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Gesta e Opinioni del Dottor Faustroll patafisico VIII

Creato il 22 settembre 2012 da Marvigar4

Jarry Vignolo

Libro quinto: Ufficialmente

XXX
DI MILLE SPECIE DI COSE

A Pierre Loti [34]

   Adesso il vescovo, decapitato della sua mitra, andava avanti nelle sue funzioni, essendo abituato a non vacarvi nisi in pontificalibus. E perché nel suo gabinetto, rifornito di mille specie di cose confacenti ad eccitare a cacare [35].
   Sulla mensola dove usualmente si srotolano dei cilindri di carta, un grosso piccolo busto di gioviale ometto dalla barba gocorta [36] s’intrufolava dappertutto in verde scarabeo37.
   Il gioviale ometto si dondolò a destra e a manca sull’emisfericità della sua base, e il vescovo avrebbe riconosciuto, se avesse fatto precedentemente il viaggio, il cul-de-jatte corridore espulso dall’isola Fragrante. Io seppi in seguito che l’aveva incontrato, con minor spesa e più identico a se stesso, sulla pendola borghese del salone di una vecchia dama. Il cul-de-jatte palmato si alzò sui talloni posticci della sua ciotola, e offrì cortesemente al vescovo un astergente block-notes quadrato [38]:
   “Io l’avevo conservato per mia madre, disse, ma come a lei (indicando l’amétista del vescovo) la fede cristiana a voi concede di leggere con serenità le più tetre cose. Voi non avete ancora saggiato questa specie dei miei offici, ma vedrete che sono ancora più me stesso.
  – Questa carta dunque va? disse il vescovo.
   – LEGGETE con la perseveranza di tutti i vostri occhi, anzi di quello più segreto. Questa carta è sovrana. Vi anrà [39] tanto, se voi sapeste!
   – Voi mi persuadete, disse Mensonger.
   – Prendete dunque posto in mezzo a queste pile di meno efficaci supposte. È tempo: io solo, posso distinguere ancora, dietro il pressappochismo di queste parole accumuliate, L’INSONDABILE ABISSO.”
   Saltò allegramente nel pozzo designato, e come una manopola cavalcherebbe la rampa di una scala, il fracasso della sua ciotola di zinco decrebbe lungo la doppia spira del tubo di scarico: ma i versi dei MM. Déroulède e Yan-Nibor40, arrotolati dentro lo zufolo concavo lo sostennero con i loro piedi.

Lettura del Vescovo
che attende alle sue funzioni

MORTE DI LATENTE OSCURA [41]

   “Brr… brr… brr… brrr… ehen… hatsch… Latente Oscura ci lascia. Brr… brr… L’estremo passo doloroso è stato compiuto… brr… brr… L’oblio momentaneo che reca il sonno. Un verso. Allora sta per morire Latente Oscura Hen… ehen… Gela da fendere la pietra… impressione generale sinistra… brr… brr… lei è già nel mezzo dell’abisso… hen hen… Lacrime amare… il medico dichiara che non passerà la nottata… Tu te ne andrai, ranocchia! nelle tenebre inferiori? – Lei sta per concludere la sua vita (Tamburo velato). Il freddo penetra fin dentro le ossa (bis). Plan, rataplan ! (Il vescovo gorgheggia gioioso.) Al seguito del reggimento, la nostra fedele Mélanie, che è di una razza di vecchi servitori devoti, divenuti quasi dei membri della famiglia…
   – Coraggio, va bene, esclamò dabbasso l’ometto. Continuate, non temiate di incomodarmi: io dormirò accanto, nella camera araba.
   – La macabra lotta della fine, constatò il vescovo nella sua lettura; brr… brr… incubo angosciante. Istante orribile. Leggiamo con l’occhio del retro: il supremo riassetto, il povero corpo, l’orribile lettino, il grande letto, la fronte smorta, il caro volto, l’orribile lettino.
   – Noi saliamo e scendiamo come dei fantasmi, alitarono i fogli nel loro servizio successivo.
   – Queste PALME VERDI, continuò senza remissione il vescovo, poste in croce sul suo petto…
   – Grazie del vostro ricordo, telefonò l’abitante del tubo. Sono inebriato nel vedere che voi non ci lasciate ancora, seduto in alto sul mio camino. Il giorno d’inverno tanto smorto figura serena suprema imago, così graziosa!
   – Vaghe impressioni, continuò modestamente Mensonger.
   – I tratti pallidi, il sorriso dolce! latente oscura sorride così dolcemente…
   – Hen! ehen… Impressione ossessionante, infinitamente triste… Brr… brr… rataplan !
   – Le care voci e i cari rumori… buoni occhi sorridenti, tristissimi…
   – LATENTE OSCURA CI HA LASCIATI!!! grazie mio Dio, esclamò il vescovo levandosi.
   – Grazie, esclamò l’ometto all’unisono. Un sole caldo. Finestre aperte. Armadio grande, scatola piccola. Io fumo una sigaretta d’Oriente !
   – È forse l’ultima volta, disse risedendosi il vescovo costretto all’improvviso a riprendere la sua lettura, e leggendo con straordinaria attenzione, che il rammarico da Latente Oscura si realizzerà in me con quella intensità e sotto quella forma speciale che arreca le lacrime, poiché tutto si acquieta, poiché tutto diventa consuetudine, si dimentica e che c’è un velo, una bruma, una cenere, un non so che gettato come in fretta, brrrrr… e subito sulla rimembranza degli esseri che se ne sono ritornati al NULLA ETERNO, plan, plan, rataplan Larghezza! larghezza! A spruzzi, a fuoco e a sangue! A guisa di rinoceronte. Senza cessare. Il rosario dei trapassati. Brrr brrr Io mi iplotizzo [42]. Ho hu! ho hu! Lungo come una lancia.
   – Voi ci chiamate Kaka-San [43]? interrogò di lì a poco l’ometto.
   – No, Mensonger, vescovo marino, per servirvi. Perché?
   – Perché Kaka-San aveva fatto cose molto sporche nella sua cassa, durante il rilascio ben perdonabile della fine.”

[34+ Di Pierre Loti (1850-1923) abbiamo già accennato nella nota del capitolo XVII.

[35] La traduzione rende il verbo originale “cagar”, che è una forma antica della lingua d’oc.

[36] Gocourt è un aggettivo che Jarry prende in prestito da Rabelais, V, 16.

[37] Il “verde scarabeo” è un’allusione di Jarry al colore dell’abito dei membri dell’Académie Française, tra i quali v’era Pierre Loti.

[38] Sono riportati in corsivo i passi del testo di Loti Le Livre de la Pitié et de la Mort (1891).

[39] L’originale enra è pressoché intraducibile.

[40] Vengono citati due poeti francesi, Paul Déroulède (1846-1914) e Yan Nibor.

[41] Riferimento di Jarry al racconto di Pierre Loti Tante Claire nous quitte, in cui l’autore narra la vicenda autobiografica della morte di una sua zia, nonché chiaro richiamo alla parola tante che in francese, come nel tedesco Tante, prende il significato di “pederasta”.

[42] L’originale hyplotise è l’ennesima frecciata di Jarry a Pierre Loti, trasformando il verbo francese hypnotiser, “ipnotizzare”, in hypLOTIser.

[43] Kaka-San è un personaggio dell’ultimo racconto de Le Livre de la Pitié et de la Mort di Loti, dal titolo La Chanson des vieux époux. La cassa di cui si parla è quella in cui giace Kaka-San, una vecchia mendica, trascinata dal marito Toto-San.

XXXI
DEL GETTO MUSICALE
[44]

   Ora occorre sapere che la valvola posta al collo del buco di scarico era di caucciù sottile, conoscere le scoperte del sig. Chicester Bell, cugino del sig. Graham Bell, l’illustre inventore del telefono; rammentarsi che un filo d’acqua che cade su una membrana tesa all’estremità di un tubo costituisce un microfono, che una vena liquida si rompe a determinati intervalli di preferenza ad altri e, secondo la sua natura, rende certi suoni meglio di altri, infine non scandalizzarsi affatto se noi menzioniamo che i reni del vescovo produssero una secrezione molto incoscientemente musicale di cui egli percepì le vibrazioni amplificate, al momento di prendere congedo dalla sua lettura. Voci di piccole donne * salivano, glorificando l’ometto.
   LE PICCOLE DONNE (pianoforte, 4 tempi, tre diesis in chiave), alcuni TRANQUILLAMENTE (mi-sol-do-mi…si-mi- si, pedale): [45]
   “Che la tua afflizione sia cullata dai nostri canti! (fa- la diesis). Altre: Che la tua tristezza ne-ra (sol-si diesis) S’involi al mormorio leggero Dell’onda (cinque bemolli, pedale, CRISTALLINO)
   “Straniero (sol bequadro-si), Sei tu vuoi ammaliare le nostre solitudini. Dovrai cambiare il Tuo nome (TRANQUILLO) le cui sillabe sono troppo rudi. E chiamarti così (la b.) come un fiore delle cime (sol diesis, si naturale).
   Alcune donne propongono un nome: “Atari.” Altre: “Féi.” Le P. D.: “No! (Pedale. Due sospiri ½) Lo-ti (si- fa, pedale, punto d’organo).”
   Le P. D.: “Ormai (ped. ped.) che si chiami Lo-ti” Tutte l’attorniarono: “È l’ora del battesimo! (UN PO’ SOLENNE). Nel paese delle canzoni, Nel paese dove si ama (sospiro), Lo-ti (mi b., do, sospiro, cresc.) Lo-(do) ti (mi b.) sarà il tuo nome supremo (SIC).”
   LE PICCOLE DONNE (CONT.): “Nel paese delle canzoni, Nel paese dove si ama, Loti, Loti sarà il tuo nome supremo (due sospiri). Lo-ti (mi b., mi b.) noi ti chiamiamo, Lo-ti noi ti chiamiamo, e (p. p.) noi ti bene- (si b. in chiave) diciamo! (Gran chiasso).”
   La valvola s’aprì, la musica cessò; l’aspersione eseguita, il vescovo riassettò il suo anello, impose le mani, confermando con questo gesto autorizzato la benedizione delle P. D. Poi semplicemente, ruppe il getto.

[44] Anche qui Jarry s’è ispirato al fisico inglese Boys e alla terza delle sue quattro conferenze sulla capillarità, pubblicate nell’opera già citata in precedenza nella nota 2.

* (N.d.A.) Sic. – L’île de rêve, opera lirica di REYNALDO HAHN, parole di P. LOTI, A. ALEXANDRE e G. HARTMANN.

[45] Nella partitura musicale riportata da Jarry vi sono evidenti richiami all’omosessualità di Pierre Loti, quali “la b.” (la bemolle), ossia la bitte molle, il pène in posizione di riposo; “pédale”, variante di “pedé”, pederasta; “cristallin”, l’ano; “tapage”, in italiano “chiasso”, ma con riferimento al verbo “taper”, battere, picchiare, da cui deriva “tapette”, voce popolare corrispondente all’italiano “checca”.

XXXII
COMME CI SI PROCURÒ DELLA TELA

A Pierre Bonnard [46]

   Faustroll fece un suffumigio, lo spettro di Bosse-de-Nage, che non essendo mai esistito se non nell’immaginazione non poteva essere morto definitivo, si delimitò, disse con rispetto “ha ha”, poi si tacque, attendendo gli ordini.
   Io quel giorno là scoprii un nuovo significato di quella parola inestimabile, ossia che l’a, cominciamento di tutte le cose, è interrogativa, poiché attende una glossa nello spazio presente e l’appendice, più grande di lei stessa, di un seguito nella durata.
   “Ecco qualche miliardo in contanti, disse il dottore, rovistando nei suoi taschini agganciate da rubini. Tu chiederai per me a un vigile urbano la strada del Magazzino Nazionale, detto Al Lusso borghese [47], e acquisterai delle aune di tela.
   “Tu ti raccomanderai per parte mia agli chef del reparto Bouguereau, Bonnat, Detaille, Henner, J.-P. Laurens e Tartempion [48], al mucchio dei loro commessi e agli altri mercanti subalterni. E per non perdere punto tempo nelle grinfie dei loro mercanteggiamenti, tu verserai senza motto proferire
   – Diverso da ha ha, tentai d’insinuare con malevolenza.
   – Su ciascuno un mucchio d’oro, fino a che l’impantanamento delle loro labbra cessi di rispondere. La somma di settantasei milioni di ghinee sarà sufficiente per M. Bouguereau, di diciassettemila serafi per M. Henner, di ottantamila maravedi per M. Bonnat, perché la sua tela è stampigliata, a guisa di trade-mark, con l’immagine d’un poveraccio; di trentotto dozzine di fiorini per M. J.-P. Laurens; di quarantatre centesimi per M. Tartempion, e di cinque miliardi di franchi, più, in copechi, una mancia per M. Detaille. Tu getterai il bilione restante sulla faccia degli altri buffroni [49].
   – Ha ha, disse Bosse-de-Nage per significare che aveva compreso, e si dispose e partire.
   – Questo va bene, dissi a Faustroll; ma non sarebbe più onorevole attribuire quell’oro al costo delle mie procedure, salvo poi rapinare le aune di tela per pura sottigliezza ?
   – Io vi spiegherò che cos’è il mio oro, ammiccò il dottore. E a Bosse-de-Nage:
   – Un’ultima parola: per lavarti il prognatismo della tua mascella dalle parole mercantili, entra in una saletta predisposta a tale scopo. Là sfolgorano le icone dei Santi. Scopriti davanti a Le Pauvre Pêcheur [50], inchinati davanti ai Monet, genuflettiti davanti ai Degas e ai Whistler, striscia alla presenza dei Cézanne, prosternati ai piedi di Renoir e lecca la segatura delle sputacchiere sotto la cornice dell’Olympia!
   – Ha ha, acconsentì definitivamente Bosse-de-Nage, e la sua fuga trascinò le più calorose proteste del suo zelo.
   Girandosi verso di me, il dottore riprese:
   “Quando Vincent van Gogh ebbe tolto il loto dal suo crogiuolo, e raffreddato la massa in buono stato della vera pietra filosofale, e al contatto della meraviglia fatta, quel primo giorno del mondo, reale, tutte le cose si trasmutarono per il metallo-re, l’artefice della grande-opera si contentò di trarre dall’utilità delle sue dita la sontuosità puntuta della sua barba luminosa, e disse: “Che bello il giallo!”
   “Sarebbe per me facile trasmutare tutte le cose, poiché io possiedo pure questa pietra (me la fece vedere al castone di uno dei suoi anelli), ma ho sperimentato che il beneficio non si estende che a coloro il cui cervello è questa pietra medesima (attraverso un vetro d’orologio incastonato nella fontanella del suo cranio, mi fece vedere quella pietra una seconda volta)”
   Bosse-de-Nage rientrava con undici carrelli per scenari colmi, posati di lato, di tele non schiodate.
   “Credete, amico mio, terminò Faustroll, che sarebbe possibile de dare dell’oro a questa gente, che resti oro e degno dell’oro nelle loro giberne?
   “Lo stesso di cui essi sono adesso coperti stenderà le aune equilibrate del suo flusso anche sulla loro tela. È giovane e vergine, in tutto simile a quello con cui i bambini si insudiciano.”
   E avendo puntato al centro dei quadrilateri disonorati da colori irregolari la lancia benefattrice della macchina per pitturare, il incaricò della direzione del mostro meccanico M. Henri Rousseau51, artista pittore decoratore, detto il Doganiere, menzionato e decorato, che in sessantatré giorni, con molta cura, truccò con la calma uniforme del caos la diversità impotente delle smorfie del Magazzino Nazionale.

[46] Pierre Bonnard (1867-1947), scenografo e costumista, collaborò con Jarry per l’Ubu Roi e illustrò gli Almanachs du Père Ubu nel periodo 1899-1900.

[47] In originale “Au Luxe bourgeois”, vale a dire il Musée National du Luxembourg.

[48] William Bourguereau (1825-1905), Léon Bonnat (1833-1922), Edouard Detaille (1848-1912), Jean Jacques Henner (1829-1905) e Jean-Paul Laurens (1838-1921) sono tutti pittori della cosiddetta “arte ufficiale”. Tartempion è un’espressione corrispondente al nostro “Chicchessia”.

[49] Bouffres è una parola inventata da Jarry e già utilizzata nel suo Ubu Roi, e rimanda al verbo bouffer, “mangiare avidamente”, e alla parola “bouffon”, buffone, in assonanza con bougres, “tipo male in arnese”.

[50] Il Povero Pescatore quadro di Pierre Puvis de Chavannes (1824-1898).

[51] Henri Rousseau (1844-1910), pittore, detto le Douanier Rousseau, ritrasse Jarry in un quadro che fu esposto al Salon des Indépendants nel 1895.



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