Giampiero Carotti racconta le procedure antipopolari che giustificano in modo truffaldino la tariffa dell’acqua, tra il pubblico i consiglieri provinciali Giuseppe Torchio e Giuseppe Trespidi, oltre al temutissimo Alessandro Lanfranchi.
Conferenza e confronto con il pubblico che il Comitato acqua pubblica del Cremonese ha organizzato venerdì scorso a Cremona e ripeterà questo sabato a Cremona, illustrando passo per passo e slide per slide come stati usati, con quanta violenza amministrativa, i voti SI ai referendum.
Le slide sono riprodotte qui sotto: ben 30, ma da ricordare, anche se appare una formula matematica approssimativa, come ha precisato Giampiero Carotti, che ha raccontato a Spaziocomune l’erompere della tariffa truffa che “quasi nessuna azienda pubblica ha denunciato, e ce ne dispiace molto”.
La remunerazione del capitale investito doveva decadere subito: abrogata dal referendum la norma che autorizzava i gestori delle società del servizio idrico integrato ad aumentare del 7% le bollette per garantire un profitto agli investimenti guadagnando utile netto, bisognava rifare il sistema, sgravando subito del 7% le bollette dell’acqua. Un 7% che che gli italiani pagano ancora, tranne che in rari casi virtuosi, e che non trova giustificazione. Addirittura c’è chi procede da solo: utenti che d’accordo coi comitati calcolano il 7% e non lo pagano più.
Perché si arriva a tanto? Perché lo Stato di fatto non riconosce la sovranità dei cittadini. Le istituzioni sono sfrontatamente occupate e dirette da uomini che tutelano gli interessi dei privati e dei partiti a loro legati. La politica è stata serenamente privatizzata e le istituzioni manipolate a piacimento secondo tornaconto. Il caso dell’acqua parla sfacciatamente chiaro.
Aem Cremona, Padania Acque ecc.? Non muovono un dito. “Le aziende pubbliche del nostro territorio – ha spiegato Carotti – sono trascinate da flussi di capitali di grandi dimensioni. I referendum hanno messo in discussione il cuore del capitalismo italiano”, quel capitalismo che permette ai privati di sostituire pezzi di Stati e di accumulare profitti sicuri da bollette canoni tariffe ed entrate certe. La società mista è una perversione, non un modello sensato.
“Sarà una lunga battaglia – ha aggiunto Carotti – dovremo batterci per anni e se necessario lo faremo. Il lavoro che facciamo ha un valore non per merito nostro, ma perché sono molti i comitati in Italia che studiano questo problema e condividono le proprie conoscenze. Per questo riusciamo a documentarci e capire. Anche in altri settori ci sono comitati attivi, non sono poche le persone che in questo periodo in Italia studiano di notte. Noi siamo parte di questo movimento che non so dove ci porterà”.
È un fenomeno infatti di notevole serietà cui si deve un sincero rispetto.
Così dopo i referendum, che sostenevano che l’acqua è fuori mercato, il Parlamento ha chiesto all’Aeeg (in breve Autorità per l’energia e il gas) di fissare nuovo metodo tariffario. “Una scelta strategica contro i referendum, perché l’Autorità regola il mercato” ha sottolineato Carotti.
E nell’Autorità troviamo gli stessi uomini delle grandi privatizzazioni del settore e delle società miste. Che imparzialità ci può essere? Zero e si vede.
La remunerazione del capitale investito (rci in sigla) è stata sostituita con nuovi nomi che si riferiscono agli oneri finanziari. Se non paghiamo ancora il 7% paghiamo il 6,4%. Chi detiene il potere aumenta i profitti ingiusti, alla faccia delle anche delle sentenze della Corte Costituzionale, formulando pure quesiti salva-profitto al Consiglio di Stato. Che la recessione vada avanti e mieta distacchi di utenze mentre aumenta la disoccupazione non importa. Il sistema capitalista non può reggere una sconfitta così dura in così poco tempo.
Quest’argomento merita ancora molta attenzione, perché finalmente gli avversari del voto dei cittadini sono costretti a giocare a carte scoperte, più che in passato.