La solita retorica dei documenti ufficiali, il latinorum della burocrazia, ha definito un progetto di deposito rifiuti, una specie di discarica, come “progetto di riqualificazione morfologica e funzionale” di un’area golenale di 200mila metri quadrati. La giunta provinciale, precisamente l’assessore Giovanni Leoni, ha sostenuto l’incompatibilità del progetto col piano territoriale provinciale. Dubbi e osservazioni critiche sono presenti in numero e qualità rilevante negli allegati della delibera di giunta provinciale. Si terrà comunque una conferenza di servizi, nell’ambito di una richiesta di assoggettamento alla valutazione d’impatto ambientale. Quali rifiuti? Nei documenti presentati dal proponente, Carlo Damiani, si parla di rifiuti del tipo di quelli usati per l’ampliamento della Paullese. Resta il “mistero”. C’è qualcuno che ha bisogno di smaltire rifiuti in grande quantità. E che trova difficoltà nell’ottenere nuove discariche. Quindi se questo progetto viene respinto la richiesta rispunterà.
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CREMONA Gerre de’ Caprioli – Incompatibile con il piano territoriale provinciale: un pronunciamento della giunta provinciale che si accompagna con una serie di osservazioni critiche che mettono in discussione il progetto di riqualificazione morfologica e funzionale nelle località di Cascina del Biscio e Cascina Canovetta, sul territorio del Comune di Gerre de Caprioli. In breve, si tratta di un deposito di rifiuti per un estensione di 200mila metri quadrati in territorio golenale: tra i problemi segnalati quello della difficoltà determinata dal deposito rifiuti in occasione di piena del Po. Il piano campagna verrebbe alzato e quindi l’argine maestro potrebbe trovarsi in difficoltà nel respingere le acque del fiume. Nell’area in questione poi sono esplicitamente vietati per legge nuovi impianti di smaltimento e recupero rifiuti, come anche il loro ampliamento. Il progetto nemmeno chiarisce quali materiali si vogliano portare nella campagna di Gerre de Capriolli, parlando solo di terre e rocce e facendo riferimento a rifiuti del tipo usato per l’ampliamento della Paullese Cremona-Milano. Un progetto quindi poco esplicito, che ha trovato sin dall’inizio il forte contrasto delle associazioni ambientaliste. Quali potrebbero essere le motivazioni di una richiesta così insolita? Forse non si sa dove portare o come smaltire scorie e rifiuti di diverse attività economiche, dato che l’era delle discariche è finita mentre il riciclo non decolla, tanto meno quello dei rifiuti speciali? Il progetto di Carlo Damiani può essere interpretato come il sintomo di un disagio di quel resta delle attività produttive in era di crisi: la soluzione non può però essere questa, così com’è presentata. Infatti l’amministrazione provinciale e l’Autorità di Bacino manifestano disaccordo. Il terreno agricolo di pregio e le rete ecologica, solo per citare alcune delle osservazioni, non sarebbero affatto favoriti da un’iniziativa simile: sono inoltre vietate in quell’area attività di escavazione per oltre 500 metri cubi di materiale. Non solo non si sa quali rifiuti verrebbero portati in golena, ma nemmeno di quale “riqualificazione morfologica” si parli, perché mai sia necessaria, e in quale modo l’azienda agricola ritenga di ricavarne un vantaggio. Spunta anche un’osservazione della Protezione civile, dato che riducendo la capacità di contenimento dell’acqua in area golenale, si creerebbe un rischio idraulico. In passato nello stesso sito erano stati estratti materiali pietrosi e argillosi, adatti alla fabbricazione di laterizi per l’edilizia, che però nell’area di Gerre verrebbero sostituiti con rifiuti probabilmente incompatibili. Di conseguenza, nell’ambito di una richiesta di assoggettamento alla valutazione d’impatto ambientale, la Provincia ha scelto di convocare un incontro fra gli enti coinvolti per confrontare gli interessi in gioco e chiarire i punti discutibili del progetto.