"Il settimo sigillo" (di Ingmar Bergman, 1957)
E la tua mente impegnata in formule
ellissi del pensiero
e geometrie d’anatre per emisferi australi, afriche
boreali
rinchiuse migrazioni dello spirito, e scagliare un lampo
d’emozione non basterà a garantirti
il tuono d’amore.
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Nel naufragio di economie credi sia felice chi ti insegna
a fuggir per vie battute da cacciatori e spari
ad abbattere
prede migranti, eppure eri imbandita di comete – che saresti caduta
era cosa nota – ma il pigro della moneta
non ti dorme più: verrà il carabiniere
a toglierci il bicchiere
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tu che eri desiderare ed io asciugare, tu firma ed io
eredità, ed oggi siamo vino vetusto, ricordo del gusto
che aveva l’ebrezza
di parole e numeri interi.