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Gesta e Opinioni del Dottor Faustroll patafisico

Creato il 15 settembre 2012 da Marvigar4

Jarry Vignolo

NOTA INTRODUTTIVA A CURA DEL TRADUTTORE

   Alfred Jarry nacque nel 1873 a Laval, nel dipartimento della Mayenne, e durante la sua pur breve esistenza (morì trentaquatrenne a Parigi) seppe incarnare, senza mai appartenere ufficialmente ad alcun movimento o cerchia letteraria, il passaggio dall’esperienza espressiva di fine ottocento, d’ispirazione simbolista a quella che sarebbe stata la futura avventura dell’avanguardia surrealista, restando allo stesso tempo nell’ambito della grande tradizione francese del genere fantastico, che ha in Rabelais (1494-1553) e nel suo Gargantua e Pantagruel il vertice.
Jarry esordì in letteratura tra i banchi di scuola, mentre era studente di liceo a Rennes, con Les Polonais, una farsa strampalata, grottesca, risultato di un testo collettivo da lui diretto e composto insieme ad alcuni suoi compagni di classe, rappresentato poi nel 1888 e nel 1889 in teatri di marionette. Questa fu la prima versione della sua opera più famosa, Ubu roi, commedia che venne pubblicata nel 1895 e messa in scena l’anno successivo con successo e relativo scandalo.
Questo fantoccio, re Ubu, munito di una maschera facciale a forma di pera, la gidouille, con l’enorme naso che ricorda il muso di un coccodrillo, e che impugna il  famoso bâton à physique, un fantomatico scettro nato dalla fantasia liceale, nella vicenda del testo è soltanto un ex capitano dei dragoni del re Venceslao di Polonia che si insedia sul trono dopo una congiura. Ma tutto viene talmente esagerato, esasperato, all’interno della commedia, il linguaggio, la posa dei personaggi, la recitazione, da rendere siffatto parossismo drammaturgico la parodia della falsa e assurda solennità della pompa d’ogni tipo di Potere, che si autocelebra nelle manifestazioni pubbliche, incapace di cogliere il ridicolo della propria vanità. La comicità caricaturale di Ubu roi, che Jarry ripropose sempre nella sua produzione per deridere la stupidità del filisteismo dell’epoca, l’asfittica e oscena prevaricazione delle convenzioni sociali, divenne essa stessa un genere. La saga Ubu continuò con Ubu cocu (Ubu cornuto) nel 1896, Ubu enchaîné (Ubu incatenato) nel 1900, e, per finire, Ubu sur la butte (Ubu sulla collina) nel 1901, che è una riduzione in due atti di Ubu roi. fu assai celebrata dai surrealisti. Altre opere di Jarry: Les minutes de sable. Mémorial (I minuti di sabbia. Memoriale) del 1894; César Antéchrist (Cesare Anticristo) del 1895; L’amour absolu (L’amore assoluto) del 1899; Messaline (Messalina) del 1901; Le Surmâle (Il supermaschio) del 1902.
Gestes & Opinions du Docteur Faustroll pataphysicien, roman néo-scientifique vede la luce a quattro anni dalla morte di Jarry, avvenuta nel 1907. È il capolavoro della fantasmagoria dello scrittore di Laval, il tentativo estremo di “imbarcare” entro la stessa composizione, sempre con l’intento dissacrante, riferimenti di carattere artistico, filosofico, scientifico, religioso, una sorta di grand guignol dello Spirito Assoluto hegeliano. Faustroll è figlio di Rabelais, i richiami a Gargantua e Pantagruel qui sono moltissimi, ed è il padre di tutte le figure dello scienziato “pazzo” che popoleranno nel ’900 sia la letteratura comica tout court, che la fumettista e la cinematografica. Un Faust che non ha bisogno di Mefistofele, e che, nel suo allucinante viaggio verso la conquista di un sapere universale, coinvolge un ufficiale giudiziario e un babbuino, che sa pronunciare solamente le parole “ha ha”. Il risultato di questa avventura indefinibile è la fondazione della Patafisica, la “scienza delle soluzioni immaginarie”:

   “Elle étudiera les lois qui régissent les exceptions et expliquera l’univers supplémentaire à celui-ci; ou moins ambitieusement décrira un univers que l’on peut voir et que peut-être l’on doit voir à la place du traditionnel, les lois que l’on a cru découvrir de l’univers traditionnel étant des corrélations d’exceptions aussi, quoique plus fréquentes, en tous cas de faits accidentels qui, se réduisant à des exceptions peu exceptionnelles, n’ont même pas l’attrait de la singularité. ”

   (Essa studierà le leggi che reggo no le eccezioni e esplicherà l’universo supplementare a questo; o meno ambiziosamente descriverà un universo che si può vedere e che forse si deve vedere al posto del tradizionale, le leggi che si è ritenuto di scoprire dell’universo tradizionale essendo anche delle correlazioni di eccezioni, sebbene più frequenti, in ogni caso fatti accidentali che, riducendosi a delle eccezioni poco eccezionali, non hanno neppure l’attrattiva della singolarità).

   Faustroll è un’opera di non facile lettura, non solo a causa dei rinvii, citazioni, richiami filosofici, artistici, matematici, eccetera, ma anche e soprattutto per l’atipicità del codice linguistico, talvolta pressoché intraducibile. Eppure è in questa sgargiante complessità che risiede il suo fascino, un magnetismo immediato pari a quello delle grandi opere che rimangono e vanno al di là della fin troppa evidente smania del comprensibile a ogni costo.
Jarry ha sondato con l’ironia che gli apparteneva, e che non è stata sempre compresa, specie dai seriosi surrealisti suoi sedicenti discepoli, gli abissi di una lingua che si sforza d’essere adulta, almeno secondo le pretese di parecchi letterati, e invece si ritrova “adulterata”, ossia una pura e semplice convenzione che si autoacclama come evoluzione rispetto a quel “ha ha” infantile (nel senso etimologico del termine “infans”, “che non parla”), a quel grado zero della comunicazione da cui tanto forsennatamente ci distacchiamo e a cui non sappiamo più risalire.
La Patafisica è la scienza… Il resto segue da sé…

Un-entretien-avec-Dr-Faustroll
Un-entretien-avec-Dr-Faustroll
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Libro Primo: Procedura

I
ORDINANZA AI SENSI DELL’ARTICOLO 819

   NELL’ANNO milleottocentonovantotto, l’otto febbraio, Ai sensi dell’articolo 819 del Codice di procedura Civile e alla richiesta di Mr et Madame Bonhomme (Jacques), proprietari d’una casa a Parigi, 100 bis, rue Richer, per il cui domicilio hanno eletto nel mio ufficio e ancora al municipio del Qe arrondissement
Io sottoscritto, René-Isidore Panmuphle, ufficiale presso il tribunale civile di prima istanza del dipartimento della Senna, sede di Parigi, ivi residente, 37, rue Pavée, Fa Ordinanza in nome della Legge e della Giustizia, a Monsieur Faustroll, dottore, locatario di diversi locali nella suddetta casa e residente a Parigi, 100 bis rue Richer, dove essendomi recato davanti la suddetta casa, sulla quale si trova ugualmente indicato il numero 100, e dopo aver suonato, bussato e chiamato il sunnominato a più riprese, non essendo venuto nessuno a aprirci, avendoci dichiarato i vicini più prossimi essere proprio quello il domicilio di detto signor Faustroll, ma che ricusavano d’accettare la copia dell’ordinanza e atteso che io non ho rinvenuto nei locali summenzionati né parenti, né servitori, non volendo nessun vicino farsi carico della presente copia firmando il mio originale, io mi sono subito tradotto al municipio del Qe arrondissement, dove avendo rimesso a M. il sindaco, parlando alla sua persona la quale ha posto il visto sul mio originale: entro ventiquattro ore senza proroga alcuna di pagare al richiedente nelle mie mani affinché si offra di dargli buona e valida quietanza la somma di trecentosettantaduemila franchi 27 centesimi, per undici Canoni di locazione dei suddetti locali, scaduti lo scorso primo gennaio, senza pregiudizio di quelli in scadenza e di tutti gli altri diritti, azioni, interessi, spese e avvisi d’esecuzione, dichiarandogli che in mancanza d’ottemperare alla presente Ordinanza entro detto termine, vi sarà indotto per tutte le vie di diritto, e segnatamente al pignoramento dei mobili e suppellettili, che arredano i locali affittati. E io ho a domicilio come detto sopra lasciato la presente copia. Costo: undici franchi 30 centesimi, ivi compreso mezzo foglio con marca da bollo speciale da 0 fr. 60 centesimi.

PANMUPHLE

   Mr Dottor Faustroll
presso il municipio del Qe arrondissement,
Parigi.

II
DELL’ABITUDINE E DEI CONTEGNI DEL DOTTOR FAUSTROLL

   Il dottor Faustroll nacque in Circassia, nel 1898 (il XX secolo aveva [- 2] anni), e all’età di sessantatre anni.
A quell’età, la quale lui conservò per tutta la sua vita, il dottor Faustroll era un uomo di media statura, ossia, per essere esattamente veridico, di (8 x 10 10 + 10 9 + 4 x 10 8 + 5 x 10 6) diametri d’atomi; di pelle gialla aurea, dal viso glabro, salvo un mustacchi (sic!) color verde mare, tal quali a quelli che portava il re Saleh; i capelli alternativamente, pelo per pelo, biondo cinereo e nerissimo, ambiguità alburnea mutante con l’ora del sole; gli occhi, due capsule di inchiostro semplice per scrivere, preparate come l’acquavite di Danzica, con dentro degli spermatozoi.
Era imberbe, a parte i suoi baffi, per l’uso beninteso dei microbi della calvizie, che dagli inguini alle palpebre saturavano la sua pelle, e che gli rodevano tutti i bulbi, senza che Faustroll avesse a temere la caduta della sua chioma né delle sue ciglia, poiché essi attaccavano solo i capelli gialli. Per contrasto, dagli inguini ai piedi lui si inguainava in un vello nero da satiro, perché era uomo più di quanto non sia conveniente.
Quel mattino, lui prese il suo sponge-bath quotidiano, che fu d’u
na carta da parati dipinta in due toni da Maurice Denis [1], treni rampanti lungo delle spirali; da tanto tempo aveva sostituito all’acqua una tappezzeria di stagione, di moda o a suo capriccio.
   Per non scioccare la gente, si vestì, sopra questo parato, indossando una camicia di tela di quarzo, dei pantaloni larghi, stretti alla caviglia, di velluto nero smorto; stivaletti minuscoli e grigi, dove la polvere vi s’era trattenuta, non senza gran fatica, in ugual strato, da mesi, salvo i geyser secchi dei formicaleone; un gilet di seta giallo oro, del colore esatto del suo pigmento, con bottoni in numero non superiore a quelli d’un maglione, due rubini che chiudevano due taschini, molto in alto; e una grande pelliccia di volpe azzurra.
Ammucchiò sul suo indice destro degli anelli, smeraldi e topazi, fino all’unghia, la sola delle sue dieci che non rosicchiasse, e fermò la fila di anelli con une bietta perfezionata, in molibdeno, avvitata all’osso della falangetta, attraverso l’unghia.
A mo’ di cravatta, si passò al collo il gran cordone della Grande-Gidouille, ordine da lui inventato e brevettato, affinché non fosse degradato.
   Si appese per questo cordone a une forca disposta a tal fine, esitando qualche quarto d’ora tra i due maquillage soffocatori detti impiccato bianco e impiccato blu.
Ed essendosi staccato, si coprì il capo con un casco coloniale.

[1] Maurice Denis (1870-1943) pittore Nabi.



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