qualcosa possa andare male. Vero. C’è sempre la possibilità che qualcosa possa andare diversamente da come abbiamo previsto o immaginato. Diverso è però se questo atteggiamento di sfiducia nei confronti della vita si trasforma in un abito mentale che ci vieta il progredire verso la direzione delle nostre aspirazioni. Tutto ciò che intraprendiamo diventa quindi un fallimento predeterminato dalla consapevolezza innescata dalla falsa convinzione negativa che questo andrà male, determinando quella che, in psicologia, chiamiamo profezia negativa auto-realizzante, che altro non è se non l’attirare la sfiga con le proprie azioni e prima ancora con il proprio pensiero. La legge d’attrazione è sempre protagonista. Il pensiero negativo attira la realtà negativa e Gentian è un campione inconscio d’attrazione negativa. Riesce sempre a pensare al peggio, a quali possano essere gli ostacoli sulla strada della realizzazione, li individua con la mira del cecchino, riuscendo così a posizionarli sulla propria strada, finendo poi per inciamparvi.

Ovviamente Gentian può cadere nella trappola della depressione. Cercando però di dare una risposta abbastanza oggettiva al come trattare la depressione, non possiamo certo fermarci solo a Gentian e, come ha spesso sottolineato il medico spagnolo Ricardo Orozco, il conflitto innescato negli anni ’90 del secolo scorso (che non è l’ottocento) tra l’uso di Gentian per la depressione reattiva e quello di Mustard per quella endogena, generata probabilmente da Kramer, va definitivamente superato poiché la depressione è uno stato multifattoriale in cui diversi fiori prendono la ribalta, mostrandosi a noi in tutto la loro scintillante limitatezza. Questo articolo non vuole essere una trattazione della depressione (endogena o reattiva che sia), tuttavia appare almeno doveroso citare quali siano questi protagonisti. Mustard e Gentian certo si intersecano, Larch e Pine aiutano l’autostima e il senso di colpa, Wild Rose l’apatia, Elm, Olive, Hornbeam, la mancanza di risorse. Willow per la rabbia verso la sfortuna. Ovviamente ogni fiore, così come ogni essere umano ha una storia a sé e questi sono, come sempre, soltanto spunti da cui iniziare un lavoro di ricerca e scoperta su di sè.

Lasciando a deprimersi la depressione, torniamo all’indiscusso protagonista di oggi: il frustrato Gentian. Nella sua mente sono stati impresse a fuoco le parole “No, non è possibile…”, “Si, ma … se poi non ci riesci…”, e così via, in un crescendo di negatività che ne ha influenzato i giorni e le lune. “Influenzato” è una bella parola, in fondo Mr. o Miss Gentian è una persona altamente influenzabile e per di più lo è dalle cose negative. Tutto gli passa attraverso ma la sua lente è focalizzata sul brutto, sul dolore, sul non riuscire.

Lasciare definitivamente Gentian.

Ok, ok, stiamo parlando di un’impresa epica. Ma quale essere umano può passare dalla limitatezza alla risoluzione dei propri conflitti, sviluppando qualità positive, senza compiere un’impresa epica?

(Questa frase è degna di essere ricordata e perciò diventerà un “Aforisma di Max Volpi”)

Il percorso può essere lungo perché la mente è ingabbiata in una dinamica di ritorsione contro sé stessa tale da attirare, come abbiamo visto, la negatività, tuttavia se volessimo riassumerlo in tre parole (che non sono Sole, Cuore, Amore, anche se starebbero bene … ), utilizzeremmo:

Credere, Vedere, Agire.

Come San Tommaso, Gentian agisce solo se crede e crede solo se vede e, dato che vede ostacoli, non crede e non agisce. Mi chiedo se vorrà, insieme all’assunzione dei suoi fiori, attuare questa inversione di dinamiche attuative: credo, vedo che si può fare, agisco. L’opzione è sempre tra le linee della vita in cui possiamo stare bene e quelle in cui invece ci perseguita la sfortuna. A noi la scelta, poiché una scelta è possibile.


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