Descrizione e caratteristiche
Anzitutto, incuriosisce un nome così particolare assegnato a una pianta: “Genziana”, secondo la consueta tradizione, deriverebbe infatti dal nome Gentius, vale a dire il re degli Illiri che la scoprì per primo. Più propriamente, però, si tratta del nome volgare che viene attribuito alle specie più grandi del genere Gentiana, e specialmente alla cosiddetta Gentiana lutea, conosciuta in modo più comune come Genziana maggiore. Le caratteristiche principali sono presto spiegate: si tratta di una pianta erbacea tipicamente perenne, munita di una radice piuttosto grande, lunga e ramificata, dal colore giallo vivo all’interno e con dei risvolti scuri per quel che riguarda invece l’esterno. Il fusto può avere un’altezza compresa tra i cinquanta e i centocinquanta centimetri, ma la sua struttura è davvero semplice ed essenziale, mentre le foglie della genziana sono grandi, con delle dimensioni che arrivano anche ai trenta centimetri per lato.
La diffusione geografica
Comunque, occorre anche precisare che le stesse foglie possono assumere colori e forme diverse, visto che esistono quelle radicali ed ellittiche, con dei brevi piccioli e quelle caulinari, di dimensioni decrescenti verso l’alto. Sono comunque tutte glabre e lucide. Per quel che concerne i fiori, invece, essi sono gialli e disposti in densi verticilli; il calice è spaccato da un lato fino alla base (in questo caso si parla di calice “spataceo”), mentre la corolla è rotata e divisa fino quasi alla base in un numero di lacinie che va da cinque a nove. C’è anche un frutto, una capsula. La diffusione geografica è molto variegata, e possiamo rinvenire con facilità la genziana maggiore, nella sua forma spontanea, in paesi come Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera, Austria, Croazia, Germania e Asia Minore, ma non manca nemmeno nel nostro paese, soprattutto nei pascoli della zona montana e subalpina delle Alpi, dell’Appennino e del Gennargentu in Sardegna.
Consigli per i campi
Tra l’altro, gli erboristi prediligono non poco questa pianta, che dunque tende a diventare sempre più rara per via della raccolta eccessiva. Un consiglio utile in questo caso può essere quello di tenere i campi in cui la pianta cresce nella sua forma selvatica: ciò che si deve invece evitare è l’utilizzo del letame, il quale può poi dare dei cattivi gusti alle radici, mentre è preferibile attenersi ai terricciati o, meglio ancora, ai concimi chimici più diffusi sul mercato.
Terreno e raccolta
Il terreno viene a essere lavorato alla profondità di una buona vangata, poi, una volta che è stato sistemato, si può disporre il seme in delle buche, posizionate a una distanza una dall’altra di 25-30 centimetri, provvedendo poi a richiudere il tutto con la massima cura. Nella fase successiva alla nascita si provvede al diradamento, lasciando per ogni singola buca solo 3-4 (al massimo cinque) piante fra quelle migliori. Quando si è poi ottenuto l’attecchimento, le giovani piante si sviluppano in modo pieno e diventano ricche di radici a ceppo permanente. La raccolta si deve svolgere alla fine del secondo e anche del terzo anno di età, ma in un periodo antecedente; il lavoro è senz’altro faticoso, in quanto consiste nello scalzare e mettere a nudo delle grosse radici che scendono spesso a grande profondità, ma il frutto di questi sforzi è più che incoraggiante. Che cosa c’è da dire invece per quel che concerne l’epoca della raccolta? Essa deve precedere il momento della fioritura, in modo che le radici possano restare assai più ricche del loro aroma così caratteristico.
La radice della genziana
La radice della genziana presenta un odore davvero particolare e un sapore che in un primo momento può apparire anche dolciastro e poi sempre più amaro: il suo contenuto spiega tutte queste differenza, visto che vi si trova, in gran quantità, la genziopicrina, ma anche l’acido genzianico e il genzianosio sono presenti in buona dose. Questa stessa radice e i suoi aromi rappresentano uno dei migliori eupeptici amari, quasi del tutto innocuo; attraverso i processi di fermentazione e di distillazione, se ne può ottenere un’acquavite assai pregiata e da intenditori.
Curiosità
Tra l’altro, la genziana viene anche utilizzata molto spesso sotto forma di polvere molto particolare, di tintura, di estratto e di sciroppo. Le diverse specie della pianta possono anch’esse beneficiare di proprietà analoghe: in effetti, la genziana punctata e la genziana purpurea, le quali, a differenza della lutea, presentano una corolla con dei brevi lobi, sono molto richieste in questo senso (la genziana punctata ha una corolla dal colore giallo-chiaro con dei punti violacei, mentre la genziana purpurea si distingue rispetto alle altre specie per la sua tonalità porporina con dei punti più scuri: le radici sono comunque più piccole, fattore che pregiudica la loro ricerca).
Le specie meno note
Lo stesso nome di genziana, infine, si riferisce pure ad altre specie del genere Gentiana meno note e meno utilizzate, ma anch’esse piuttosto grandi per quel che riguarda le dimensioni (le specie di dimensioni più ridotte sono invece note come genzianelle), come ad esempio la genziana asclepiadea e la genziana pneumonanthe, ambedue con dei vivaci fiori azzurri.