Geopolitica dei social networks: ecco come l’iran usa la rete per ingannare il mondo

Da Nopasdaran @No_Pasdaran

Mentre il Ministro degli Esteri iraniano sta per arrivare in Italia per una visita ufficiale, continua senza sosta la campagna diplomatica del regime iraniano sui social networks. Lo scopo rimane uno solo: riscrivere la storia capovolgendola, facendo passare la Repubblica Islamica come una ancora di stabilità regionale e il programma nucleare come pacifico e “pulito”. Purtroppo, anche e soprattutto grazie alla passività della diplomazia occidentale, la campagna comunicativa di Teheran sta colpendo nel segno e numerosi media internazionali hanno già cominciato a raccontare il regime iraniano come un rassemblement di santoni…Questa nuova idea del regime iraniano fa semplicemente ridere, soprattutto se si considera che – mentre i politici tweettano, i giovani iraniani non hanno nemmeno il diritto di accedere a Facebook…La verità, come ben sa chi ci segue, è completamente diversa e per questo riteniamo giusto reagire pubblicamente alle affermazioni dei politici iraniani.

Cominciamo dalla campagna del Presidente iraniano Rohani. Il suo staff è attivissimo in Twitter, ove Rohani ha cominciato a predicare il suo “verbo” al mondo. Vi postiamo solamentre tre tweets come esempio. Come potrete leggere, incentivato dal sostegno di alcuni Paesi europei, il Presidente iraniano ha iniziato a descrivere il suo Paese come una realtà in cerca di relazioni pacifiche con i suoi vicini. Non solo: parlando direttamente della crisi siriana, Rohani ha invitato il mondo a condannare il terrorismo che colpisce la Siria e riconoscere come questo rappresenti “la più grande minaccia nella regione mediorientale”. Sante parole, se non fosse altro che raccontano una verità completamente distorta. Indubbiamente il terrorismo rappresenta una minaccia mondiale e la Siria, oggi come oggi, ne sta pagando le conseguenze peggiori. Quello che Rohani non aggiunge, però, è che è proprio l’Iran la più grande minaccia per la stabilità del medioriente e che, se la Siria oggi sta sprofondando nella guerra civile, è proprio per via del sostegno che la Repubblica Islamica e il suo proxi libanese Hezbollah, stanno dando alle repressioni messe in atto da Bashar al Assad. Se non fosse stato per questo sostegno esterno, infatti, il regime di Assad sarebbe già finito da un pezzo e la Siria, probabilmente, avrebbe oggi un nuovo governo e maggiore democrazia.  Parafrasando l’ultimo tweet di Rohani, fortunatamente tutti hanno compreso che la guerra non è la soluzione per la Siria. Dispiace che molti non abbiano ancora capito che, per fermare il massacro siriano, è necessario fermare Assad e per fermare Assad è necessario fermare l’Iran…

Anche il Ministro degli Esteri iraniano Zarif è attivissimo sui social networks. Anche per il suo staff, Twitter è lo strumento principale per diffondere le menzogne del regime iraniano. Qui sotto vi postiamo, come esempio, quattro tweets di Zarif dedicati alla crisi nucleare, alla pace nel mondo e alla guerra in Siria. In tutti i tweets, come potrete leggere, Zarif parla di un Iran impegnato nel dialogo costruttivo, favorevole alla pace nel mondo, sostenitore della legge e della legittimità contro le armi e la violenza e pronto a firmare un accordo capace di “portare benefici a tutti”. Anche in questo caso, al di là delle belle parole, il Ministro degli Esteri iraniano, cela tutti i crimini del regime degli Ayatollah. Niente, come nel caso di Rohani, viene detto sul ruolo criminale dei Pasdaran in Siria e sulle migliaia di morti e rifugiati che Teheran ha causato. Comicamente, anzi, Zarif invita il Presidente americano Obama a rifiutare la violenza in favore della “legge e della legittimità” (l’Iran, per la cronaca, è considerato il primo finanziatore del terrorismo a livello grobale). Per quanto concerne il nucleare, poi, Zarif descrive un Iran pronto al dialogo costruttivo, capace di chiudere una crisi “non necessaria”. Furbescamente, però, Zarif non racconta che la crisi è stata aperta trent’anni fa proprio dall’Iran, per mezzo di un programma nucleare clandestino, chiaramente orientato al fine di costruire una bomba atomica. Il Ministro, quindi, si guarda bene dal parlare del fallimento dei negoziati tra l’Iran e la Comunità internazionale quando, nel 2003 Teheran firmò – proprio con Rohani capo negoziatore - un trattato per sospendere l’arricchimento dell’uranio, ma usò il negoziato per completare l’impianto di Isfahan e portare avanti la costruzione della centrale sotterranea di Qom. Nel 2005 quindi, completato il lavoro sporco, Teheran rigettò l’accordo di Teheran e riprese l’arricchimento dell’uranio, cominciando nel 2007 ad arricchire l’Uf6 anche al 20%…

Il Ministro degli Esteri iraniano, però. non è attivo solamente in Twitter: di recente ha rilasciato un video su Youtube, in cui descrive l’Iran come un Paese pacifico e il programma nucleare come un progetto nato per il bene dei “nostri figli”. Premesso che il video è davvero ben fatto (Zarif sembra essere “il Papa buono), risulta curioso capire di quale bene parli il Ministro iraniano, considerando che il regime degli Ayatollah ha costruito buona parte dei siti nucleari – Bushehr in testa – in aree altamente sismiche…Il video, come vedrete, molto significativamente si intitola “Il messaggio dell’Iran: c’è una via giusta”. E’ davvero un peccato sapere che la via giusta iraniana è quella della menzogna, del terrorismo e della violenza…

Chiudiamo con Ali Khamenei. Anche la Guida Suprema iraniana non ha resistito al fascino di Twitter, ed ha cominciato a lanciare cinguettii praticamente quasi ogni giorno. I suoi messaggi, al contrario di quelli di Rohani e Zarif, rappresentano più una reazione ai risultati del negoziato nucleare, che una vera e propria offensiva diplomatica pianificata. Khamenei, infatti, aspetta sornionamente di sapere quanto è accaduto a Ginevra per rilasciare il suo personale tweet. La Guida, però, ama tweettare anche qualcosa di culturale, come ad esempio la sua passione per i libri o l’importanza della moralità all’interno della vita umana. Leggere i tweets di Khamenei, quindi, è assai divertente, soprattutto se si considera quanto immorale sia il comportamento della Guida Suprema: mentre, infatti, i giovani iraniani arrancano per arrivare a fine mese e non hanno neanche i soldi per comprare un libro, Khamenei è praticamente uno degli uomini più ricchi del mondo, con una fortuna accumulata attraverso la corruzione e la violenza.

Di questo però, ancora una volta, la diplomazia iraniana tace e con essa, è triste dirlo, anche tanti occidentali che hanno scelto di chiudere gli occhi in cambio di qualche goccia di petrolio in più…



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