
George Grosz, ritratto del poeta Max Herman-Neisse
Quando si parla di George Grosz si parla di "Nuova Oggettività", cioè della "realtà nuda e cruda" quale venne emergendo nella Germania del 1915-20, allorché un gruppo di artisti e di critici d'arte cominciò a sostenere che l'Espressionismo tedesco era morto.Ma procediamo con ordine.
George Grosz (1893-1959) trascorse l’infanzia a Stolo (Pomerania), dove lavorò presso un decoratore locale; nel 1909 frequentò l’accademia di belle arti di Dresda. L’anno seguente diede a «Ulk», supplemento del «Berliner Tageblatt», la sua prima caricatura, e nel 1911 si stabilí a Berlino. Soggiornò una prima volta a Parigi nel 1913 lavorando all’Académie Colarossi. Chiamato alle armi nel 1914-16 e poi nel 1917-18, tornò a Berlino ed espose nel 1918 alla Gall. Hans Goltz di Monaco.
Fondò nel 1919, con John Heartfield, la rivista «Die Pleite» (Il fallimento) che uscí fino al 1924, partecipò alle attività teatrali del gruppo Dada e realizzò i modelli scenografici per Cesare e Cleopatra di B. Shaw. Fino al 1920 ca. la sua opera è nettamente caratterizzata dall’estetica futurista, accostandosi talvolta alla «pittura metafisica». L’antimilitarismo lo portò nel 1917 tra le file di Dada a Berlino, ove si occupò della propaganda. Dopo la guerra abbandonò l’irrealismo delle sue prime opere per uno stile direttamente accessibile, al servizio dell’intento satirico, e attaccò nelle sue raccolte di disegni e incisioni come nei dipinti «una società dominata dai galloni, dalla redingote, dalla sottana e dalla cassaforte». Le scene di strada berlinesi, disegnate e dipinte, costituiscono un prolungamento di quelle di Kirchner, ma nel tono di oggettività disincantata che è quello della Neue Sachlichkeit, mentre i ritratti sono di un realismo teso e senza indulgenza.
Grosz soggiornò a Parigi nel 1924-25 e visitò nel 1927 la Francia meridionale; espose a New York nel 1931 e vi si recò nel 1932. L’anno successivo vi si stabilí, ma la sua situazione di rifugiato divenne in qualche modo un ostacolo all’esercizio delle sue doti satiriche. Le opere dell’ultimo periodo ricordano il romanticismo apocalittico di Blake o quello dei paesaggisti tedeschi del xix sec. Cittadino americano dal 1938 tornò a stabilirsi a Berlino nel giugno 1959 e vi mori iI mese successivo.
Nella sua pittura emerge una tensione all'impegno politico e sociale fondamentalmente estranea al primo espressionismo. Attraverso lo strumento della satira il pittore berlinese da sfogo al disagio dell'artista contemporaneo dinanzi alle angoscianti contraddizioni e alle brutali ipocrisie della società capitalista. L'antimilitarismo e la feroce irriverenza nei confronti dei valori socialmente riconosciuti porta Grosz alla definizione di una concezione profondamente negativa della pittura. In Grosz si riaffaccia prepotentemente anche il topos della mostruosità, condotto attraverso la tecnica della deformazione anamorfistica delle membra del corpo. Nel ritratto dello scrittore Max Herman-Neisse il tema del deforme sembra essere utilizzato per portare a espressione una qualità interiore, oltre che una caratteristica somatica, di un tipico esponente della società del tempo.
C.C.
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