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Gestione delle risorse umane: il perché di un approccio multidisciplinare

Creato il 26 settembre 2014 da Espm2014

Quanti di noi si sono trovati a volte disorientati di fronte alla visione che un’altra persona ha degli altri? Gli altri come entità da comprendere, coinvolgere, sfruttare, organizzare, condurre verso gli obiettivi di progetto.

E’ facile immaginare che ognuno di noi provenga da una propria e inimitabile storia personale di competenze, valutazioni ed euristiche di giudizio. E’ facile pensare che la persona che ci sta parlando di risorse umane abbia una posizione assolutamente diversa dalla nostra. La conseguenza più naturale è ritenere che il significato e il fine che noi attribuiamo a questo importante settore dell’attività di progetto non sia così condiviso e che, quindi, la gestione delle persone, ambito così poco “matematico” della gestione di progetto, sia appannaggio della più pura soggettività.

Molti anni sul campo, di applicazione e di studio, mi hanno insegnato che non c’è nulla di sbagliato in sé in questi pensieri, al contrario, rappresentano spesso una guida efficace per noi. E’ importante però che ne siamo consapevoli, teniamo conto, cioè, che si tratta di nostre attribuzioni, di verità personali e non scientifiche, se escludiamo la nostra “scienza personale”, non è detto che siano condivise e sono ampiamente migliorabili.

images 150x150 Gestione delle risorse umane: il perché di un approccio multidisciplinare

Oggi più che mai molte discipline di diversa estrazione convergono. Attraverso lenti diverse, attraverso posizioni diverse, attraverso strade diverse, si muovono verso punti di contatto sempre più numerosi. E per ognuno di noi ci sono discipline che appaiono più congeniali, nelle quali ci sentiamo più a nostro agio, a cui riserviamo maggiore fiducia. L’integrazione di questi diversi approcci è un grande punto di forza, ci può aiutare ad avere un quadro più ampio e generale e, allo stesso tempo, più personale.

Ho trovato davvero tanti spunti di riflessione da mondi culturali eterogenei sull’ambito della gestione delle persone. La storia della ricerca sperimentale e degli avvenimenti è un grande faro verso l’oceano dell’essenza umana, e certo non sono il primo a dirlo. La filosofia si pone domande che ognuno di noi vede sorgere spontaneamente in se stesso. Le neuroscienze, in continua e frizzante evoluzione, ci offrono contributi che giungono direttamente dalla scienza applicata. La sociologia, soprattutto quella del lavoro, ci apre una porta sull’immenso mondo dell’impatto e dell’importanza sociale e organizzativa dei comportamenti, quanto mai pertinente vista l’indiscutibile socialità della nostra specie.

E, ovviamente, dalla psicologia derivano strumenti e competenze fondamentali, soprattutto da quella sperimentale, le cui differenti teorizzazioni derivano soltanto dalle diverse interpretazioni che ogni scuola di pensiero tende a produrre. Fa parte di un lontano passato, ormai, l’idea che la psicologia sia ricca di teorie filosofiche  non supportate da metodologia scientifica, un’idea ingrassata e rinforzata da stereotipi obsoleti proposti dai media, spesso impastoiati dagli obblighi di vendita e profitto.

Le diverse ottiche rendono la nostra visione completa e permettono di distinguere e condividere orizzonti comuni, anche se i nostri focus sono apparentemente distanti. Ci permettono di cooperare e di migliorare, ci portano verso una comprensione partecipata delle dinamiche delle persone e dei gruppi di lavoro.

Come sempre, è la diversità che arricchisce. La diversità delle persone che lavorano insieme e la diversità di approccio a ciò che costituisce un terreno insidioso ma affascinante, a cui occorre dedicare attenzione, impegno e apertura se sono di nostro interesse i risultati e il benessere lavorativo. Un terreno che, se curato, può essere estremamente fertile e dare vita ad una natura rigogliosa e inaspettata. E’ il terreno delle risorse umane, su cui coltivare i nostri progetti.

 Paolo Speranza


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