Nel contesto attuale si sente spesso parlare di “diversità” ma che cos’è la diversità? E soprattutto in che modo essa dovrebbe essere gestita?
La diversità è una componente intrinseca alla natura dell’uomo; ognuno è portatore di una propria diversità poiché possiede delle caratteristiche che lo rendono differente dagli altri, unico e speciale.
Oggi una delle sfide più difficili da affrontare non è quella di annullare ogni distinzione ma di includere le caratteristiche specifiche di ognuno in un disegno collettivo, sostanzialmente condiviso, dimostrando che le differenze possono invece produrre un complessivo arricchimento.
Questa sfida coinvolge vari ambiti, come ad esempio quello della scuola.
Essa deve innanzitutto dare a tutti l’opportunità di esercitare il diritto-dovere allo studio; infatti uno dei principi basilari della Costituzione italiana (art. 3 e 34), che individua nella scuola pubblica uno dei cardini della nostra società, è proprio quello che tutti, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione e di condizioni personali e sociali, hanno il diritto e il dovere di essere istruiti.
Tuttavia non è sufficiente dare ad ogni persona la possibilità di una formazione educativa; bisogna anche impegnarsi a migliorare la qualità del servizio formativo. L’azione educativa infatti, deve essere articolata in modo da prendere in considerazione le situazioni di partenza di ognuno. La scuola ha quindi, il compito di favorire lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno. Per raggiungere tale obiettivo, è fondamentale che si conoscano le caratteristiche, i bisogni, le necessità e le esigenze di ogni individuo in modo tale da poter mettere in atto degli interventi mirati e differenziati.
Al fine di adottare delle strategie appropriate per ogni soggetto, la scuola deve avere un’organizzazione flessibile ed autonoma (non rigida) e deve essere adeguatamente attrezzata sul piano delle risorse economiche e strutturali; è necessario poi che promuova lo sviluppo professionale di tutti i docenti, non solo degli insegnanti di sostegno, attraverso dei percorsi di formazione. È essenziale infatti, differenziare la didattica e personalizzare gli atteggiamenti educativi.
Un’ attenta e sensibile attività da parte degli insegnanti inoltre, può contribuire ad evitare o a risolvere situazioni di disagio generate da forme di pregiudizio e di esclusione che potrebbero portare alcuni bambini e ragazzi a non voler andare più a scuola.
Alla base di questi interventi è fondamentale che ci sia un nuovo modo di concepire l’uomo ovvero come valore e quindi, deve esserci la consapevolezza che ogni persona ha la sua ragion d’essere nella sua diversità ed irripetibilità e solo dal rispetto per questa varietà esistenziale può scaturire un progetto sociale che consenta ai soggetti educandi di avere pari opportunità educative.
La differenza infatti, non è il contrario dell’uguaglianza bensì della somiglianza e dell’assimilazione e la sua affermazione è attribuzione di valore; il riconoscimento di pari opportunità invece, ha carattere di equità e come tale attiene alla dimensione della giustizia.
La scuola inoltre, così come la famiglia, ha il compito di educare gli individui; deve perciò insegnare ai bambini e ai ragazzi a rispettare gli altri e ad essere solidali, a non avere atteggiamenti di diffidenza, di sospetto, di rifiuto, di discriminazione e di intolleranza verso individui che presentano caratteristiche diverse dalle proprie e quindi a rapportarsi agli altri senza opinioni preconcette, stereotipi e pregiudizi. In questo modo essa potrà gettare le basi per lo sviluppo di una mentalità aperta alla diversità, di qualsiasi tipo essa sia.





