Georgia. Tra voglia di Occidente e occupazione russa: intervista all’ambasciatore Karlo Sikharulidze

Creato il 13 agosto 2014 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

di Giacomo Dolzani

La Georgia, Repubblica caucasica parte dell’ex Urss, sta attraversando, dopo decenni di regime socialista sovietico, una fase di rapido sviluppo sia economico che sociale di pari passo con l’avvicinamento al mondo occidentale e guardando ad una futura integrazione nell’Unione Europea e nella Nato.
L’emancipazione dai governi autoritari con la cosiddetta “Rivoluzione delle Rose”, che vide come protagonista Mikheil Saakashvili, il quale rivestì quasi ininterrottamente la carica di presidente del paese dal 2004 al 2013, fu per Tbilisi il primo passo di un percorso di liberazione dal giogo russo a favore di un indirizzo di stato liberale che il conflitto del 2008 con le forze della Federazione, in quella che fu chiamata “Guerra Russo-Georgiana”, non è riuscito a fermare.
Sin dalla sua indipendenza del 1991 infatti le vicende che hanno coinvolto i territori di Abkhazia ed Ossezia del Sud, tra occupazioni straniere, episodi di pulizia etnica e migliaia di sfollati, costituiscono una ferita aperta per l’intera Georgia ed un motivo di scontro con Mosca, la quale non accetta un avvicinamento di Tbilisi all’Occidente, all’Ue e all’Alleanza Atlantica.
Per avere una visione più approfondita di questo argomento Notizie Geopolitiche ha intervistato l’ambasciatore della Georgia in Italia Karlo Sikharulidze:
– Ambasciatore Sikharulidze, la Georgia ha dichiarato la propria secessione dall’Unione Sovietica nel 1991; già da subito Ossezia del Sud ed Abkhazia hanno avanzato le loro pretese di indipendenza da Tbilisi: perché reputa che queste dovrebbero far parte del territorio del Suo Paese e non essere due nazioni autonome?
La Georgia nel 1991 ha dichiarato il ritorno all’indipendenza la quale, nel 1921, era stata ingiustamente soppressa dalla Russia Sovietica con un’aggressione ed un’occupazione militare illegali.
L’atto di restaurazione dell’indipendenza è stato invece conforme alla legge, dato che l’Unione Sovietica era la forza occupante, la Costituzione dell’ex-Urss garantiva il diritto alla secessione per ognuno dei 15 stati membri, tra i quali c’era anche la Georgia.
La completa indipendenza delle 15 repubbliche ex sovietiche, Georgia e Federazione Russia incluse, si ebbe quando l’Urss cessò di esistere come stato sovrano, in accordo con il diritto internazionale.
La decisione di tornare ad essere uno stato indipendente fu presa sulla base di un referendum popolare, tenuto nel 1991in tutta la Georgia, compresa l’Abkhazia e la Regione di Tskhinvali (la cosiddetta “Ossezia del Sud”), dove la maggior parte della popolazione espresse la propria volontà di essere cittadini di una Georgia autonoma.
L’indipendenza del paese ha quindi riflesso la volontà della maggior parte dei suoi abitanti, inclusi quelli di Abkhazia e della Regione di Tskhinvali.
Attraverso l’aggressione militare e l’occupazione di Abkhazia ed Ossezia del Sud nel 1992, nel 1993 e nel 2008 le Forze Armate russe perpetrarono varie pulizie etniche ai danni della popolazione georgiana residente in questi territori. Il risultato fu che oltre 500mila persone di etnia georgiana e di altri gruppi, abitanti legittimi di Abkhazia e della Regione di Tskhinvali, diventarono rifugiati e sfollati interni (IDP: internally displaced persons). Gli abitanti che sono rimasti in queste due regioni non possono rappresentare la volontà dell’intera popolazione che avrebbe il diritto di risiedervi.
Questi territori sono sotto l’illegale occupazione militare delle forze russe, tutte le decisioni prese sotto un regime di occupazione non hanno alcun valore legale; sono nulle e vuote in quanto non rappresentano la libera volontà della maggioranza della popolazione.
Si potrà parlare di volontà popolare degli abitanti di Abkhazia e Regione di Tskhinvali solo dopo il ritiro delle forze occupanti russe ed il ritorno alle loro case di profughi e sfollati interni.
L’occupazione illegale da parte dell’esercito della Federazione Russa di regioni della Georgia, la quale è un paese sovrano, contraddice tutti i principi fondamentali del diritto internazionale, dell’Onu e dell’Osce, quali uguaglianza degli stati sovrani, integrità territoriale ed inviolabilità dei confini.
– Cosa pensa della decisione dell’allora presidente Mikheil Saakashvili che nel 2008 cercò di riconquistare l’Ossezia del Sud con una soluzione militare? Come valuta la reazione russa e, contemporaneamente, l’immobilismo della Nato, con la quale erano in corso anche delle trattative?
Da parte del Governo georgiano non è mai stata presa una tale decisione nel 2008 al fine di riprendere il controllo sulla cosiddetta “Ossezia del Sud” (Regione di Tskhinvali) con la forza.
La gran parte del territorio di quest’ultima era sotto il controllo georgiano e la maggior parte della popolazione della Regione di Tskhinvali (così come dell’Abkhazia) erano di etnia georgiana.
Dopo il summit Nato del 2008 a Bucarest venne presa la decisione che Georgia ed Ucraina sarebbero diventati membri dell’Alleanza Atlantica, fatto che irritò la Russia di Putin che cominciò a portare avanti politiche aggressive nei nostri confronti.
Le truppe ferroviarie della Federazione Russa entrarono illegalmente in Georgia, nella regione dell’Abkhazia, e ricostruirono il tratto abcaso delle ferrovie georgiane, utilizzandolo in seguito illegalmente per il trasporto delle loro unità. Sul confine georgiano inoltre, nella repubblica russa dell’Ossezia del Nord, le truppe russe cominciarono una serie di  vaste ed intensive esercitazioni militari.
Il primo agosto ebbero luogo i primi bombardamenti dei villaggi georgiani dai territori controllati dalle cosiddette “Forze di Interposizione Russe”; il Governo russo ignorò inoltre ogni richiesta di ritiro avanzata da quello georgiano.
Il comandante delle forze di Mosca, generale Kulakhmetov, dichiarò apertamente di non sapere di preciso chi stava bombardando dai territori controllati dalle sue forze e di non essere più in grado di gestire la situazione; le truppe russe cominciarono ad entrare illegalmente in territorio della Georgia dal Tunnel di Roki, situato tra la Repubblica dell’Ossezia del Nord, nella Federazione Russa, e la Regione di Tskhinvali, in Georgia. È importante sottolineare che, in questa occasione, ci furono molte perdite umane e devastazioni.
I nostri partner Occidentali furono avvisati dei piani della Russia e del lavoro preparatorio per l’aggressione prima e dopo il summit della Nato a Bucarest. L’8 agosto il Governo della Georgia fece avanzare le proprie truppe all’interno del proprio territorio con l’unico obbiettivo di fermare i bombardamenti e contrastare l’invasione delle truppe russe.
– Alla luce delle intese firmate di recente tra Georgia e Bruxelles, come vedrebbe un’entrata di Tbilisi tra i membri dell’Unione Europea e della Nato? Potrebbe questo costituire un aiuto per la reintegrazione di Abkhazia ed Ossezia del Sud all’interno del territorio nazionale? Quale pensa sarebbe la reazione della Russia, che già ha sospeso l’accordo di libero scambio con il suo paese? Non crede sarebbe invece più conveniente essere in buoni rapporti con Mosca?
L’integrazione del nostro Paese nell’Unione Europea e nella Nato è la volontà del popolo georgiano (circa l’85% dei cittadini di diverse etnie ha votato a favore); l’intera popolazione della Georgia è d’accordo con la decisione presa dal Parlamento. Non vediamo alternativa in quanto vogliamo sviluppare uno stato ed una società basata sulla democrazia, sul principio di legalità, sulla protezione dei diritti umani e sullo sviluppo di un’economia di libero mercato.
Sia la Nato che l’Unione Europea promuovono questi valori e l’integrazione in queste organizzazioni è la base e l’unica via per radicarli anche in Georgia.
Dopo la ratifica dell’Accordo di Associazione, il Primo Ministro georgiano, S.E. Irakli Garibashvili, ha fatto una dichiarazione ufficiale, siamo pronti ad assicurarci che anche i nostri fratelli abcasi ed osseti godano dei benefici di questo nuovo importante passo verso l’integrazione europea della Georgia.
Contemporaneamente continuano anche le politiche di normalizzazione delle relazioni con la Federazione Russa. Discutiamo delle problematiche relative all’occupazione, alla sicurezza ed ai diritti umani con la controparte russa al forum di Ginevra, dove c’è la forte presenza della comunità internazionale.
Nonostante non ci siano relazioni diplomatiche con la Federazione Russa, discutiamo anche i problemi relativi i rapporti bilaterali con Mosca in fatto di economia, cultura ed interazioni umanitarie.
Sebbene non ci sia per il nostro paese una dipendenza dal mercato russo, alcuni prodotti georgiani hanno ricominciato ad essere commercializzati nel territorio della Federazione, la rete di trasporti è stata ristabilita, le compagnie russe operano nuovamente in Georgia ed i turisti russi si recano di nuovo nel nostro Paese.
Sicuramente ci teniamo ad essere in buoni rapporti con i nostri vicini ed abbiamo fatto passi avanti, ma questo deve essere reciproco; stiamo sempre provando ad essere corretti e collaborativi, ma se il prezzo da pagare è quello di dimenticarci dei territori che ci appartengono di diritto, di rinunciare a diritti umani e legalità e di rimanere isolati dalla parte di mondo a cui apparteniamo e con la quale condividiamo valori comuni, queste non sono condizioni che accetteremo.
– L’anno scorso due comuni sardi, Sarroch e Lanusei, hanno stipulato protocolli di amicizia rispettivamente con Gagra, situata in Abkhazia, e Tskhinvali, capitale dell’Ossezia del Sud, trattando con i rispettivi governi invece che con Tbilisi e aprendo un caso diplomatico, come si è evoluta la situazione?
Non lo chiamerei un caso diplomatico; la verità è infatti che questi due comuni italiani non hanno rispettato la legge vigente nel loro paese, la quale richiede che ogni trattato internazionale, legale o politico, debba essere esaminato preliminarmente dalla Farnesina. La nostra ambasciata ha semplicemente richiesto un chiarimento a riguardo di questi due casi. Risultò infatti che le amministrazioni di Sarroch e Lanusei non avevano informato il ministero degli Esteri italiano dei loro piani, per questo motivo, questi cosiddetti protocolli sono nulli e senza valore sin dal momento della loro ratifica. Questo è solo l’aspetto legale della questione ma, dal punto di vista politico, la posizione del Governo italiano non è mai cambiata e Roma supporta sempre l’integrità territoriale della Georgia. Il fatto che i cittadini italiani non siano molto informati riguardo alla Georgia ed all’occupazione dei suoi territori è terreno fertile per coloro che si dicono i “Rappresentanti di Abkhazia ed Ossezia del Sud in Italia”, i quali puntano a fuorviare le persone disinformate. Al fine di evitare altri malintesi cooperiamo intensamente con i nostri colleghi italiani per promuovere la conoscenza della Georgia e dei requisiti della legislazione italiana in materia; ad ogni modo anche i giornalisti possono dare un grande contributo in questo senso.

da Notizie Geopolitiche



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