BERLINO – Un centinaio di cammelli come risarcimento per aver ucciso un figlio. Non ci troviamo nei paesi dell’Islam ma in Germania, dove si sta diffondendo una singolare forma di “giustizia privata” tra cittadini migranti che, invece di rifarsi alla giustizia tedesca, risolvono i conflitti, le accuse e le colpe applicando i princìpi di diritto islamico.
In alcune zone della Germania dove la presenza di cittadini di origini straniere è molto ampia come Brema, Bassa-Sassonia, ma anche città come Berlino, si sono diffuse sempre di più delle forme di giustizia informale che si rifanno alla sharia che, secondo le autorità tedesche, stanno diventando un problema serio.
Come si legge su La Stampa infatti sembra che questo tipo di giustizia “privata” non tenga assolutamente conto della giustizia tedesca:
“Solo pochi mesi fa la famiglia Yaktin ha dovuto valutare una richiesta di risarcimento informale dopo che, quattro anni prima, uno di loro aveva investito il figlio 17enne di una famiglia di origini libanesi, gli Omeirat. A nulla è valso che la giustizia tedesca avesse scagionato l’autista dalle accuse. Colpevole o no per la Germania, il caso andava risolto «secondo la sharia», ha spiegato l’imam di una moschea berlinese chiamato a fare da arbitro e mediatore: la morte andava risarcita. Dopo una serie di minacce velate, riporta il quotidiano, si è arrivati alla richiesta dei cento cammelli. Naturalmente il risarcimento in bestiame era solo simbolico: gli Omeirat si sarebbero accontentati di 55mila euro, poi scesi a 20mila nel corso delle trattative.”
Questa forma di giustizia “parallela”, spiega La Stampa, è gestita da specifici mediatori.
Il presidente della polizia criminale della Bassa-Sassonia, Uwe Kolmey, ha denunciato al quotidiano tedesco Die Welt:
“«Non accettano lo Stato di diritto tedesco. E quel che prima era vissuto solo nelle grandi città, oggi è diventato un problema diffuso. Una nuova dimensione della violenza contro la polizia e la giustizia».
Come si legge su La Stampa infatti è accaduto più volte che le autorità tedesche siano diventate esse stesse “bersaglio della sete di vendetta privata dei clan, in alcuni casi legati ad attività criminali” solo per aver “tenuto fede al proprio dovere”.
“Del tema si occupa anche una nuova circolare della polizia berlinese, che spiega come le istituzioni «vengano consapevolmente aggirate e ostacolate». Dopo aver “spento il fuoco” della vendetta attraverso un accordo privato, la collaborazione con le autorità si interrompe: le eventuali denunce vengono ritirate, i testimoni spariscono. L’affare è concluso”.
Nel caso della famiglia Yatkin, di origine turca, i componenti non hanno accettato la mediazione e si sono rifiutati di pagare ma
“Gli Yatkin ora sono sotto protezione, visto che il clan rivale conta alcuni membri già noti alla giustizia. Se dovesse capitare qualcosa a qualcuno, ha spiegato a Die Welt Taccidin Yatkin, ex presidente del consiglio centrale dei turchi in Germania, è chiaro chi sarà responsabile: «Lo Stato tedesco»”.