di Gabriele Merlini
In volo (un paio d’ore) verrà servito (a tutte e cento le persone?) un variegato menù incentrato su specialità italiane e tedesche. Prima della messa all’Olympiastadion capatina del Presidente della Repubblica Federale Christian Wulff e Angela Merkel. Incipit imprescindibile per sottolineare quanto la capitale tedesca stia vivendo un periodo di grande fermento. Infatti, a ridosso del papa -recitano i cartelli- anche il cancelliere si concederà una uscita pubblica in città: «Die Kanzlerin kommt» il diciassette settembre. Tuttavia in questo caso va specificato che la Merkel non arriverà alla piazza dello speach con un aereo battezzato Amburgo, essendo residente a dieci minuti di metro/cinque di delegazione con scorta.
Ecco dunque il motivo della curiosa gemmazione di manifesti sui pali della luce e alberi, diversi in ogni area: i volti in primissimo piano, associati a nomi poco conosciuti, appartengono a candidati dei vari Kreuzberg, Schöneberg, Mitte, Prenzlauerberg e via. Elemento di particolare interesse la prestazione del neonato BIG Partei, acronimo che sta per Bündnis für Innovation und Gerechtigkeit, traducibile con alleanza per l’innovazione e la giustizia. In questo caso giustizia sociale poiché si tratta di movimento fondato da cittadini mussulmani che pongono al centro del programma i diritti dei migranti e la loro integrazione (più che altro nel sistema scolastico e linguistico. Da segnalare screzi con la comunità omosessuale per dichiarazioni di certi esponenti interpretate come denigratorie: a ciò è seguita una rettifica di BIG, reputata credibile con differenti livelli di convinzione.)
Dicono Berlino sia una città proiettata nel futuro e tendenzialmente è pure vero. Però non al punto tale da sapere già con sicurezza come finirà la tornata elettorale (riguardo il papa possiamo invece vantare maggiori garanzie: su tutto, le presenze di voci di protesta ad organizzare colorati caroselli.) Ad ogni modo per la Cdu (la capitale non è roccaforte conservatrice) c’è ragione di presupporre un risultato non eccellente: sperare in numeri decorosi è quantomai atto di fede. Si tratterebbe, per altro, di prestazione in linea con le recenti batoste raccolte dalla Cdu su tutto il territorio: il partito della Merkel quest’anno ha infatti collezionato sei elezioni regionali dai numeri sconsolanti, terminate con il recente exploit in Mecleburgo-Pomerania dove è stata compiuta l’impresa di raggiungere il peggior risultato di sempre: ne riferiremo.