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George Gordon Byron, Firenze – Santa Croce

Da Paolorossi
Florence - Stampa tratta da Childe Harold's Pilgrimage, 1845

Florence – Stampa tratta da Childe Harold’s Pilgrimage, 1845

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Nel sacro recinto di S. Croce giacciono
Ceneri che lo rendono più sacro, polvere che è
In sé già un’immortalità,
Se anche null’altro vi fosse se non il passato, e essa,
Una particella di quegli esseri sublimi
Che sono risprofondati nel caos; qui riposano
Le ossa di Michelangiolo, dell’Alfieri, e quelle di lui,
Dello stellare Galileo con le sue angoscie;
Qui l’argilla di Machiavelli tornò là donde sorse.

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Queste sono quattro menti, che, come gli elementi,
Potrebbero riprodurre tutto il creato: o Italia!
Il Tempo, che ti ha oltraggiato con diecimila squarci
Nel tuo manto imperiale, negherà
E ha negato, ad ogni altro cielo
Spiriti che risorgono dalle rovine; il tuo decadimento
E’ ancora pregno di una divinità,
Che lo indora di un raggio rivificante;
Simile ai grandi dei tempi passati, è Canova oggidí.

Florence - Santa Croce Tomba di Galileo - Stampa tratta da Childe Harold's Pilgrimage, 1845

Florence – Santa Croce Tomba di Galileo – Stampa tratta da Childe Harold’s Pilgrimage, 1845

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Ma ove riposano i tre Toscanissimi –
Dante e Petrarca, e, appena minore di essi,
Il Poeta della Prosa, spirito creatore, colui
Delle cento Novelle d’Amore – ove posarono essi
Le loro ossa distinte dalla nostra comune argilla
Così nella morte come nella vita ? Si sono essi rifusi nella polvere,
Né hanno i marmi della loro Patria nulla da dire ?
Non potevano le sue cave fornirne un busto ?
Non affidarono essi al suo seno la loro filiale argilla ?

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Ingrata Firenze ! Dante dorme lontano,
Come Scipione, sepolto presso la rampognante sponda;
Le tue fazioni, nella loro guerra peggio che intestina,
Proscrissero il Poeta il cui nome
I figli dei loro figli avrebbero in eterno adorato invano
Col rimorso dei secoli; e la corona
Che la fronte laureata di Petrarca portò nobilissimamente,
Era cresciuta su una spiaggia lontana e straniera,
E la sua fama, la sua vita, la sua tomba, per quanto depredata – non ti appartengono.

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Boccaccio alla sua terra materna legò
La sua polvere – e non giace essa dunque tra i suoi Grandi
Con molti dolci e solenni requiem sussurrati
Sopra a lui che formò la lingua sirena del toscano,
Quella che è musica in sé, i cui suoni sono canto,
Poesia della favella ? No; – anche la sua tomba
Divelta deve sopportare il torto della iena bigotta,
E non più trovar posto tra quella dei morti più umili,
Né più reclamare un sospiro passeggero, perché essa rivelava un per chi era stata inalzata.

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E Santa Croce manca della loro possente polvere;
Eppure questa più rifulge per tale mancanza, come, nei tempi antichi,
La processione del Cesare, privata del busto del Bruto,
Non fece che maggiormente ricordare a Roma il suo Figlio migliore.
O più felice Ravenna! Sulla tua vetusta spiaggia,
O baluardo di un impero cadente, dorme onorato
L’immortale Esule ; Arquà, pure, la sua parte
Di melodiose reliquie orgogliosamente reclama e mantiene,
Mentre Firenze invano chiede i suoi morti banditi, e piange.

( George Gordon Byron, Childe Harold’s Pilgrimage, A Romaunt – London: John Murray, Albemarle Street, 1845 )

Florence - Santa Croce

Florence – Santa Croce

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