George Newmann aveva quattordici anni, nel 1938, quando scappò da Vienna temendo le persecuzioni naziste dopo l’Anschluss, cioè l’annessione dell’Austria alla Germania, tra i primi fatti che avrebbero scatenato la Seconda Guerra Mondiale.
Oggi Newmann ha ottantanove anni, e una storia straordinaria da raccontare, per la quale è stato ospite d’onore alle celebrazioni per il 75° anniversario dell’Anschluss, tenutesi pochi giorni fa.
L’uomo, infatti, lasciando Vienna, portò con sé in Inghilterra oltre cinquanta prime edizioni di opere e autori fondamentali, di fatto salvandole dalla barbarie nazista. Arthur Schnitzler, Franz Werfel, perfino Felix Salten, il creatore del personaggio del capriolo Bambi.
Newmann ebbe accesso a questi volumi grazie al fatto che il padre e il nonno lavoravano per la storica casa editrice austriaca Paul Zsolnay Verlag, fondata nel 1923.
Tra le opere sottratte al rogo, anche un’edizione di lettere di Sigmund Freud, e scritti teatrali del Premio Nobel per la Letteratura del 1912 Gerhart Hauptmann; testi che sarebbero stati senz’altro distrutti, e che invece si sono salvati e sono stati restituiti, in forma di donazione, all’Austria. Si tratta di una bella storia, soprattutto considerando che la pratica di bruciare i libri degli autori ebrei, ma non solo, fu uno dei “cavalli di battaglia” del regime nazista e del suo folle tentativo di corrompere e modificare la Storia.
E, così, non possiamo che annoverare George Newmann tra gli eroi dei nostri tempi, per aver sottratto questi testi alla follia iconoclasta della dittatura.
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