
Libro settimo: Khurmookum
(The Sundhya, or the daily Prayers of the Brahmins).
XXXV
DELLA GRANDE NAVE MOUR-DE-ZENCLE
Il crivello, che sarebbe avvampato come una resina puerile nella città a fuoco e a morte discreta, impennò sotto la trazione della barra di Faustroll la polena della sua prua, e il suo gesto fu il contrario del pastorale caritatevole di Mensonger.
L’osteriggio, non sommergibile per la sua vernice, s’allungò sulla dentellatura delle onde come uno storione su più fiocine, e c’era al di sotto una tastiera d’acqua e d’aria alterne. La sparizione precedente l’apparizione dei cadaveri del massacro dei sette giorni guardava losco verso di noi al riparo delle nostre barre reticolari.
Il rospo dell’isola delle Tenebre ghermì la sua cena di sole, e l’acqua fu notte. Vale a dire che le sponde disparvero e che il cielo e il fiume si compararono senza differenza, e l’asse diventò la pupilla d’’un grande occhio, o un pallone stazionario, con della vertigine a sinistra e a destra, di cui mi si ordinava di carezzare le piume con i miei due remi.
Barili immobili risalirono la corrente all’andatura d’espressi raggomitolati.
E per fuggire da ciò, come ci si rifugia, sotto la sua coltre, verso l’una-buona-voltanero, Faustroll insinuò l’asse in un acquedotto di seicento metri, che vomitò nel fiume le chiatte del canale.
(Explicit la relazione di Panmuphle)
La grande nave Mour-de-Zencle, che vuol dire Muso-di-Cavallo-che-ha-dellemacchie-a-forma-di- falce, si levava all’orizzonte immediato come un sole nero, simile sotto l’arco di chiarore della fine del tunnel a una pupilla senza paraocchi di cuoio, appressando la fissità delle sue proprie pupille pittate, verdi in un iride gialla. Sul pavé dell’alaggio invisibile, come una cornice presso la volta, sciabordavano gli zoccoli anteriori della fila delle quattro bestie che trascinavano il segno della morte, camminando con sforzo sulle loro unghie.
Con il suo indice carico di topazi, madido nella sua bocca, Faustroll scalfì la paraffina del fondo della barca. Il pozzo artesiano (l’inferno in quel giorno era nell’Artois) fischiò verso i loro piedi, con il rumore inverso della deglutizione d’una vasca da bagno che si svuota. Il crivello oscillò il suo ultimo polso. La penultima e la seguente maglia dove l’acqua tessé i suoi occhialoni e lasciò violare il suo doppio imene da antiperistaltiche lingue, si chiamarono i riccioli di Panmuphle e di Faustroll. La navetta di rame incastonando le sue bolle d’aria brillante e le mascelle espirando il soffio delle loro ossa simularono spiccioli che si tuffavano o il nido dell’argironeta. Faustroll, procurandosi per Dio dell’altra tela messa a macerare nell’acqua lustrale della macchina per pitturare un altro cielo rispetto a quello di Tyndall, giunse le palme di colui che prega o del natante, secondo l’attitudine di devozione quotidiana definita dai bramini Khurmookum.
La grande nave Mour-de-Zencle passò come stira un ferro nero; e la eco di sedici dita di corno dei cavalli preteriti sciabordò KHURMOOKUM sotto la fine della volta, uscendo con l’anima.
Così fece il gesto di morire il dottor Faustroll, all’età di sessantatré anni.
XXXVI
DELLA LINEA
Lettura del Vescovo della lettera di Dio
A Félix Fénéon [58]
Nel manoscritto di cui Panmuphle non decifrò che i prolegomeni, interrotto dalla monotona prolissità della grande scimmia, Faustroll aveva annotato una parte piccolissima di Bello che sapeva, e una parte piccolissima di Vero che sapeva, durante la sizigia delle parole; e si sarebbe potuto da questa piccola faccetta ricostruire ogni arte e ogni scienza, vale a dire Tutto; ma sappiamo se Tutto è un cristallo regolare, o non più verosimilmente un mostro (Faustroll definiva l’universo ciò che è l’eccezione di sé)?
Così pensava il vescovo marino navigando sul naufragio del battello meccanico, delle quintessenze delle opere, della carogna di Panmuphle e del corpo di Faustroll.
Ora, ebbe a rammentarsi, in seguito a un discorso del dottore, che il professor Cayley [59], con una curva di gesso su due metri e cinquanta centimetri di lavagna nera, scorre in dettaglio tutte le atmosfere d’una stagione, tutti i casi d’una epidemia, tutte le contrattazioni dei negozianti di maglierie di tutte le città, i periodi e le intensità di tutti i suoni di tutti gli strumenti e di tutte le voci di cento cantori e duecento musicisti, con le fasi, secondo la posizione di ciascuno auditore o orchestrante che l’orecchio non può percepire?
Ed ecco che la carta da parati si srotolava, sotto la saliva e i denti dell’acqua, dal corpo
di Faustroll.
Come uno spartito, ogni arte e ogni scienza s’inscrivevano nelle curve delle membra dell’efebo ultrasessagenario, e profetizzavano i loro perfezionamenti fino all’infinito. Poiché, come il professor Cayley ricordava il passato nelle due dimensioni del piano nero, il progresso del futuro solido allacciava il corpo in spirale. La Morgue celò due giorni sul suo pulpito il libro rivelato da Dio della verità ben disposta nelle tre (quattro o N per alcuni) direzioni dello spazio.
Intanto Faustroll, con la sua anima astratta e nuda, rivestiva il regno dell’ignota dimensione.
[58] Félix Fénéon (1861-1944), segretario de La Revue Blanche.
[59] Arthur Cayley (1821-1895), matematico inglese.





