particolare di copertina del primo albo di Superman firmato da George Pérez
Nel 1985, con la miniserie Crisi sulle terre infinite, la DC Comics rilanciò interamente il suo universo narrativo, cancellando intere dimensioni e rilanciando vecchi e nuovi personaggi. Tra i principali protagonisti di quel DC Relaunch si segnalò George Pérez; l'autore di origini portoricane, oltre a segnalarsi per la splendida prova alle matite della cataclismatica miniserie e per History of DC Universe (una specie di trattato in cui veniva raccontata la storia del nuovo universo DC a partire dal Big Bang...) fu incaricato dell'arduo compito di rilanciare un personaggio davvero arduo come Wonder Woman, di cui si occupò per alcuni anni di trama e matite, consegnandoci uno dei migliori periodi narrativi della storia della amazzone.
George Pérez è stato coinvolto anche nel recente DC relaunch con un compito forse ancora più ingrato e complicato: rilanciare Superman. L'uomo d'acciaio è da molti anni un personaggio molto ostico, inviso alle nuove generazioni di lettori che lo ritengono troppo forte e imbattibile, fastidiosamente nobile (pur magari non avendone mai letto una storia, ma con l'immaginario legato alle pellicole cinematografiche). Dopo pochi mesi, però, Pérez ha inspiegabilmente ceduto il passo, lasciando la serie nelle mani di Dan Jurgens (il quale l'ha recentemente lasciata nella mani del più abile Scott Lobdell). Nel turbillon di avvicendamenti alle redini delle serie della rilanciata DC non molti hanno fatto caso all'abbandono di Pérez... e forse nessuno ne avrebbe parlato se lo stesso autore non avesse deciso di spiegarne le motivazioni. Nel corso della Toronto Comicon, l'artista ha infatti spiegato: "Le cose hanno bisogno di essere analizzate da due punti vista, ci sono troppo capi e troppo pochi indiani. Funzionerà? Chi sono io per dirlo. Vogliono essere come Hollywood, e la produzione dei fumetti sta diventando come Hollywood, quello che hai è una sala delle riunioni all'interno della quale si decide come devono andare le cose. E una parte delle ragioni per cui ho deciso di lasciare Superman dipende dal fatto che io avevo delle idee che volevo sviluppare e sfortunatamente, cose sulle quali avevo avuto l'okay un giorno, mi furono rifiutate il giorno successivo, e stava diventando troppo difficile rallentare. Questa è stata una sfortuna. Per amore dell'industria del fumetto spero che abbiano successo, ma nel caso di Superman non volevano uno scrittore ma un dattilografo. Hanno un accordo con la gente che produce il film, persone che possono mettere parola anche su quello che deve accadere nei fumetti. La mia unica paura, non stavo producendo un fumetto, ma uno storyboard per un film, e questo non è quello che avevo intenzione di fare".
"Così ho deciso di lasciar perdere, e rimanere solo come disegnatore, un ruolo che ricopro con meno mal di testa - no, non senza mal di testa, ma con meno mal di testa. Sto lavorando a World's Finest, qualsiasi cosa è decisa all'ultimo minuto. Hanno bisogno di un design per Power Girl, non lo chiedono a me. Quando finalmente mi hanno dato il design del nuovo costume, mi chiedono che sia utilizzato anche sulle solicitations, faccio il disegno, il disegno viene colorato, e va in stampa con le solicitations. Mi chiamano una settimana dopo, abbiamo cambiato idea sul costume di Power Girl così adesso dobbiamo mettere una toppa sulla copertina del primo numero; per un mercenario, da un punto vista concreto e finanziario ho appena perso la rivalutazione del mio lavoro, perché il personaggio che ho disegnato non è lo stesso che apparirà sulla copertina e così mi hanno fottuto, e non devo pensare a questa cosa ma voi mi avete appena cancellato la mente! "
"Quando un disegnatore come Dan Jurgens, uno degli artisti più veloci e professionali del mondo del fumetto, uno che quando lavoravo con lui sui Giovani Titani, era sempre tre mesi in anticipo sulle scadenze... ebbene ho fatto una chiacchierata con lui. Su Green Arrow stava tentando sostanzialmente solo di rispettare la deadline e di non ritardare la consegna, perché continuavano a cambiare idea sulle storie".
"Nel caso di Superman non ho voluto aspettare. Avevo bisogno di lasciare, non era una cosa positiva. Non volevo arrivare al punto di odiare la serie".
E' quando leggo dichiarazioni come questa che mi rendo conto del perché i fumetti di super-eroi stiano attraversando una delle crisi più profonde della loro storia. Le Major (e i loro grigi burocrati) hanno preso il comando di un mezzo che su di loro esercita un unico fascino, il colore dei soldi. Tutto il resto è un mistero inspiegabile, ma quel mistero inspiegabile è il fascino che gli uomini in calzamaglia esercitano sui lettori... e andando avanti così ne eserciteranno sempre di meno, su sempre meno lettori. Forse bisognerà davvero toccare il fondo prima che siano nuovamente i creativi a prendere il comando decisionale.
World's Finest #1
le due copertine a confronto...
...prima e dopo la "cura"